Governo e benzina: il decreto trasparenza divide la maggioranza, no tagli accise

Il Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha approvato un decreto che rinnova per il primo trimestre 2023 i buoni benzina per un valore massimo di 200 euro per lavoratore dipendente. È stato inoltre introdotto un nuovo regime di trasparenza per la vendita dei carburanti attraverso l’individuazione di un prezzo medio nazionale da esporre ai distributori ed è stato definito anche un impianto sanzionatorio per i trasgressori. Esclusi invece interventi sulle accise sollecitati dai gestori dopo la recente impennata dei prezzi.

Il decreto si chiama “norme sulla trasparenza dei prezzi sui carburanti e sul rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del garante dei prezzi”. Il testo prevede che esercenti e gestori siano obbligati ad esporre il prezzo medio nazionale dei carburanti accanto a quello di vendita, in ogni distributore di benzina. Il prezzo verrà calcolato giornalmente dal ministero dell’Ambiente e comunicato sul sito del dicastero. Sulla rete autostradale invece i prezzi di vendita non potranno essere superiori a una percentuale – che il governo sta ancora definendo – del prezzo medio nazionale. Verrà inoltre irrobustita la collaborazione con la Guardia di Finanza per avere più controlli sulle condotte speculative. In caso di violazione, sono previste sanzioni per i recidivi, con possibilità di sospendere l’attività dei trasgressori da 7 fino a 90 giorni. Inoltre verrà istituita una Commissione di allerta rapida sui prezzi, all’interno dell’Antitrust.

“Non era questo il tipo di provvedimento che ci aspettavamo”, ha commentato Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti. “L’esecutivo – ha aggiunto – smentisce se stesso: i dati ufficiali del Ministero dell’Ambiente certificano che l’aumento dei prezzi alla pompa è stato in linea con il rialzo dovuto al ripristino delle accise,  ma il Cdm sceglie di ignorarli e di considerare comunque i gestori come pericolosi speculatori. E per questo vara un provvedimento che scarica su di essi – che non stabiliscono i prezzi e sono evidentemente l’anello più debole della filiera dei carburanti – l’ennesimo assurdo adempimento. Inoltre, si esasperano ulteriormente i gestori, che già oggi espongono una decina di cartelli prezzi sulle aree di servizio. Si crea una vera e propria babele cartellonistica, utile solo ad esporre i gestori ad ulteriori sanzioni creando confusione nei consumatori. Si apre poi un vulnus nella regolamentazione europea in materia di concorrenza: siamo curiosi di sapere cosa ne pensa l’antitrust”.

La premier e la Lega sono convinti che i rincari siano frutto di speculazioni. Al contrario, Forza Italia pensa che il problema non sia causato dall’avidità dei concessionari ma dalle accise, il cui taglio non è stato prorogato in manovra. “Sui carburanti – ha sottolineato il capogruppo Alessandro Cattaneo – secondo noi, non è in atto una speculazione, ma di certo c’è un tema legato ai prezzi, che dobbiamo affrontare”. Una divaricazione, si racconta, che ha costretto il capo del governo a intervenire in cdm spiegando con forza le ragioni “dell’operazione trasparenza” e rispedendo al mittente le richieste di intervenire sulle accise chiarendo che il problema non si può assolutamente risolvere in questo modo.

La certificazione arriva chiara dal Ministero nella sua rilevazione del “Prezzo Italia” settimanale: nella media dei prezzi nella prima settimana del nuovo anno, la benzina è aumentata rispetto alla precedente rilevazione (con 0,150, 0,183 con IVA euro/litro, di accisa in più) di 0,168 euro/litro per la benzina e di 0,160 euro/litro per il diesel: significa che è aumentata meno delle accise. Anche il GPL è aumentato (+0,026 euro/litro) in misura minore all’accisa ivata, che è cresciuta nel frattempo di 0,034 euro/litro.

Ma i listini dei carburanti continuano quasi ovunque a mantenersi su livelli esagerati, tanto che in autostrada, secondo i prezzi comunicati tra ieri e oggi dai gestori al ministero del Made in Italy e delle imprese, il prezzo del diesel in modalità servito supera in molti distributori i 2,4 euro al litro, sfondando addirittura il tetto dei 2,5 euro.

