Direttrice a caccia della dipendente col ciclo si difende

A Pescara tiene banco il caso della direttrice del supermercato Conad di via del Circuito che tramite un messaggio vocale nella chat di gruppo con le dipendenti ha chiesto loro, il 14 aprile scorso, chi avesse il ciclo mestruale. La donna voleva infatti nomi e cognomi dai capi reparto dopo aver trovato un assorbente usato fuori dal cestino del bagno negli spogliatoi del punto vendita, con tanto di minaccia di un controllo degli slip delle lavoratrici.

Al rifiuto delle dipendenti di far venire fuori il nome della responsabile, come denunciato dal segretario della Filcams-Cgil di Pescara, Davide Urbano, e il coordinatore regionale del sindacato, Lucio Cipollini, la direttrice avrebbe richiesto un controllo corporale  con la richiesta di abbassare gli slip. Ma questa versione, secondo la donna, sarebbe stata travisata.

Carla Di Tecco, direttrice del supermercato Conad incriminato, ha infatti spiegato a La Repubblica quanto successo: “Quanto è stato raccontato sulla vicenda è puro travisamento dei fatti. Il mio sfogo è stato preso alla lettera“.

Le forze dell’ordine davanti a punto vendita Conad.

Nel corso dell’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, la direttrice Carla Di Tecco si è difesa spiegando che le dipendenti hanno preso alla lettera le sue parole, ma che mai sarebbe arrivato l’effettivo ordine di perquisizione. A sottolineare l’impossibilità di aver dato l’ordine è la dinamica degli eventi.

“Il turno che aveva lasciato l’assorbente sporco in bagno aveva smontato, era avvenuto al mattino e non avrebbe avuto senso controllare le lavoratrici del pomeriggio” ha spiegato Di Tecco.

Intanto Conad avrebbe preso provvedimenti contro la donna, che nel 2020 è stata rinviata a giudizio per estorsione nei confronti di un dipendente che, secondo l’accusa, avrebbe vessato e insultato giorno per giorno.

Secondo quanto riferito  la proprietaria-direttrice del punto vendita è stata esclusa dal sistema cooperativo della catena di supermercati. Antonio Di Ferdinando, amministratore delegato della Cooperativa Conad Adriatico, ha sottolineato: “Non possiamo accettare un comportamento come quello che, purtroppo, abbiamo potuto accertare nel punto vendita in questione. Di conseguenza abbiamo deciso di procedere, come previsto dal nostro regolamento, alla risoluzione del contratto di affitto d’azienda”.

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