In attesa delle elezioni fissate per il prossimo 25 settembre, il Governo prosegue il proprio lavoro per gli affari correnti e incontra i sindacati a Palazzo Chigi per mettere in chiaro il piano per il decreto aiuti bis. Nelle ultime ore si sono infatti susseguite varie ipotesi sui contributi da erogare in favore dei cittadini, con l’idea di prorogare il bonus 200 euro per cinque mensilità, ma dal presidente del Consiglio Mario Draghi è arrivata una puntualizzazione che è pronta a cambiare tutto negli stipendi degli italiani.
Nel corso dell’incontro avvenuto mercoledì 27 luglio a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e i segretari di Cgil, Cisl e Uil, da parte dell’ex banchiere è infatti arrivata la conferma che l’obiettivo del Governo è quello di “non abbandonare i lavoratori, i pensionati e le imprese“.
Per l’esecutivo, nonostante il terremoto politico che ha portato alle dimissioni del premier e al conseguente scioglimento delle Camere firmato dal presidente Mattarella, non va infatti sottovalutato il peso della crisi economica e del caro-vita. Per questo motivo, dopo il bonus 200 euro, nel decreto aiuti bis gli italiani non verranno lasciati da soli, anzi. Non ci sarà, secondo quanto riferito dal premier, una proroga del bonus, ma si tratterà di una decontribuzione diretta sulla busta paga dei dipendenti.
A cercare di spiegare l’intervento pensato dall’esecutivo ci hanno pensato i segretari Cisl Luigi Sbarra e Uil Pierpaolo Bombardieri. Secondo i due, infatti, Draghi ha sottolineato che il presidente Draghi ha proposto una decontribuzione come base di partenza del confronto in ottica dei lavori per il decreto aiuti bis.
“Ci hanno detto che interviene sulla decontribuzione dei lavoratori dipendenti quindi si aumenta il netto in busta paga” hanno spiegato. In poche parole, la misura del Governo punta alla riduzione dell’importo dei contributi previdenziali e assistenziali relativi alle retribuzioni, facendo così diminuire i contributi da pagare per il lavoratore che avrebbe una somma maggiore in busta paga ogni mese.
Il decreto aiuti dovrebbe contenere una proroga del taglio delle accise sui carburanti, in scadenza il 21 agosto, e altre novità
Dopo l’incontro avvenuto a Palazzo Chigi i sindacati si sono dichiarati positivi sui lavori discussi con il presidente del Consiglio. “La valutazione è positiva, era quello che avevamo chiesto. Stop ai bonus ma interventi strutturali” ha dichiarato Bombardieri.
Parere positivo anche da parte di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil: “L’incontro ha prodotto alcune prime risposte nella direzione da noi richiesta. Credo che la strada sia giusta. Valuteremo l’entità”.
Decreto Aiuti bis vicino al via libera: grazie alla decontribuzione aumenterà la busta paga dei lavoratori con reddito fino a 35mila euro lordi l’anno
Sono giorni caldi per l’approvazione del decreto Aiuti bis da parte del Governo Draghi. L’esecutivo uscente, nonostante la sua caduta, continua a lavorare per portare avanti i dossier aperti e gli affari di competenza più urgenti. Il via libera al provvedimento arriverà entro la prossima settimana.
Sul tavolo 14,3 miliardi di euro in totale per finanziare le misure di aiuto destinate prevalentemente al taglio delle accise, ai lavoratori a basso reddito e ai pensionati. Tra queste, un nuovo taglio del cuneo fiscale che permetterà di fare aumentare gli stipendi per la restante parte del 2022.
Complessivamente la misura è infatti costata circa 6,8 miliardi di euro, cifra che il governo dimissionario difficilmente avrebbe potuto riproporre.
Da qui la volontà di introdurre qualcosa di più strutturale e continuativo per incrementare i salari. Il bonus, ormai una tantum, sarà comunque riconosciuto a una serie di categorie di lavoratori rimaste escluse dall’erogazione di luglio.
Con una minore pressione fiscale e meno imposte a gravare sul cedolino, il Governo garantisce ai lavoratori una maggiore liquidità a fine mese.
Ma non a tutti: il nuovo taglio del cuneo contributivo riguarderebbe solo coloro che beneficiano della decontribuzione attuata allo 0,8%, che ha già portato aumenti in busta paga. Quindi i dipendenti che hanno un reddito inferiore ai 35mila euro lordi annui.
Non è ancora chiaro quanto ammonterà l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale. Secondo le indiscrezioni entrerebbe in vigore un taglio pari all’1%. In questo caso, complessivamente, si arriverebbe all’1,8% in meno da pagare per i lavoratori, senza conseguenze sulla pensione.
Secondo i calcoli del Corriere della Sera per un dipendente con un reddito di 35 mila euro la riduzione fiscale porterebbe a un aumento mensile dello stipendio di circa 27 euro.
Chi ha un reddito lordo di 28 mila euro si troverebbe circa 22 euro in più in busta paga al mese. Per un lavoratore con un reddito di 15mila euro l’aumento mensile sarebbe invece di circa 12 euro.
Per avere conferme sui dettagli del nuovo taglio al cuneo fiscale occorrerà tuttavia attendere la stesura del decreto Aiuti bis.