Giancarlo Giorgetti prossimo ministro dell’Economia?

Giorgia Meloni vuole riempire la casella dell’Economia con  Giancarlo Giorgetti della Lega dopo i rifiuti di Franco, Panetta e Scannapieco. Ma la mossa del presidente del Consiglio in pectore sembra avere un doppio obiettivo: Giorgetti è infatti il nemico giurato di Salvini dentro il Carroccio. Il ‘Capitano’ è contrario. Non ha voglia di garantire una postazione così importante a un suo rivale interno. A meno che non gli venga garantito il ruolo di vicepremier, altro fronte su cui la Meloni non vuole concedere aperture.

A chi le chiede se i partiti del centrodestra andranno separatamente alle consultazioni al Colle per la formazione del nuovo governo, la presidente di FdI risponde: “Non lo so, ne parleremo nei prossimi giorni“. E ancora: “Sono sicura che tutti si rendano conto che a questa nazione serva un governo e noi abbiamo una responsabilità che gli italiani ci hanno affidato. Io sono una persona responsabile, confido che gli altri siano responsabili”.

Ma a tenere banco, ora, è anche il toto-nomi per quanto riguarda il futuro ministro dell’Economia. La futura premier Giorgia Meloni – che ricordiamo sarà la prima donna a ricoprire questo incarico nella storia del nostro Paese – ha un asso nella manica pronta a tirare fuori. “Penso che Giorgetti sarebbe un ottimo ministro dell’Economia” ha detto la leader di Fratelli d’Italia parlando a Montecitorio.

“Se la Lega vuole il Mef e mi manda lì, io ci vado” ha commentato Giorgetti lasciando la riunione del gruppo della Lega a Montecitorio. Mentre fonti del Carroccio affermano che “sono prive di fondamento le notizie relative al centrodestra diviso alle consultazioni al Colle”.

Giancarlo Giorgetti, il “bocconiano” come lo chiama qualcuno, commercialista e poi politico, si è sempre distinto dentro alla Lega per la sua capacità di analisi, e per il suo pragmatismo, per cui è sempre stato apprezzato anche trasversalmente. Tuttavia, la sua anima profondamente leghista è palese.

Convinto federalista, regionalista, fautore del massimo decentramento possibile e della necessità di ridurre l’intervento dello Stato sul piano economico, è però vicino all’Unione europea e alla NATO geopoliticamente parlando.

Intervenendo al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini nel 2018, ad esempio, ha parlato dell’ascesa del populismo, affermando che “il Parlamento italiano non ha più importanza perché non è più compreso dai cittadini, che lo vedono come un luogo di inconcludenza politica”.

Ministro dello sviluppo economico nel governo Draghi e vicesegretario federale della Lega fin dal 31 gennaio 2020 (da febbraio 2016 ricopriva l’incarico analogo nella Lega Nord), Giorgetti è cresciuto politicamente negli anni ’80 nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, per poi passare all’inizio degli anni ’90 alla Lega Lombardia e poi Lega Nord di Umberto Bossi.

Una carriera veloce, continua, a sua: è stato segretario della Lega Lombarda per 10 anni, da gennaio 2002 a giugno 2012, due volte presidente della 5ª Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione per un totale di 10 anni, da giugno 2001 ad aprile 2006 e da maggio 2008 a marzo 2013, nonché capogruppo per la Lega Nord alla Camera nella XVII legislatura da marzo 2013 a luglio 2014 e dall’inizio della XVIII legislatura, fino alla nomina di sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con le funzioni di segretario del Consiglio dei ministri, nel primo governo Conte.

Sposato con Laura Ferrari, che nel 2008 ha patteggiato una condanna a 2 mesi e 10 giorni per truffa ai danni della Regione Lombardia, è stato indagato e assolto per via del crac della banca Credieuronord, di cui era consigliere di amministrazione, viene ricordato tra le altre cose per essere stato nel 2001 il principale autore della Legge 40/2004 sulla procreazione assistita.

Nel 2004 fu protagonista di uno strano caso: l’allora presidente della Banca Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani, si presentò nel suo ufficio a Montecitorio, mentre lui però non c’era, con ben 100mila euro in contanti nascosti dentro una copia di Repubblica appoggiata sulla scrivania, come ringraziamento per aver favorito il superamento delle ostilità dei leghisti verso il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio. Giorgetti restituì la mazzetta, ma non denunciò ai carabinieri il tentativo di corruzione: anzi, chiese a Fiorani di girare il lauto “contributo” al Varese Calcio.

Nel 2011 balza agli onori della cronaca per essere apparso nei cablogrammi pubblicati da WikiLeaks di Julian Assange: in un rapporto dettagliato del consolato USA inviato alla Casa Bianca, Giorgetti veniva identificato come il perfetto successore di Umberto Bossi come segretario del Carroccio, in quanto lombardo varesino ben radico ai valori lumbard. Ma poi, come sappiamo, non se n’è fatto nulla, perché è arrivato Salvini.

Dopo essere stato tra i primi sostenitori nella Lega del governo Draghi, anche alla luce del suo ottimo rapporto proprio con l’ex Presidente della Banca Centrale Europea, il 12 febbraio 2021 viene nominato ministro dello Sviluppo economico.

Da qui è partita una lotta intestina tra lui – rappresentante dell’ala più governista e dei presidenti di Regione leghisti – e il segretario federale della Lega Salvini – rappresentante invece dell’ala più anti-governista, sovranista e novax -, tanto che in vista delle amministrative a Roma ha pubblicamente appoggia la candidatura di Carlo Calenda rispetto a quella di Enrico Michetti della Lega e centrodestra.

Il suo lavoro al Mise lascia il segno. Sul PNRR ha annunciato di aver raggiunto gli obiettivi fissati per il 2021: crediti d’imposta Transizione 4.0, pubblicazione degli avvisi per la partecipazione agli Ipcei su microelettronica, idrogeno e cloud, 750 milioni per le filiere produttive, fondo da 400 milioni a sostegno dell’imprenditoria femminile.

Giorgetti ha anche gestito numerose crisi aziendali: tra queste, ad esempio, l’Embraco di Riva di Chieri, che si è conclusa dopo un lungo tira e molla con 377 licenziamenti, poi Conbipel, Fimer, Brioni, Pernigotti, Treofan e Caterpillar.

Fino a inizio 2022, quando con lo scoppio della guerra in Ucraina causata dall’invasione russa, l’Italia e l’Europa tutta si trovano a fronteggiare un’emergenza energetica senza precedenti. Con i costi dell’energia per le imprese aumentati a 37 miliardi, rispetto ai 20 miliardi nel 2021, il ministro insieme a Draghi mette in campo un pacchetto di misure molto potenti a favore di imprese e famiglie.

Circa Redazione

Riprova

Open Arms, il 20 dicembre il verdetto della Corte di Palermo per il ministro Salvini

Un Natale giudiziario per Matteo Salvini. La sentenza su Open Arms, simbolica del dibattito sulle …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com