«De Laurentiis temeva che Vacanze di Natale non avrebbe fatto ridere. Ci disse “che razza di film è?”»

Vacanze di Natale 40 anni dopo. Sul Corriere della Sera, Fabrizio Roncone ci porta a Cortina d’Ampezzo, dove fu girato il film, raccontando aneddoti sulla pellicola e sui suoi produttori, i De Laurentiis.

Il film uscì al cinema il 22 dicembre, ma fu girato a fine settembre. Poiché non c’erano ancora gli effetti digitali, l’effetto neve fu costruito con la schiuma per le strade e quintali di cotone idrofilo messo sui davanzali, mentre il problema dei campi lunghi fu risolto chiedendo a ciascun componente della troupe di portare dalla sua camera d’albergo un lenzuolo matrimoniale.

Il film è prodotto da Luigi De Laurentiis e da suo figlio Aurelio. Il giorno dell’anteprima tecnica in una sala mix di via Margutta, a Roma, ci sono anche loro due insieme ai fratelli Vanzina e a Christian De Sica, uno dei protagonisti del film, accompagnato da sua moglie, Silvia Verdone.

“Quando si accendono le luci, un silenzio da tagliare a fette. Poi Aurelio si alza e, con un tono che è un miscuglio di stupore e stizza, chiede: «Ma che razza di film avete fatto?» (De Sica, invece, che era agli inizi della carriera, racconta di aver sussurrato a sua moglie: «Il film è bello: Silvié, finalmente se magna»).”.

I Vanzina, spiega Roncone, erano reduci dal successo strepitoso ottenuto con Sapore di mare. Aurelio De Laurentiis li aveva convocati per fare un film simile ma ambientato sulla neve.

Aurelio, entusiasta, li ha convocati nel ristorante romano «Il Moro», dietro Fontana di Trevi, per proporgli un film molto simile, ma ambientato sulla neve. Tutti pensano subito a Cortina. Dove, nel 1959, è già stato girato — la suggestione è forte — Vacanze d’inverno, regia di Camillo Mastrocinque, con Alberto Sordi e Vittorio De Sica. I Vanzina e De Laurentiis firmano il contratto su un tovagliolo.

Ma in Vacanze di Natale i Vanzina raccontano il Paese in quel preciso momento storico, qualcosa che De Laurentiis non aveva preventivato e che, dopo la visione dell’anteprima, credette non sarebbe stato abbastanza divertente. Enrico Vanzina ricorda quel momento:

«Aurelio De Laurentiis temeva che il film non facesse ridere abbastanza. In realtà, noi ci ritrovammo a narrare un Paese che era cambiato profondamente. Essendo cresciuti a Cortina, avevamo visto da vicino, e con sgomento, l’ondata del craxismo, i nuovi ricchi, la loro volgarità, l’arroganza. A sinistra molti non colsero la nostra operazione: si convinsero che il film fosse l’esaltazione di una certa nuova alta borghesia. Noi, invece, ne descrivevamo la tragica mutazione. Poi, per destino crudele, come sappiamo, la famiglia Covelli dei Parioli oggi voterebbe proprio Pd».

La forza del film quale fu?

«Intanto, poiché i grandi attori dell’epoca, Troisi, Nuti, Verdone, facevano anche i registi di se stessi, noi fummo costretti a fare un film corale. E poi devo dire che azzeccammo la colonna sonora: Dino Risi mi diceva sempre che uno dei segreti di un successo come Il sorpasso erano state le canzoni. La musica contestualizza. Noi utilizzammo il miglior sottofondo degli anni 80».

E a proposito di colonna sonora. Ronconi scrive:

“i De Laurentiis, per acquistare i diritti di tutte le strepitose hit scelte dai Vanzina, furono costretti a spendere una cifra enorme: ma, stranamente, la colonna sonora non è mai diventata un album”.

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