C’era una volta la Repubblica dei partiti

di Andrea Viscardi

Fino ad ieri si celebrava la festa della Repubblica e con essa quella  dei partiti che ne rappresentavano il pilastro fondamentale ed imprescindibile. Oggi sono assenti ed  in fuga innanzitutto da se stessi, poi dalla loro storia e identità. Sono stati travolti da una crisi istituzionale, finanziaria, morale ed hanno perso ormai, quasi del tutto credibilità presso i cittadini. Basta dare uno sguardo ai sondaggi che ogni settimana vengono effettuati, per accorgersi che PDL E PD che alle passate politiche, insieme totalizzavano l’ 80% dell’elettorato, oggi a mala pena raggiungono il 40%,mentre il movimento Cinque Stelle di Grillo è accreditato al 20%. La forza e, possiamo tranquillamente dire, la fortuna del comico non è certo il programma politico che è quasi inesistente, né le grandi idee altrettanto di là da venire, ma sicuramente il lento e progressivo suicidio politico dei partiti. Ha sicuramente ragione Grillo, quando riferendosi ai partiti parla di dilettanti della comunicazione, sottolineando che hanno mostrato incapacità nel saper reagire all’ondata di rabbia che montava contro di loro, continuando a restare chiusi nei loro fortilizi parlamentari, con i loro apparati organizzativi e comunicativi che, ormai, non hanno più presa sui sommovimenti sociali che agitano la Nazione. Certo il movimento dei grillini non è  una soluzione duratura perché anche loro dovranno pagare un alto prezzo in termini di organizzazione alle elezioni politiche. Ma proprio per questi motivi, i partiti tradizionali devono cambiare pelle, modo di pensare, ed organizzarsi proponendosi all’elettorato con una mentalità nuova che abbia come obbiettivo primario la capacità di intercettare quella sacca di elettori fuoriusciti dai partiti tradizionali per andare ad ingrossare le fila dell’astensionismo, se non addirittura movimenti più o meno al limite della legalità. Ma al momento sembra quasi un’impresa titanica, impegnati come sono a difendere i loro privilegi e a far trascorrere il tempo per non procedere ad una nuova legge elettorale,voluta dal popolo intero e dal Capo dello Stato. Il fatto più grave, che ci lascia sgomenti, che il sistema partitico tradizionale, presente in parlamento, sembra non rendersi conto di aver perso il proprio circuito ideologico; la stampa per questo continua a metterli alla berlina, non potendosi sottrarre ad un doveroso esame della situazione esistente, ossia la palese incapacità di lavorare per il varo di poche, ma significative, leggi che basterebbero a dare un segnale di cambiamento. Ma cosa si possa fare per ridare ai partiti il ruolo di cui una democrazia ha bisogno, è una domanda che allo stato non trova ancora risposta.

Circa redazione

Riprova

Il Parlamento europeo e i suoi contrasti interni

La nuova Commissione Europea inizia il suo cammino in un clima politico senza precedenti. Da …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com