L’identità di un antico dio misterioso è stata svelata grazie a un’incisione trovata tra le rovine di Palmira. E fa luce su un enorme mistero che aveva lasciato aperti moltissimi quesiti
Un mistero durato milioni di anni, una domanda che adesso ha una risposta: dalle rovine di Palmira arriva la soluzione a un quesito riguardante quello che, per lungo tempo, è stato soprannominato come “dio sconosciuto”. Un’entità misteriosa, che veniva spesso citata nelle scritture siriane e che, per molto tempo, non è stata riconducibile ad alcuna specifica religione.
Il mistero ha tormentato a lungo gli scienziati perché non si comprendeva se questo dio, spesso chiamato “Immortale”, “Signore dell’Universo” e “Sacerdote del Tempo”, fosse addirittura qualcuno di reale, in carne ed ossa. Fantascientifico? Forse, ma era molto, molto difficile interpretare quelle scritture. Che oggi, però, hanno una spiegazione.
Il mistero di Palmira e del dio sconosciuto
Intendiamoci: che gli esseri umani abbiano sempre avuto bisogno di un credo religioso è cosa nota, a prescindere da quale possa essere la propria fede e il proprio pensiero in merito. Le iscrizioni di Palmira, però, avevano ossessionato i ricercatori perché la città, che esiste da millenni e collegava l’Impero Romano con le rotte commerciali in Asia, è sempre stata avvolta da una coltre di mistero in merito alle sue usanze “divine”.
In particolare numerosi documenti, iscrizioni e incisioni in aramaico citano il dio sconosciuto di cui stiamo parlando: un essere che sembrava umano, ma che in altre iscrizioni assumeva anche la forma di una donna, di un animale, di un albero. Insomma, un essere mutevole che, però, veniva descritto come qualcuno di reale, con cui si poteva parlare e che si poteva incontrare per strada. Solo dopo molti anni si è potuti esser certi che gli incontri fossero solo metaforici. Può sembrare strano, ma, di fatto, nel corso della storia umana, nulla si può davvero escludere.
Il messaggio sul dio sconosciuto di Palmira
A far luce sull’identità del dio sconosciuto di Palmira è stato il team di paleontologia, paleoantropologia e paleoreligione dell’Università di Breslavia, in Polonia, capitanato dalla ricercatrice Aleksandra Kubiak-Schneider. La ricercatrice è partita dal rinvenimento di un messaggio iscritto sulle mura di quello che sembrava un edificio sacro. Il messaggio in questione sembrava parlare non di un solo dio, ma di un insieme di divinità che ne formavano una sola.
Così, il team dell’Università di Breslavia ha iniziato un lavoro di analisi su testi antichissimi, andando a studiare incisioni nei pressi della Siria risalenti a ben 2.500 anni fa. Ha poi passato al setaccio le iscrizioni successive: un lavoro lunghissimo, che non finisce qui. Sì, perché per riuscire a identificare il dio sconosciuto, la scienziata e il suo team sono andati ancora più indietro, confrontando le iscrizioni di Palmira con le iscrizioni trovate in tutta la Mesopotamia e risalenti al primo millennio a.C.
Per mezzo del messaggio rinvenuto e del confronto con le iscrizioni mesopotamiche, la squadra della Kubiak-Schneider ha scoperto che gli dei venerati in Mesopotamia erano indicati con nomi simili al dio sconosciuto di Palmira. Per esempio, Bel-Marduk, il dio supremo di Babilonia, veniva chiamato anche “Sacerdote del Tempo”, così come Baalshamin, il dio del cielo in mesopotamia, veniva chiamato “Immortale”.
L’identità del dio sconosciuto di Palmira
Cosa significa, dunque, tutto questo? Secondo il team della ricercatrice Kubiak-Schneider, semplicemente che in realtà il dio sconosciuto di Palmira sia un insieme di divinità “ereditate” anche dalla Mesopotamia, cosa che spiegherebbe anche i suoi misteriosi cambiamenti di forma. Il fatto che non ci sia un nome preciso per il dio di Palmira sarebbe l’ennesima riprova e, inoltre, segnalerebbe anche un grande segno di rispetto.