La tragedia di Cutro, fin dall’inizio, è stata utilizzata come strumento politico dall’opposizione, per attaccare l’operato del governo e delegittimarne l’operato. Anche i media di parte si sono attivati per attaccare il governo Meloni, come dimostra l’attacco sferrato dal direttore de la Repubblica al ministro Salvini: “Il decreto firmato da Salvini nel 2019 che impedisce alla guardia costiera l’intervento in acque extra territoriali è all’origine della strage di Cutro. Un errore da correggere, una responsabilità collettiva”.
Un attacco feroce contro il ministro, che viene rapidamente sconfessato dalla senatrice Mara Bizzotto, vicepresidente vicario dei senatori della Lega, che riporta un’intervista rilasciata proprio da Paola De Micheli, ex ministro dem delle Infrastrutture, proprio al giornale di Maurizio Molinari.
“Ho scritto un atto di indirizzo che recepisse le modifiche al codice della navigazione internazionale per il salvataggio in mare. Con quel mio provvedimento c’era la copertura giuridica totale anche da parte dell’Italia sulle procedure internazionali già comunque applicate. La stella polare era: le operazioni di salvataggio devono scattare a qualsiasi condizione”, ha dichiarato Paola De Micheli, a La Repubblica, per poi aggiungere: “Il clima politico è evidentemente diverso. Ma non credo ci sia un meccanismo di condizionamento. Nella guardia costiera ci sono uomini e donne che giurano di salvare altre persone, militari che si attengono alle regole, non le interpretano”.
Davanti a queste parole, che di fatto smentiscono Molinari, Bizzotto aggiunge: “L’ex ministro del Pd oggi ammette al giornale l’inesistenza di meccanismi di condizionamento verso la guardia costiera, confutando la tesi sostenuta dal direttore Molinari il giorno prima, che attribuiva le colpe a Salvini. Certo, non avevamo bisogno del contributo di De Micheli per sapere che la Guardia costiera, purtroppo recentemente vilipesa, fa il suo dovere. Strano pero’ che, a un giorno di distanza, il quotidiano Repubblica smentisca se stesso”.
Cutro e Salvini: Primo avviso alla Guardia Costiera arriva a disastro avvenuto
“Solo pensare che il ministro dei Trasporti che è papà abbia non solo detto ma anche solo pensato di non intervenire è un oltraggio: chi vuole fare polemiche, far politica su questo, lasci in pace lo Stato, la Guardia costiera. Se uno non è avvisato non interviene, se è avvisato a cose avvenute fa il possibile. Prima della strage nessuno è stato avvisato” sono le parole con cui Matteo Salvini, vicepremier e ministro per le Infrastrutture, si è difeso dagli attacchi, durante un’iniziativa della Fondazione Luigi Einaudi. Il politico ha spiegato che lui nella strage di Cutro non ha responsabilità. Matteo Salvini ha così risposto agli attacchi ricevuti, perché nella ricostruzione della catena dei soccorsi, è emerso che la Guardia Costiera, che dipende dal suo dicastero, non è intervenuta in tempo. Si parla dell’intervallo di tempo dalle 23.03 di sabato sera, quando un velivolo Frontex ha segnalato la presenza del barcone, alle 4.00 di domenica, momento dell’impatto dell’imbarcazione. Dalla barca non sono partite richieste di aiuto e non è stata avviata la procedura Sar di ricerca e salvataggio. “La barca navigava da sola e non c’erano segni di pericolo. Tuttavia, le termocamere a bordo dell’aereo Frontex hanno rilevato una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua e altri segni che avrebbero potuto esserci persone sotto il ponte. Ciò ha sollevato i sospetti degli esperti di sorveglianza di Frontex” ha spiegato l’agenzia europea. Il ministro dell’interno Piantedosi si è attaccato alla comunicazione di Frontex, sottolineando che l’agenzia non aveva segnalato situazioni di pericolo. Stessa posizione assunta anche da Cosimo Nicastro, portavoce della Guardia costiera.
Cosa è successo la notte del naufragio
Intorno a mezzanotte si sono attivate due unità della Guardia di Finanza, in law enforcement, ovvero con un’operazione di polizia, non di salvataggio. A causa delle condizioni del mare sono state costrette a tornare indietro. Le unità della Guardia Costiera sono rimaste ferme. La Guardia Costiera ha confermato che c’è stato uno scambio tra i colleghi della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria e quelli della Guardia di Finanza, che informavano che le due unità stavano rientrando. Vittorio Aloi, comandante della Capitaneria di Porto, ha spiegato che motovedette più grandi, come quelle della Guardia Costiera, “avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8“, ma le regole di ingaggio sono complesse. Verso le 4 il barcone si è schiantato contro la secca ed è avvenuta la tragedia. I primi soccorsi sono arrivati alle 4.30 e i primi a recuperare una ventina di cadaveri e salvare due persone sono stati due carabinieri. Solo in seguito sono arrivate altre forze dell’ordine e la Guardia Costiera. Alle 5.35 è arrivata la prima pattuglia di terra Guardia Costiera ed è stata dichiarata l’operazione Sar, ma era troppo tardi.