La ‘Libidine Violenta’ di Enzo Moscato al San Ferdinando di Napoli fino al 20 novembre

Enzo Moscato torna in scena con ‘Libidine violenta’ al San Ferdinando di Napoli, in scena fino al 20 novembre. Con lui  sei attori, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Anita Mosca, Giuseppe Affinito e Emilio Massa. La produzione vede insieme Teatro di Napoli – Teatro nazionale, Casa del Contemporaneo e Metastasio di Prato.Il drammaturgo napoletano innesta sulla  scena un nuovo teatro di poesia ‘purilinguista’  che riconosce i suoi ascendenti non solo nei grandi autori e compositori napoletani, ma anche in Artaud, in Genet, nei poeti maledetti di fine secolo scorso e in Pasolini: ‘L’unico senso possibile è il non senso, il non significato, in questi tempi nei quali la comunicazione e, dunque, il rapporto con gli altri lo ha smarrito’.  Massimiliano Civica, l’anno scorso, diede a Moscato ampia  libertà di scegliere un suo testo, che avrebbe coprodotto.  Enzo pensò a ‘Libidine violenta’,  scritta nei primi anni 90.  Trenta  anni dopo Moscato torna a quell’inedito monologo che trasforma in un’opera teatrale  con sette personaggi: ‘Come drammaturgo, mi sono sempre lasciato andare a contrazioni (monologhi) e dilatazioni (testi con più personaggi); ma più vado avanti, più sento il teatro come azione collettiva. In realtà  gioco con i doppi, i tripli. Mi moltiplico’ Sulla scena chi si  moltiplica è Reci,  creatura di ‘Recidiva’, che già al tempo  giocava con la pluralità: ‘In una scenografia essenziale, divisa in due piani verticali, non luogo fisico ma spazio della mente (e dell’inconscio) io, Reci, sto sopra; giù restano gli altri, le mie proiezioni oniriche, Baby-Reci 1, 2 e 3, oltre a Josephine, Joceline e a Dolores’ (già presenti in ‘Recidiva’).  Giuseppe Affinito, storico partner di Moscato,  aggiunge: ‘Noi esplodiamo in scena, partoriti dalla mente di Reci..’Ma chi è Reci in ‘Libidine violenta’? ‘Un’eccentrica scrittrice, o una vecchia cantante fuori moda, di ambigua identità sessuale, che dichiara di volersi uccidere perché non riesce a redigere le proprie memorie. Dalle sue tormentate fantasie sgorgano visioni, ricordi, evocazioni, balletti improbabili e schizofreniche telefonate’. E sgorgano motivi canticchiati: in ‘Recidiva’ era ‘Cerasella’; qui ‘una vecchia canzone napoletana, A vesticciolla’, precisa Moscato.  Quanto al titolo, non ha nulla da spartire col sesso: ‘La libidine violenta è soltanto quella che da 40 anni mi spinge a scrivere teatro e a stare su un palcoscenico’L’opera di Moscato ‘Libidine violenta’  è anche un omaggio a Copi, pseudonimo di Raúl Damonte Botana,  drammaturgo, fumettista, scrittore e attore argentino.  Di chiare origini italiane, Copi era molto legato all’Italia, tanto che teneva a ricordare spesso che il suo cognome proveniva da Diano Marina in provincia di Imperia, paese d’origine del suo bisnonno paterno. Copi scrisse numerosi romanzi ed opere teatrali (nelle quali spesso recitava come protagonista en travesti), ancora oggi messe in scena in tutto il mondo. Copi metteva in scena l’incomunicabilità dei personaggi e scrisse, e diede alle stampe, L’homosexuel ou la difficulté de s’exprimer (in italiano L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi), con cui rese palese la sua sessualitàCopi fu costretto a cambiare spesso città e nazione, passando dall’Argentina all’Uruguay fino alla Francia. Pochi giorni prima di morire gli fu assegnato il ‘Gran premio di letteratura drammatica 1987 della città di Parigi. ‘Libidine violenta’ è   uno spettacolo che sfugge a etichette, se non l’omaggio a Copi, artista molto amato e citato da Moscato, anche in questa sua opera. E qui torna l’interrogativo sul senso da dare allo spettacolo, che non può essere dato: ‘Ci troviamo in un’atmosfera paradossale, autoironica, caotica, sbrindellata, frantumata, allucinata, dove la logica non ha cittadinanza, e le parole e i giochi di parole hanno il sopravvento. Sì, è il mondo di Copi, che mi seduce da sempre, forse per la sua vicenda esistenziale, la morte per AidsIl senso dello spettacolo lo lascio al pubblico. Il senso è il non senso. D’altra parte, chi mi conosce lo sa, io faccio ciò che devo. Le storie mi nascono dentro, mi catturano e mi costringono a scriverle. E, poi, non amo il teatro rassicurante e referenziale; e rifiuto lo spettatore passivo, che non si impegna in alcuno sforzo per tentare di delucidare quel senso o che è incapace di abbandonarsi alla sua mancanza. Ma, mi domando, che cosa è stato fatto finora per formare un pubblico evoluto, per educarlo ai nuovi linguaggi, a un teatro d’inquietudine e non di consolazione?’, sono le parole di Enzo Moscato sullo spettacolo.Le scene di ‘Libidine violenta’ sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Dario Biancullo, le luci di Enrico de Capoa, il trucco di Vincenzo Cucchiara.   Prodotto da Teatro Metastasio di Prato (dove il lavoro del drammaturgo napoletano approderà dal 22 al 27 novembre), Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e Casa del Contemporaneo

Foto   Pepe Russo

Fabrizio Cristiano

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