Referendum, la Consulta ammette 4 quesiti sulla giustizia dal Csm alla Severino

La Corte costituzionale ha dichiarato l’ammissibilità di quattro quesiti referendari sui sei in materia di giustizia: sulla separazione delle carriere, sull’elezione del Csm, sulla custodia cautelare e la legge Severino. Dopo la bocciatura del referendum per l’eutanasia, riprendono i lavori in camera di Consiglio per i giudici della Consulta che continueranno l’esame in campo giuridico e rimane l’attesa per il pronunciamento sulla cannabis.

Referendum, la Consulta ammette 4 quesiti sulla giustizia: per cosa e quando si vota

In tema giustizia restano in attesa di giudizio di ammissibilità gli ultimi due quesiti sulle “pagelle” dei magistrati da parte degli avvocati e sulla responsabilità civile diretta dei magistrati.

I cittadini saranno chiamati a votare sui quattro referendum sulla quale la Consulta ha dato il via libera: l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità (legge Severino), la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati e l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm.

“I suddetti quesiti – hanno spiegato i giudici costituzionali in una nota – sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”.

Il voto sui quesiti referendari approvati si terrà in primavera, in un periodo compreso tra il 15 aprile e il 15 giugno.

L’approvazione del testo sull’elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura sta provocando fibrillazioni pericolose per Draghi

Referendum, la Consulta ammette 4 quesiti sulla giustizia: quali sono

I cittadini dovranno pronunciarsi sull’abrogazione di uno dei decreti attuativi della legge Severino, che prevede l’incandidabilità, ineleggibilità e la decadenza per parlamentari, rappresentanti di governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali in caso di condanna definitiva a più di due anni di reclusione e la sospensione, per certi reati, dopo la sentenza di primo grado.

Si tratta della normativa del 2012 che prevede anche il divieto di candidarsi ai condannati in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati.

Inoltre verrà chiesto di esprimersi sulla separazione delle carriere dei magistrati, non permettendo più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa e sull’introduzione della responsabilità civile diretta dei magistrati per gli errori giudiziari. Oggi la responsabilità è indiretta: lo Stato risarcisce il cittadino che ha subito un danno ingiusto e poi può rivalersi sul magistrato che ha sbagliato.

Infine il quarto quesito referendario ammesso ha l’obiettivo di modificare la custodia cautelare, riducendo l’ambito dei reati per i quali è consentita l’applicazione della carcerazione preventiva: esclusi sarebbero il finanziamento illecito ai partiti e i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ricorra il pericolo di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove.

Referendum, per cosa e quando si vota: al vaglio della Consulta il referendum sulla cannabis

Rimane in ballo dunque, il referendum sulla cannabis, promosso da diverse associazioni chiede di depenalizzare la coltivazione di cannabis, eliminando la pena del carcere (da 2 a 6 anni) e la sanzione amministrativa della sospensione della patente prevista per le condotte illecite legate all’uso e al consumo della sostanza, a eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito. In caso di risultato positivo diventerebbe quindi possibile coltivare e utilizzare liberamente la cannabis, ma non spacciarla.

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis.

Lo ha detto in conferenza stampa il presidente Giuliano Amato.

Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti.

Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”, ha detto Amato in una conferenza stampa, spiegando la bocciatura del quesito.

Amato ha spiegato quello che, nel corso del botta e risposta con i giornalisti in conferenza stampa, è stato definito un “clamoroso errore“: “Il quesito era articolato in 3 sotto quesiti. Il primo relativo all’articolo 73 comma 1 della legge sulla droga prevede che scompare tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, ma la cannabis è alla tabella 2, quelle includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo è sufficiente per farci violare obblighi internazionali plurimi che abbiamo e che sono un limite indiscutibile dei referendum. E ci portano a constatare l’inidoneità dello scopo perseguito.

Esulta il leader della Lega, Matteo Salvini: “Primi quattro referendum sulla giustizia dichiarati ammissibili e presto sottoposti a voto popolare: vittoria!”, scrive su Twitter.

Fratelli d’Italia appoggerà solo due dei quattro quesiti dei referendum sulla giustizia ammessi dalla Corte costituzionale, ossia quello sulle separazione delle carriere e quello sull’elezione del Csm. A dirlo  è il deputato Andrea Delmastro, responsabile nazionale Giustizia per il partito. Del resto, fin dalla raccolta firme a luglio, FdI decise di sostenere parte dei referendum promossi da Lega e Radicali (4 su sei), avendo dubbi sui limiti agli abusi della custodia cautelare e sull’abolizione della legge Severino (gli stessi giudicati ammissibili dalla Consulta).

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