Rai e Gasparri: «Il 90% di Viale Mazzini fa riferimento all’area Pd-sinistra»

La Rai è il regno dei cambiamenti gattopardeschi, come dimostra la vicenda Fuortes-Orfeo, risolta grazie al pressing del Pd. “Prima Orfeo viene rimosso dal settore Approfondimenti e subito dopo – sintetizza Linkiesta – ecco che Orfeo torna alla direzione del Tg3 al posto di Simona Sala che a sua volta passa al Daytime, comparto potenzialmente assai importante per budget e spazio decisionale, se lo faranno funzionare, mentre per gli Approfondimenti è pronto il sempreverde Antonio Di Bella, da tutti stimato, che dovrà cercare di mettere le mani nel groviglio dei talk show, laddove Orfeo non è riuscito perché sarebbe stato fermato dall’azienda e perché alla Rai nessuno riesce a mettere mano a niente”.

Sulla questione Il Foglio ascolta il parere di Giampaolo Rossi, ribattezzato “tele-Giorgia” ovvero “l’articolazione di Fratelli d’Italia nella radio-tv di Stato”. “La storia di Fuortes e di Orfeo non ha una morale perché non esistono morali nelle questioni che riguardano la Rai e la politica in generale. E’ però un chiaro segno di debolezza dei vertici dell’azienda legato a problemi politici e industriali. Non ho mai visto uno spostamento così a sinistra della Rai, come è avvenuto in quest’ anno e mezzo, nemmeno se il Pd avesse vinto le elezioni. La Rai è percepita dalla sinistra come una proprietà privata. Una perenne occupazione degli spazi simbolici del potere, ma senza grandi ideali: è solo un terreno di scontro di comitati d’affari, una lotta fra correnti”. Quanto a Orfeo “con il direttore siamo lontani anni luce politicamente, ma oltre a essere un bravissimo giornalista è veramente un uomo azienda. Ma anche qui registro una cosa folle. Prima Fuortes ha tolto dal Tg3 un direttore del calibro di Mario Orfeo, lo ha messo alla direzione di genere e alla fine, alla vigilia dei palinsesti, lo ha rimosso e rimesso al Tg3”.

Ancora, Il Foglio ricorda che il soprannome di Rossi nell’area di provenienza era “bussola”. Uno che sa fiutare l’aria che tira. Una specialità nei corridoi Rai. Infatti in questa fase in cui FdI è in ascesa secondo tutti i sondaggi, anzi è considerato il partito vincente alle prossime elezioni “c’è un mondo – fatto di importanti giornalisti, dirigenti, fonici, registi e vattelapesca – che gli chiede di prendere un caffè. Rossi nega, si schermisce. Ma in Rai il declino di Matteo Salvini è stato annusato prima dei sondaggisti”. Si chiama riposizionamento strategico. Altra specialità tipica della Rai.
Rai sempre più “rossa”, E il suo “padrone” si chiama Partito democratico. Basta accendere la tv per rendersene conto. «Se si guardano programmi e organigrammi della Rai, si dovrebbe pensare che il Partito democratico abbia il novanta per cento dei voti degli italiani. Infatti il 90% degli oligarchi della Rai fa riferimento, con varie tonalità e vari livelli qualitativi, all’area Pd-sinistra». Lo afferma Maurizio Gasparri. Il senatore azzurro parla con dati di fatto. Elementi inconfutabili. «Il 90% dei programmi di informazione sono condotti e scritti da gente di sinistra», dice. Ci sono «punte di propaganda allucinante, tipo Report». Ma non solo. In alcuni programmi si «esibiscono opinionisti montanari degni di un reality da tv commerciale. Oppure presunti professori, proposti come strateghi planetari».

Poi c’è la questione dei dati Auditel, che sono una prova del “monopolio rosso”. «Veltroni domina, con i suoi programmi imposti dalla supina Rai3, nonostante ascolti patetici che piombano al 3% e poi crollano al 2%. Dati che allarmerebbero anche Teleroccasecca. Da Palazzo Chigi partono direttive filo Pd da oligarchetti apparentemente gentili, anzi gentiloni. Si disse: “Ora la Rai non parlerà con i partiti”. Infatti non parla, ma ascolta silente ed esegue quando le varie diramazioni interne ed esterne del Partito democratico scrivono organigrammi, subito messi in pratica».
«E talvolta l’obbedienza automatica è tale che davvero non serve parlare», incalza l’esponente azzurro. «Il tom tom che guida la Rai arriva sempre all’indirizzo Pd impostato da un antico e immutabile software. La Rai però non è del governo o del Pd. È dei cittadini e deve rispettare il pluralismo di cui è espressione il Parlamento. Dove nei prossimi giorni tutto ciò dovrà essere discusso e analizzato. Senza sconti e senza ipocrisie. Compresa l’operazione Raiway e questioni relative al canone», conclude Gasparri.

Circa Redazione

Riprova

BATTIPAGLIA, TAC MOBILE FUORI USO. IANNONE: “OLTRE AL DANNO LA BEFFA”

“Già è surreale che l’Asl di Salerno abbia collocato una Tac mobile su un tir …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com