“L’Assemblea dei quadri della CIA Sicilia si inserisce in un contesto di mobilitazione nazionale degli agricoltori. L’eccessivo costo delle materie prime, dei carburanti, dell’energia, dei fertilizzanti, dei mangimi e degli agrofarmaci, la siccità che ha colpito la Sicilia durante i mesi invernali accompagnata dal caldo torrido delle ultime settimane, stanno mettendo in ginocchio gli agricoltori Isolani compromettendo la tenuta economica e sociale delle imprese”. Lo ha detto il presidente regionale Cia Graziano Scardino, nel corso del suo intervento all’Assemblea dei quadri della CIA Sicilia che si è svolta nella Sala Lanza dell’Orto Botanico di Palermo.
“Le basse rese produttive e l’incertezza dei prezzi di vendita – ha aggiunto Scardino – aumentano lo stato di disagio, pertanto chiediamo alle istituzioni misure concrete per calmierare i costi di produzione, certezza del reddito partendo dal prezzo minimo garantito dei prodotti agricoli, un serio piano di riordino del sistema irriguo che garantisca agli agricoltori la possibilità di irrigare le proprie colture”. “Inoltre, all’assessore regionale all’Agricoltura chiediamo di dare seguito alle misure di sgravio dei ruoli consortili – ha concluso Scardino – e di farsi portavoce presso il governo nazionale del profondo malessere degli agricoltori siciliani”.
“La crisi economica in atto, unità alla grave carenza idrica su ataviche difficoltà del settore – ha evidenziato il presidente nazionale di CIA Cristiano Fini – richiedono subito da parte del Governo un cambio di passo. Con i prezzi delle materie prime arrivati alle stelle, basti pensare ai fertilizzanti (+170%) e al gasolio agricolo (+130% nell’ultimo anno), l’agricoltura italiana rischia di chiudere i battenti con danni irreparabili per la sicurezza alimentare e la tenuta del comparto agricolo, sommati ai rischi irrecuperabili per l’ecosistema, sempre più compromesso dall’instabilità climatica. Le imprese agricole stanno perdendo liquidità e sono destinate a non fare reddito se non pioverà ancora per settimane e i campi soffriranno temperature oltre i 35°. Sono già in perdita produzioni fondamentali – ha sottolineato il presidente nazionale di CIA – dal riso (-30%) al mais (-50%), quest’ultimo vitale per l’alimentazione degli allevamenti. Dal Comitato esecutivo nazionale di Cia-Agricoltori Italiani l’ultima chiamata al Governo perché si inverta la rotta, mettendo al centro del Pnrr e dell’azione politica nazionale e regionale, le urgenze dell’Italia, affrontando la crisi economica, effetto della guerra in Ucraina, e i cambiamenti climatici come una priorità da gestire con rapidità e attraverso strumenti e soluzioni innovative, che mettano il settore al riparo anche dalle speculazioni. L’Italia deve rivedere il piano per la ripresa post pandemia – ha concluso Fini – andare oltre interventi contingenti e programmare aiuti cospicui per le imprese, oltre il credito d’imposta. Servono, dunque, misure significative contro la crisi energetica, le ripercussioni del conflitto Russia-Ucraina e l’emergenza siccità, ricordando che va ancora risolto il nodo manodopera e la pericolosa questione peste suina e gestione fauna selvatica”.
Ai lavori dell’Assemblea che avuto come focus “L’agricoltura isolana tra vertenze del passato e incertezze per il futuro”, sono intervenuti, fra gli altri, l’assessore regionale dell’Agricoltura Toni Scilla, il presidente del Centro Studi Pio La Torre Vito Lo Monaco, il professore Pietro Columba, il direttore dell’Università di Catania Giovanni La Via e l’autore del libro “Storia moderna dell’agricoltura siciliana”, Antonino Bacarella.