Stavolta nulla ha turbato il gran giorno di Berlusconi. Allietato anche dalla nascita del diciassettesimo nipote poche ora prima di prendere la parola in Senato, nove anni dopo la decadenza Silvio rivendica ruolo storico: “Se oggi per la prima volta al governo c’è un’esponente della destra, questo è possibile perché 28 anni fa ho dato vita a un’alleanza tra il centro e la destra”. Una coalizione – afferma – che ha cambiato la storia d’Italia e reso il paese una democrazia moderna, fondata sull’alternanza”. Padre non solo della destra, ma della patria intera. Soprattutto in un governo, di cui non è più capo, ma creatore: “Signora presidente del Consiglio, saremo al suo fianco e lavoreremo con lealtà”.
La premier è soddisfatta: con il centrodestra, gli tributa la standing ovation. L’importante è che il capo azzurro sostenga la sua linea. Pure nel capitolo su cui tutti lo aspettavano al varco, l’Ucraina, Berlusconi è impeccabile: “I miei governi hanno sempre operato per la pace, in pieno accordo con Europa, Nato e Usa”. Non dimentica il rapporto con Putin, l’ascrive però alla propria maggior gloria: “Nel 2002 miravo legare la Russia all’Occidente contro la minaccia cinese. L’invasione dell’Ucraina ha vanificato lo sforzo: non c’è altro da dire”.
La realtà rivelata dal dibattito di questi due giorni è che sulla politica interna il centrodestra è unito, sia pure con sfumature diverse, tanto sulla visione di fondo che sui provvedimenti a breve.