Sulla A1 la verde arriva a costare 2,369 euro al litro col servito, il gasolio 2,449 euro/litro. Situazione analoga sulla A4, dove un litro di benzina arriva a 2,384 euro e di diesel 2,459 euro. Sulla A21 2,499 euro/litro il gasolio, sulla A13 2,471 euro/litro. Sulla A14 i listini hanno sfondato la soglia psicologica dei 2,5 euro al litro: benzina 2,444 euro e gasolio 2,531 euro.

Proprio sull’andamento anomalo dei listini alla pompa il Codacons, dopo la denuncia a 104 Procure e Guardia di Finanza, ha presentato un esposto all’Antitrust, chiedendo all’autorità di avviare un’istruttoria per accertare eventuali pratiche scorrette o cartelli.

Senz’altro la politica ha le sue colpe. Il governo Meloni – che rischia di dover gestire nei prossimi mesi anche una nuova crisi del debito – ha scelto di non prorogare il taglio delle accise che Draghi aveva coraggiosamente introdotto, finanziandolo proprio grazie all’extragettito assicurato dagli aumenti del prezzo dei carburanti. Nel 2022 la riduzione delle imposte sui carburanti è costata, a partire da marzo, circa 1 miliardo di euro al mese, ma le coperture finanziare, con Draghi, c’erano.

Nella Nadef, invece, Meloni ha deciso di considerare l’extragettito non più una maggiore entrata per i conti pubblici, ma un incasso ordinario, dunque non utilizzabile per finanziare gli sconti. Motivo per cui il governo non ha più avuto risorse per finanziare il taglio delle accise.

La mancata proroga della misura, però, non spiega del tutto i rialzi di prezzo, né appare in linea con l’andamento delle quotazioni petrolifere: prendendo in esame solo le ultime settimane, il Brent in due mesi ha subito un deprezzamento del 25,5%, il Wti del 15%. Anche rispetto al 30 dicembre 2022, ultimo giorno di rilevazioni per il 2022, quando il petrolio ha chiuso a 80,26 dollari al barile, le quotazioni sono in calo dell’8,2%.

Cosa sta succedendo, dunque? I gestori corrono ai ripari, ricordandoci che non esiste il prezzo “unico”, visto che la liberalizzazione dei prezzi dei carburanti risale al 1994 e quella della rete al 2000, e che si tratta di un libero mercato. Fu l’Antitrust nel 2007 a esigere prezzi differenziati e non cartellonati, spiega la FIGISC (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti), sottolineando che la rete è stata aperta a chiunque e che è stato bocciato l’istituto della concessione.

“Non a caso l’illegalità, quella vera e non quella delle mancate comunicazioni dei prezzi all’Osservatorio del Ministero, si è progressivamente insediata nel settore” attacca l’associazione, tanto che esistono oggi tanti prezzi quanti impianti, in cui circa metà dei punti vendita ha prezzi più alti della media e metà prezzi più bassi, grosso modo compresi tra 10 centesimi in più o in meno della media stessa. E la categoria fatica, dice, visto che deve vivere, pagare costi, stipendi, tasse e previdenza con appena 3,5 centesimi al litro.

Eppure, la Guardia di Finanza ha evidenziato delle irregolarità in diverse stazioni di rifornimento. Dagli ultimi controlli, è emerso che più di un distributore stradale di carburante su due è risultato essere fuori legge. Si tratta di 2.809 violazioni in 10 mesi rispetto a 5.187 interventi, quasi sempre (in 2.092 casi) con problemi legati alla mancata comunicazione al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), così come prevede la norma, del prezzo praticato per la benzina.

In questo delicatissimo quadro si è inserito il governo con un intervento diretto. Il Consiglio dei ministri, proprio su proposta della premier Meloni, del Ministro dell’economia Giorgetti e del Ministro delle imprese e del Made in Italy Urso, ha approvato un decreto, già ribattezzato Decreto benzina, che introduce disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del Garante prezzi. Vediamo cosa cambia.

Secondo, diventa giornaliero l’obbligo per i distributori di comunicare il prezzo di vendita praticato, e, soprattutto, dovranno anche esporre il prezzo medio. Il Ministero delle imprese calcola e pubblica il prezzo medio giornaliero nazionale, che va d’ora in avanti esposto, in evidenza, dai gestori, insieme al prezzo praticato alla pompa.

Rafforzati anche i collegamenti tra il Garante prezzi e l’Antitrust, per sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative, e tra Garante e Guardia di Finanza.

Infine, il governo ha stabilito la creazione di una Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi finalizzata ad analizzare le ragioni de problemi alla pompa e definire le iniziative di intervento urgenti.

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