Una veduta di Palazzo Chigi dove è in corso un nuovo vertice di governo sul testo del decreto di Agosto, Roma 6 agosto 2020. MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

Superbonus, anche MEF spinge per una soluzione rapida: guadagna terreno l’ipotesi F24

Il primo dei tavoli tecnici al Ministero presieduto dal viceministro Leo  ha esaminato gli aspetti più controversi della normativa

Si è svolto il primo dei tavoli tecnici al Mef, presieduto dal viceministro Maurizio Leo, fra governo, istituti di credito, costruttori e proprietà edilizia annunciati dopo i vertici a Palazzo Chigi per discutere di possibili modifiche al decreto sulle cessioni dei crediti del superbonus. Si lavora a una soluzione ponte per gli esodati dagli incentivi. Presenti, oltre ai rappresentanti del ministero dell’Economia e delle Finanze, la Presidenza del Consiglio, Mase, Mimit, Mit, Agenzia delle entrate, Cdp, Sace e le associazioni Abi, Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza Cooperative italiane, Confartigianato, Cna, Confimi, Rete professioni tecniche, Casartigiani, Confcommercio, Confassociazioni e UPPI.

Si punta sugli F24

Le compensazioni destinate a riaprire il mercato dei crediti d’imposta prodotti dai bonus edilizi si concentreranno sugli F24 delle imprese e delle banche. Le certezze più solide riguardano per ora le voci che saranno escluse dal meccanismo: i contributi, che sono essenziali per il pagamento delle pensioni, e le tasse delle famiglie, che continueranno a seguire la loro strada tradizionale. Il vice direttore generale vicario dell’ABI, Gianfranco Torriero, ha espresso una valutazione costruttiva dei lavori. “Nel corso della riunione – ha spiegato Torriero – è cresciuto l’apprezzamento per la proposta ABI e ANCE sull’utilizzo dell’F24. Tale proposta è la soluzione percorribile visti gli assai ingenti acquisti di crediti di imposta già effettuati e gli impegni già assunti dalle banche, certificati dalla Commissione di inchiesta sulle banche lo scorso giugno”.

Soluzione rapida

Ance in particolare spinge per una soluzione rapida, fra quelle al vaglio, perché non si può aspettare di inserire le modifiche al decreto durante l’iter di conversione in Parlamento, che partirà giovedì 23 febbraio alla Camera ma potrebbe richiedere fino a 60 giorni. “Per noi è fondamentale, oltre alle modifiche al decreto in sede di conversione, trovare rapidamente una soluzione allo sblocco dei crediti incagliati” anche “aprendo all’acquisto da parte delle partecipate“, ha spiegato la presidente, Federica Brancaccio. Brancaccio ha chiarito che Abi e Mef stanno ancora lavorando sulla capienza residua delle banche, e la prossima settimana si avrà un quadro più chiaro anche sul peso dei crediti sul deficit.

La strada delle compensazioni

Quella delle compensazioni si conferma la via maestra per riaprire gli spazi fiscali da destinare alla circolazione dei vecchi crediti d’imposta, generati prima dello stop improvviso decretato dal governo la scorsa settimana. Tra l’esecutivo e le banche è in corso un fitto confronto sulla possibilità di partire proprio dalle tasse a carico degli istituti di credito: un plafond esaurito secondo i diretti interessati e ancora capiente, invece, nei calcoli elaborati dal ministero dell’Economia.

Ore di lavoro per il Governo che vuole risolvere la crisi legata ai miliardi di euro di crediti “incagliati” impossibili da cedere e apre all’ipotesi della cartolarizzazione, avanzata da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che l’ha definita “una strada percorribile”.

Superbonus, nodo crediti incagliati

L’ intervento sui bonus edilizi ha, infatti, mandato in subbuglio il mondo dell’edilizia. A inizio febbraio in audizione in commissione, il direttore generale delle Finanze del MEF, Giovanni Spalletta, aveva indicato in 110 miliardi il costo dei bonus, 37,7 miliardi più delle previsioni. Stima che salirebbe a 120 miliardi con gli ultimi dati.

C’è stata la giornata del confronto tra governo e associazione delle banche ABI, CDP e SACE al termine del quale è emersa la volontà da parte dell’esecutivo di risolvere le criticità e trovare il giusto punto di sintesi, come sintetizza la nota rilasciata da Palazzo Chigi. “Al termine degli incontri sentito il presidente Giorgia Meloni, il ministro Giancarlo Giorgetti conferma, unitamente al sottosegretario Alfredo Mantovano, al ministro Gilberto Pichetto Fratin e agli altri esponenti di Governo presenti, la ferma determinazione a porre rimedio agli effetti negativi della cessione del credito correlata ai bonus edilizi. Partendo dal decreto approvato il 16 febbraio, il Governo ribadisce il suo impegno a trovare le soluzioni più adeguate per quelle imprese del settore edilizio che hanno agito correttamente nel rispetto delle norme”, si legge.

Da cartolarizzazione a F24, le ipotesi

Dunque, ipotesi cartolarizzazione (alla quale si guarda comunque con cautela visto che è associata a una delle peggiori crisi finanziarie, quella dei mutui subprime): si tratta dell’operazione attraverso la quale i crediti vengono acquistati da un soggetto finanziario (la società veicolo) che li “impacchetta” così da emettere un nuovo titolo da scambiare liberamente sul mercato ( un’obbligazione) e pagarne l’acquisto.

Ma non è la sola ipotesi al vaglio: sul tavolo anche un possibile coinvolgimento delle due controllate del Tesoro Sace e Cdp che potrebbero, direttamente o indirettamente, rilevare una parte dei 15 miliardi di crediti incagliati. “Un intervento di CDP è una delle ipotesi allo studio”, aveva detto ieri il viceministro al MIT Edoardo Rixi parlando a margine del convegno ‘Rigenerazione Urbana: oltre il passato la nuova Liguria’, parlando appunto del superbonus.

Possibile coinvolgimento di CDP

“È evidente che chi si occupa della finanza pubblica in un Paese la prima cosa che deve fare è riavocare a sé tutti i crediti per capire quanti sono da pagare – afferma – Dopodiché l’intenzione del governo è far fronte al pagamento nei confronti delle imprese, cosa che ad oggi era bloccata comunque, perché le banche non intendevano più pagare i crediti temendo per i loro bilanci.

Su proposta di banche (Abi) e filiera (Anci) c’è anche un’altra via, ossia quella di consentire agli istituti di credito che hanno acquistato i crediti fiscali di utilizzarli in compensazione degli F24 a debito, per conto dei loro clienti. Il meccanismo consentirebbe di smaltire il magazzino di crediti e, al contempo, prendere ossigeno per gli acquisti di quelli, appunto, rimasti in pancia.

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