Russia-Ucraina, negoziati di pace. Tragedia economica e sociale

Si sono conclusi i negoziati tra Mosca e Kiev in Turchia. Il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky ha parlato di “colloqui costruttivi” con la contro parte ucraina, a Istanbul. Se si trova “un compromesso, la possibilità di un trattato di pace sarà più vicina“, ha spiegato Medinsky aggiungendo che “un incontro fra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky è possibile, ma solamente dopo che sarà stilata una bozza tra le parti“.

Il ministro degli Esteri del Paese, Mevlut Cavusoglu, ha affermato che i colloqui, il primo incontro faccia a faccia tra le due parti in più di due settimane, “hanno visto i progressi più significativi dall’inizio delle discussioni tra le due parti“.

Cavusoglu ha affermato che la Turchia ha accolto favorevolmente i due paesi che hanno raggiunto un compromesso e un’intesa comune su alcune questioni, ribadendo che la guerra deve finire il prima possibile.

Ha detto che “questioni più difficili” dovrebbero essere discusse in futuro tra i ministri degli esteri ucraino e russo.

“Continueremo i nostri negoziati con la Russia ma coinvolgeremo anche i Paesi garanti“. Lo ha affermato il delegato ucraino Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una conferenza stampa dopo la sessione dei colloqui con rappresentanti di Mosca e Kiev. La Turchia, che ha ospitato l’incontro fa parte degli 8 Stati garanti che ha designato Kiev.

Nuovi colloqui tra Ucraina e Russia ad Istanbul, con Kiev che cerca un cessate il fuoco senza compromettere la sua sovranità o integrità territoriale ed entrambe le parti sminuiscono le speranze di una svolta precoce.

Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan , ha aperto i colloqui – il primo incontro faccia a faccia delle due delegazioni in più di quindici giorni – al Palazzo Dolmabahçe di Istanbul, esortando entrambi i negoziatori a “porre fine a questa tragedia”.

Ha aggiunto che la Turchia vede sia il presidente Vladimir Putin che il presidente Volodymyr Zelenskiy come “preziosi amici“. Ha anche affermato che i progressi nei colloqui di Istanbul possono aprire la strada a un incontro tra i due leader di Ucraina e Russia, che la Turchia è disposta ad ospitare.

La televisione ucraina ha riferito che i colloqui sono iniziati con “un freddo benvenuto” e nessuna stretta di mano tra le delegazioni all’inizio dei lavori.

Nonostante i colloqui di Istanbul abbiano aperto per la prima volta degli spiragli di pace tra Mosca e Kiev, con la Russia che ha annunciato una riduzione delle operazioni militari vicino a Kiev e Chernihiv,  il problema, ora, non è solo il conflitto tout court. Un durissimo allarme è stato lanciato dalle Nazioni Unite, in merito a quella che l’Organizzazione non esita a definire una delle più grandi tragedie mai viste. Economiche, e sociali.

Gli equilibri globali sono completamente sconvolti, anche per via di una crisi economica che sta per sprigionarsi, che potrebbe essere una delle più gravi mai avute: i prezzi già elevati dei generi alimentari stanno salendo alle stelle.

La guerra in Ucraina ha creato “una catastrofe sopra una catastrofe” e avrà un impatto globale “oltre qualsiasi cosa abbiamo visto dalla Seconda guerra mondiale”, ha dichiarato il direttore esecutivo del World Food Programme delle Nazioni Unite David Beasley al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Il motivo? Molti degli agricoltori ucraini che producevano una quantità significativa del grano esportato in tutto il mondo ora si trovano impegnati a combattere contro i russi.

L’Ucraina e la Russia producono il 30% della fornitura mondiale di grano, il 20% di mais e il 75%-80% di olio di semi di girasole. Il World Food Programme acquista il 50% del suo grano dall’Ucraina. Il conflitto sta prosciugando il granaio del mondo, con effetti devastanti.

Secondo diversi fonti sul posto, la Russia avrebbe bombardato almeno tre navi civili che trasportano merci dai porti del Mar Nero al resto del mondo, inclusa una noleggiata da una società agroalimentare. E starebbe bloccando l’accesso ai porti ucraini, sostanzialmente tagliando le esportazioni di grano. Ben 94 navi che trasportano cibo per il mercato mondiale sarebbero bloccate nel raggiungere il Mediterraneo.

Se la Russia soffoca le esportazioni ucraine, i prezzi del cibo schizzano in alto: quelli del grano sono già aumentati tra il 20% e il 50%. A temere di più sono Egitto, Libano, Pakistan, Libia, Tunisia, Yemen e Marocco, che dipendono fortemente dalle importazioni ucraine per nutrire la loro popolazione. Il Cairo normalmente importa l’85% del suo grano dall’Ucraina, Beirut nel 2020 si era rifornito lì per ben l’81% delle sue scorte.

Il World Food Programme garantiva cibo a 125 milioni di persone in tutto il mondo prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Beasley ha ammesso di essere stato costretto a tagliare le loro razioni a causa dell’aumento dei costi di cibo, carburante e spedizioni.

