L’aggettivo sociale di cui quella frazione di destra si è fatto vanto, serviva nel novecento a distinguersi dalla cosiddetta destra conservatrice ed accreditarsi presso il popolo con una vocazione popolare e soprattutto per arginare lo strapotere della sinistra italiana che proprio dalle classi popolari traeva gran parte dei suoi consensi. Giorgia Meloni sembra appartenere ancora a quella frazione. Il ‘sembra’ è d’obbligo. Dopo molti anni trascorsi nelle retrovie governative o tra gli scanni dell’opposizione, entrambe le posizioni abbastanza comode, si trova oggi nella condizione di dover dimostrare, quanto l’aggettivo sociale fosse realmente tale o fosse solo una forma di travisamento di una destra post fascista. Ora spetta alla Premier, il compito di guardare alle classi sociali meno abbienti che si sono viste, negli ultimi anni, ridurre progressivamente il potere d’acquisto del proprio salario, che hanno perso la speranza di trovare un lavoro dignitoso e di acquistare una casa, di assicurare una migliore istruzione ai propri figli, come in Italia è stato possibile fino a pochi anni fa, fino a che l’era della globalizzazione e dell’illusione non si è trascinato tutto via, lasciando dietro di sé diseguaglianze e povertà. Dando un fugace, ma attento sguardo alla legge di bilancio che il governo si appresta a varare, di sociale sembra esserci ben poco, almeno fino ad oggi. La politica sociale dell’esecutivo Meloni, sembra molto confusa e controproducente, anzi sembra peggiorare le diseguaglianze e gli squilibri sociali che inevitabilmente favoriscono le ingiustizie. Mancano del tutto misure tese a favorire l’aumento dell’occupazione; si vuole ridurre di circa seicentomila, la platea dei percettori del reddito di cittadinanza, senza che sia chiaro se e come sarà sostituito; si alza il tetto del contante, con la scusa di una maggiore libertà del cittadino di usare i propri soldi. La Meloni fino a pochi giorni fa, durante la campagna elettorale, ha girato nelle estreme periferie delle città, dalle quali ha ricevuto un grande contributo in termini elettorali, ha potuto osservare il livello di degrado economico e sociale in cui gli abitanti sono costretti a vivere. A poco servono le norme dirette alla cancellazione delle cartelle esattoriali al di sotto dei mille euro, perché queste non sono solo dirette alle classi sociali meno abbienti, ma anche ai soliti furbetti che sono sempre pronti a cogliere un’occasione del genere. Con queste premesse, si apre uno scenario vasto per le opposizioni, ad oggi molto divise tra loro, per dare risposte serie e giuste a chi sta peggio. Intanto i giovani e gli studenti incominciano a riempire le piazze, manifestando contro questo governo, nella convinzione che esso sia nemico delle opportunità e del progresso, nemico degli ultimi, sia sul piano economico che su quello della giustizia sociale. Auguriamoci solo che l’aggettivo sociale non sia solo una maschera per nascondere il vero volto.
Andrea Viscardi