La notizia, invero non inattesa, è che la “Finanziaria” regionale prevedrà tagli e sacrifici.
Un quotidiano isolano l’ha definita “lacrime e sangue”.
Il Partito della Rifondazione Comunista della Sicilia prende atto della rinnovata incapacità politica dell’Esecutivo regionale a guida Musumeci che di sicuro proverà a scaricare la colpa delle scelte che va ad assumere se non sul Governo centrale (in sé non immune da mancanze ed indifendibile) se fosse utile financo sul “destino cinico e baro” di goethiana memoria.
Resta, però, evidente un dato sociale, economico e politico ovvero che il “prezzo” dei tagli che si andranno ad operare ricadranno sia sulle categorie meno tutelate e fragili sia sui lavoratori come, ad esempio, precari della pubblica amministrazione regionale.
Di questa “stretta di cinghia” dovrebbe, inoltre, risentirne anche un settore strategico, ma da tempo in crisi per mancanza di fondi ed investimenti in chiave pubblica e sociale, come quello dei trasporti.
Mentre, dunque, questo governo regionale si arrabatta definendo le sue priorità come PRC siciliano non possiamo non rilevare che i fondi che al momento mancano per la “Finanziaria” sono piaccia o no ammetterlo legati ad una incapacità programmatoria e politica dell’Esecutivo siciliano e della sua maggioranza.
È tutto l’impianto economico sostenuto dal Governo regionale ad essere in discussione con le sue logiche e le sue vere o presunte priorità e/o compatibilità, di fatto ad oggi, se non condivise non contrastate, anche da una diafana opposizione assembleare.
Il Governo regionale dovrà vivere i prossimi dieci giorni con su la testa una spada di Damocle collaudando così esattamente quello che vivono quotidianamente ampi settori della società siciliana, provati da una crisi oramai strutturale e chiamati ora probabilmente a pagare un nuovo alto prezzo da un Governo sempre meno in sintonia con le speranze e i bisogni dei siciliani e delle siciliane.
È sempre più evidente che serve cambiare registro e che ci voglia una forte, chiara Alternativa di scelte e prassi.