Quando circa due settimane il fondatore della Lega Nord Umberto Bossi era stato ricoverato a Varese per un’operazione, in pochi si aspettavano che il Senatur avrebbe partecipato alla prima riunione del Comitato Nord. “Tutti sapevamo come sarebbe finita… se cancelli l’identità muori”. Con queste parole Bossi ha introdotto il suo discorso dal palco dell’evento organizzato al castello di Giovenzano (Pavia). L’obiettivo è rilanciare le istanze del Nord e la spinta autonomista dopo il flop della Lega salviniana alle ultime elezioni politiche. “Andando in giro tanti militanti della Lega mi hanno chiesto ‘Bossi fai qualcosa, ma come è possibile?'”. All’evento, nonostante la pioggia, hanno partecipato in oltre 200. Il tutto organizzato dall’ex deputato Paolo Grimoldi e dall’europarlamentare Angelo Ciocca.
Umberto Bossi è tornato. «Per rinnovare la Lega e non per distruggerla…», ha assicurato dando vita al primo «Comitato del Nord» nel castello di Giovenzano in provincia di Pavia. Ad accoglierlo, una vera e propria standing ovation dei militanti presenti al grido “Bossi, Bossi!” e “Padania libera!“. Tra i presenti, oltre all’ex-deputato Paolo Grimoli e all’eurodeputato Angelo Ciocca, scelti dal Senatur come coordinatori del Comitato, anche gli ex-ministri Roberto Castelli e Francesco Speroni. A Matteo Salvini saranno fischiate le orecchie. Al di là delle rassicurazioni di Bossi, è infatti di tutta evidenza che l’iniziativa odierna non sembra destinata ad esaurirsi in un tranquillo week-end all’insegna dell’amarcord.
Da tempo la Lega è una pentola a pressione. Il tentativo di nazionalizzarla da parte di Salvini per consacrarsi leader del centrodestra sta franando. L’espansione al Sud è durata giusto il tempo delle elezioni europee. Dopo di che il Carroccio è andato sempre più rinculando verso i territori originari. In compenso, cresceva il malcontento per l’abbandono delle posizioni più identitarie. Fin quando i voti arrivavano, nessuno parlava. Ma ora che il consenso è in risacca, ritorna a farsi sentire il “partito del Nord“. Con tanto di benedizione da parte di Bossi.
Certo, la forza e il carisma del Senatur non sono gli stessi di un tempo, ma una Lega che muove passi da gambero nei sondaggi è pronta ad aggrapparsi a chiunque pur di non marginalizzarsi. Tanto più che l’insoddisfazione di Bossi è anche quella dei governatori regionali, a cominciare da Luca Zaia. Quest’ultimo gioca una doppia partita: una interna, tesa a sganciare il Veneto dal giogo lombardo; e una più “esterna” finalizzata a creare imbarazzi all’attuale leadership. Non è casuale che sia soprattutto lui a spingere per l’autonomia differenziata, un progetto che ringalluzzisce i leghisti del Nord ma che deprime quei pochi rimasti al Sud. Prima o poi Salvini dovrà scegliere e non sarà una scelta facile. E questo lo sa anche Bossi.
Letizia Moratti cerca voti. Ovunque. La sua è una candidatura bifronte, anzi biforcuta: parla con lingua di destra e di sinistra, a seconda del blocco elettorale concupito e ne è talmente convinta da appellarsi persino a Umberto Bossi: «Potrebbe spingere i militanti a tornare allo spirito originario del movimento». Che poi era quello della secessione, dell’anti-meridionalismo e delle intemerate contro «Roma ladrona».