Il Financial Times, famoso quotidiano inglese, ha pubblicato un articolo in cui sostiene che alcuni piatti tipici del patrimonio gastronomico italiano sono in realtà di origine americana oppure sono stati inventati di recente a fini commerciali.
La tradizione culinaria italiana è conosciuta e ammirata in tutto il mondo. Uno degli ultimi articoli pubblicati dal Financial Times, però, attacca la storia di diversi piatti che sono parte della nostra gastronomia. Il pezzo si basa su un’intervista fatta al Professor Alberto Grandi presidente del corso di laurea in Economia e management all’Università di Parma.
Stando a quando detto dal Professor Grandi, che insegna storia dell’alimentazione, il parmigiano originale sarebbe prodotto solo in Wisconsin, mentre la carbonara, uno dei piatti romani per eccellenza, l’avrebbero ideata gli americani.
Sull’origine del Parmigiano Reggiano Grandi da una spiegazione storica. Secondo lu diversi immigrati italiani, presumibilmente nativi di un territorio a nord di Parma, all’inizio del Novecento dopo essere immigrati in America hanno iniziato a produrre questo formaggio nel Wisconsin. Quella americana, quindi, sarebbe la ricetta originaria. In Italia, invece, è arrivata una variazione che ha visto il parmigiano negli anni evolversi come un formaggio a pasta dura prodotto in grandi forme.
Altri prodotti criticati sono il panettone e il tiramisù che sarebbero prodotti commerciali concepiti di recente. Il tiramisù, la cui origine si pensa sia trevigiana (ma anche altre città ne rivendicano la paternità) sarebbe stato introdotto per la prima volta in cucina solo negli Ottanta nella zona del milanese. Il panettone, invece, non sarebbe nato come dolce artigianale in qualche pasticceria ma come prodotto industriale ideato ad inizio Novecento dall’imprenditore Motta. Solo negli ultimi cinquant’anni questo tipico dolce natalizio è diventato un prodotto artigianale molto ricercato.
La replica della Coldiretti all’articolo del Financial Times
A queste tesi pubblicate dal Financial Times ha risposto duramente la Coldiretti che si fa promotrice da sempre del patrimonio culinario del nostro paese.
Quest’anno, infatti, la cucina italiana è stata candidata come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e questi articoli rischiano di danneggiare la fama della nostra cucina portando serie conseguenze economiche e finanziarie a numerosi produttori italiani.
Secondo quanto si legge sul sito di Coldiretti, infatti: “La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine.”
Gli Stati Uniti, in particolare, sarebbero considerati la culla di molti falsi formaggi Made in Italy. Coldiretti, infatti, prende le distanze dalla teoria di Grandi che afferma il Parmigiano Reggiano originale essere quello che viene prodotto in Wisconsin. Ma non solo, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano molti altri prodotti italiani vengono contraffatti come i salumi, l’olio extravergine d’oliva e i vini. La Coldiretti, che è una delle principali Organizzazioni degli imprenditori agricoli a livello non solo nazionale ma anche europeo, ha comunicato che i falsi prodotti italiani sono sempre più diffusi in giro per il mondo. “L’agropirateria mondiale nei confronti dell’Italia ha raggiunto un fatturato di 120 miliardi con in testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano.”