La Meloni ha scelto la legge del sovrano

La nostra Presidente del Consiglio ha perso una grade occasione a Cutro, quella di quale parte saper recitare: quella del sovrano che applica in modo freddo leggi e pandette e poco concede o quella che per un attimo non guarda alle leggi umane e si appella alle leggi divine e del diritto naturale. Ha scelto la prima, ma soprattutto non ha avuto il coraggio di frenare il suo ‘scomodo’ partner , Matteo Salvini, preferendolo al Papa, che pur di consolidare il suo consenso elettorale, continua a giocare sulla pelle dello straniero. Ha chiuso quegli occhi di madre, quale ella é, rifiutandosi di guardare i cadaveri dei bambini annegati. E quella pioggia di pupazzi e peluche lanciata dalla gente verso le auto blu dei ministri a Cutro, è stato uno schiaffo morale ad una classe politica e di governo non sufficientemente consapevole della responsabilità che ha verso il Paese. Non esiste governo che non possa non prendere atto della catastrofe di Cutro. Non c’è politica migratoria che tenga dinanzi a quelle bare. Un affronto ai diritti umani che si vuol far passare per inerzia o incompetenza. Quei corpi senza vita riposti nelle bare, quei peluche tirati verso le auto blu, gridano giustizia e su tutti aleggiano i fantasmi dell’innocenza dei bambini. Non bastano i simboli per far capire all’Europa e al resto del mondo che l’Italia è il Paese dell’accoglienza, che costruisce i ponti e non erige confini. Bene ha fatto Matteo Renzi in Senato, a ricordare al ministro Piantedosi che la sedia su cui sedeva simboleggiava duemila anni di storia di una grande civiltà che ha sempre accolto lo straniero e mai respinto. Giorgia Meloni nel suo affannoso tentativo di tenere insieme una compagine governativa attraversata da tensioni e litigi e nello stesso tempo di non perdere quel feeling con il Paese, oggi attonito e scosso dinanzi a quelle bare, non ha saputo far altro che rifugiarsi nell’angolo cercando di dire verità a mezza bocca non sapendo come giustificare il fallimento degli apparati di Stato e soprattutto ha dovuto suo malgrado difendere l’operato di un ministro degli interni, a voler essere cortesi, inadeguato. Ma la cosa che più ha sconvolto è stato il suo comportamento omissivo, destinato a pesare sulla sua coscienza di capo di governo, ma soprattutto di madre: evitare l’omaggio alle vittime e alle loro famiglia a cui avrebbe dovuto spiegare come era stato possibile che un viaggio di speranza si fosse trasformato in un immane tragedia. Alla fine del Cdm si è scusata dicendo che non aveva tempo, ma lo ha avuto per volare verso Milano per festeggiare i 50 anni di Salvini. Il silenzio assordante di un governo difronte a tanto dolore è stato colmato dal nostro Presidente della Repubblica che ha fatto sentire subito la sua presenza recandosi sul posto ad omaggiare le vittime e i loro familiari, mettendo una toppa alle mancanze del governo. Quei pupazzi di peluche abbandonati su quella spiaggia sono la voce silenziosa di un’innocenza a cui la natura matrigna ha riservato un amaro destino, ma la colpa di questa immane tragedia ricadrà sui leader inadempienti, a cui contesteranno gli alibi ipocriti e di circostanza. Allora non sarà il sovrano a parlare e a decidere ma la voce silente e onnipresente dell’Uomo e di Dio.

Andrea Viscardi

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