E ha citato il caso dello Yemen dilaniato dalla guerra, dove è stato appena tagliato il cibo del 50% a 8 milioni di persone, “e ora stiamo cercando di ridurre le razioni a zero”.

Il Programma alimentare mondiale in questo momento sta raggiungendo circa 1 milione di persone in Ucraina con cibo, nelle prossime quattro settimane saranno 2,5 milioni, entro la fine di maggio 4 milioni e entro la fine di giugno, secondo le stime, 6 milioni.

Il costo è di circa 500 milioni di dollari per i primi 3 mesi (circa 450 milioni di euro) e l’agenzia è già a corto di 300 milioni (270 milioni di euro circa), “quindi dovremo fare un passo avanti”. Intanto anche da noi, in Italia, alcuni prodotti sono già difficilmente reperibili.  

Secondo le previsioni delle Nazioni Uniti, la guerra tra Russia e Ucraina aumenterà le spese mensili dell’agenzia di 71 milioni di dollari (circa 64 milioni di euro). Tradotto, 850 milioni di dollari per un anno (circa 764 milioni di euro), il che significa che ci saranno 4 milioni di persone in meno che verranno raggiunte dagli aiuti umanitari.

Non solo. Ci sono anche le “altre” guerre e le altre tragedie umanitarie, che non possono essere dimenticate. Concentrarsi sull’Ucraina non dovrebbe portare la comunità internazionale a trascurare l’Africa, in particolare il Sahel e il Medio Oriente, e il motivo non è solamente umanitario, ma economico e sociale. Come dire che se non interveniamo là, avremo una nuova massiccia migrazione in tutta Europa.

Uno dei nodi caldissimi resta sempre quello delle sanzioni. La revoca delle sanzioni secondo diversi analisti sarebbe l’unico modo per garantire spedizioni ininterrotte e stabilizzare i mercati agricoli e alimentari internazionali. Ma secondo altri, i blocchi non impediscono al grano di lasciare i porti ucraini, perché le esportazioni alimentari e agricole russe non sono sanzionate.

Francia e Messico intanto hanno chiesto alla riunione del Consiglio dell’Onu di dare seguito all’adozione da parte dell’Assemblea generale di una risoluzione umanitaria sull’Ucraina da loro avviata, e adottata a stragrande maggioranza, che richiedeva l’immediata cessazione delle ostilità, la protezione dei civili e le infrastrutture essenziali per la loro sopravvivenza e l’accesso senza ostacoli per fornire gli aiuti necessari.

“Se mettiamo fine al conflitto, affrontiamo i bisogni, possiamo evitare la carestia, la destabilizzazione delle nazioni e la migrazione di massa”, ha concluso Beasley. “Ma se non lo facciamo, il mondo pagherà un prezzo enorme e l’ultima cosa che vogliamo fare come Programma alimentare mondiale è prendere il cibo dai bambini affamati per darlo ai bambini che muoiono di fame”.

Il premier italiano Mario Draghi ha riferito in conferenza con la stampa estera il contenuto della telefonata intercorsa con il presidente russo Vladimir Putin. Dalle sue parole sono emerse alcune richieste particolari all’Italia per quanto riguarda i negoziati.

“Le condizioni” da parte di Putin per un cessate il fuoco “non sono mature ma è stato aperto poi il corridoio di Mariupol che è la notizia che avete visto oggi”.

Ho espresso la mia convinzione – ha aggiunto – che per risolvere nodi cruciali serve un incontro con Zelensky che lo sta chiedendo dall’inizio. E Putin mi ha risposto che tempi non maturi. Uno dei punti di Putin è che ci sia piccoli passi avanti nei negoziati.

Il premier ha annunciato che l’Italia è stata “richiesta come garante da Russia e Ucraina per l’attuazione di eventuali clausole negoziali”.

“In effetti – ha sottolineato il premier – le posizioni delle due parti si sono un po’ avvicinate”, ma sono “cauto perché c’è ancora molto scetticismo”.

“In tutto questo ho riaffermato la disponibilità dell’Italia” a collaborare per costruire un percorso di pace “che è stata accolta e la telefonata si è conclusa con l’intenzione di mantenersi in contatto”.

Il premier ha parlato anche di un cambio di atteggiamento di Vladimir Putin da quando è iniziata la guerra: “Credo di aver notato un cambiamento, ma sono cauto nell’interpretazione” di questi “segni perché la situazione è in evoluzione”.

“Credo di aver notato un cambiamento nei toni, ma non potrei dire se sia vero, in una telefonata di 40 minuti è difficile capire”, ha sottolineato.

Il presidente del Consiglio italiano si è soffermato nel corso della conferenza stampa anche sulla costruzione di una “difesa europea” e “un’unione politica. La costruzione della difesa europea è il passo più importante perché comporta accettare di avere una politica estera comune. Significa che tutti noi saremo alleati per sempre in futuro e questo sarebbe l’obiettivo più grande mai raggiunto”.

In merito alle spese militari “noi siamo intorno all’1,4% ma l’obiettivo del 2% è un obiettivo verso cui tendere con continuità e realismo. Non c’è alcuna sorpresa in questo obiettivo di tendenza”.

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