Governo e nodi politici da sciogliere

L’elezione dei presidenti delle due Camere si intreccia strettamente con la formazione della squadra di governo. E si registrano nodi importanti da sciogliere.

La Lega, da secondo azionista della maggioranza, non molla per il Viminale (Matteo Salvini in primis e se sarà no, il prefetto Matteo Piantedosi, già capo di Gabinetto del leader leghista quando era ministro dell’Interno).  Il partito di Via Bellerio, comunque, sottolinea che da parte sua non ci sono “veti e preclusioni” e che “Matteo Salvini è in contatto costante con gli alleati”. Quindi “c’è crescente ottimismo”.

“Nessun veto e nessuna impuntatura”, dunque, ma da Via Bellerio “è confermata la determinazione per trovare un accordo complessivo e all’altezza delle sfide che attendono l’Italia”. Resta il fatto che il vertice con i tre leader del centrodestra insieme non c’è stato. Ma si è andati per vertici separati: da un lato Giorgia Meloni, premier in pectore, si è vista, con Silvio Berlusconi, a Villa Grande, la residenza romana di quest’ultimo. Con lei era Ignazio La Russa.

Dall’altro lato Salvini, che nel pomeriggio avrebbe visto a Montecitorio Meloni, preferisce non andare al vertice a Villa Grande. Ma, dopo aver riunito il consiglio federale della Lega, resta a “studiare dossier, tenendosi in costante contatto con gli alleati”, insieme al vicesegretario Giancarlo Giorgetti dato dal toto-nomi all’Economia e Finanze. Ministero di cui la Lega si dice “onorata”, ricordando però di essere “pronta” ad occuparsi oltre che di Economia anche di Sicurezza, Infrastrutture e Autonomia. Tradotto: la Lega è onorata di avere il Mef con un suo esponente di punta, indicato da FdI, ma questo, vista la massima centralità del ministero, non può significare limitare i margini del partito e del suo leader per altri dicasteri chiave.

Per Salvini circola anche l’ipotesi delle Infrastrutture. Ma soprattutto la Lega non sembra gradire molto il rischio di un nuovo metodo Draghi sulla scelta dei ministri al di sopra dei leader del partito cui gli stessi appartengono.

Il nodo sul ministero con portafoglio che Berlusconi chiede per la stretta collaboratrice Licia Ronzulli, vicecapogruppo uscente dei senatori azzurri, resta irrisolto. Il Cav tornato in Senato, dopo la decadenza di 9 anni fa, per l’applicazione retroattiva della legge Severino, in seguito alla sentenza Mediaset , ha postato sui social la foto della sua registrazione con la frase: “Eccomi, sono di nuovo al Senato”. Mentre Antonio Tajani, vicepresidente e coordinatore di Forza Italia, viene dato sempre stabile agli Esteri, Berlusconi avrebbe nelle opzioni anche la Giustizia con Elisabetta Alberti Casellati, presidente uscente di Palazzo Madama, o Francesco Paolo Sisto.

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