Eletto al Csm Felice Giuffrè, decimo componente laico

Fumata bianca per l’elezione del decimo componente laico mancante del Csm. Il Parlamento in seduta comune ha eletto con 420 sì l’avvocato Felice Giuffrè,  indicato da Fratelli d’Italia. L’elezione del giurista catanese consente all’organo di autogoverno della magistratura di entrare nel pieno delle funzioni. Il prossimo atto che ora il Csm sarà chiamato ad adempiere riguarda l’elezione del vicepresidente (il presidente è il Capo dello Stato).

Il nuovo Consiglio ha di fronte a sé una sfida impegnativa: archiviare e far dimenticare la stagione dei veleni innescata dal cosiddetto ‘caso Palamara’, dal nome dell’ex-magistrato (ormai radiato dall’ordine giudiziario) che ha denunciato il mercimonio a base dell’attribuzione degli incarichi direttivi ai togati. Solo il tempo ci dirà se il nuovo sistema di elezione del Csm introdotto dalla riforma Cartabia riuscirà ad allentare la presa delle correnti sulle carriere dei magistrati. Vedremo. Ma torniamo alla votazione che ha sancito l’elezione di Giuffrè, seguita da un botta e risposta tra l’esponente di +Europa, Riccardo Magi e il parlamentare di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.

Il primo ha eccepito sulla composizione di genere del nuovo Csm, lamentando la scarsa (a suo dire) presenza di donne: «La questione di genere qui esce massacrata». In realtà, sono quattro su dieci. A Donzelli, infatti, è bastato poco per contestare la lettura dell’esponente di +Europa. «Escono quattro nomi su dieci, dove sono massacrate le quote rosa?», ha chiesto l’esponente di FdI. Che richiama Magi ad assumersi le proprie responsabilità. «È l’opposizione – ha ricordato – che ha indicato tutti uomini. FdI ha riequilibrato e garantito che ci fosse con i nostri voti una parità di genere nel nuovo Csm. Quando escono quattro donne su dieci mi sembra che sia perfetta la parità di genere. Il Parlamento  – ha concluso Donzelli – nel suo complesso ha portato ad un risultato che è in perfetta parità».

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