Al Forum Ambrosetti il mondo dell’economia promuove il governo

Il 71,5% dei partecipanti al Forum Ambrosetti giudica “positivamente” il governo.

Il dato emerge dal televoto richiesto ai rappresentanti della “business community” riuniti nella due giorni su “Lo scenario dell’economia e della finanza”, giunta alla 34esima edizione.

Dal sondaggio, oltre alla promozione del governo su quanto messo in campo fin qui, emerge anche il dato di una forte aspettativa su ciò che potrà fare. Il 52,4% dei partecipanti al voto, infatti, giudica “positivamente” l’operato dell’esecutivo, rilevando che “potrebbe fare di più”. Il 19,1% poi si esprime “molto positivamente” e ritiene che “si sta muovendo al meglio”. E se l’1,2% non esprime un’opinione, solo il 9,5% dà un parere “molto negativo”, mentre il 17,9%, pur dicendosi insoddisfatto, riconosce all’esecutivo “buone intenzioni”.

Anche sull’andamento del Pil, rispetto al quale il ministro Giancarlo Giorgetti ha annunciato una stima al rialzo per il 2023, gli operatori economici mostrano una spiccata fiducia. Quasi il 60%, infatti, stima una crescita che potrebbe arrivare al 2% e oltre, a fronte di un obiettivo che attualmente è allo 0,6%. Nel dettaglio, il 42,9% dei partecipanti al televoto del Forum Ambrosetti prevede una “crescita tra l’1 e il 2%” e il 14,3% pensa che potrebbe arrivare “oltre il 2%”. Si attesta, invece, al 40% la quota di quanti ritengono che la crescita del Pil resterà entro l’1%.

‘Andamento positivo per l’economia italiana, che realizza performance superiori a quelle dei principali partner europei, registrando il miglioramento di indicatori come l’occupazione, l’export, l’inflazione e il Pil’,  afferma il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso del Forum Ambrosetti di Cernobbio, dove ha comunque spiegato che l’approccio del governo resta prudente: ‘Le previsioni per il 2023 sono in miglioramento e ci aspettiamo, anche in base alle stime dei modelli interni, variazioni congiunturali positive del Pil nella prima metà dell’anno, che ci porteranno a rivedere leggermente verso l’alto l’obiettivo di crescita per il 2023, che ricordo è dello 0,6%,  per il proseguo dell’anno, pur essendo plausibile un’ulteriore accelerazione dell’attività economica, per motivi prudenziali, continueremo ad assumere un ritmo moderato di crescita”.

Giorgetti, quindi, si è soffermato sulla necessità di mantenere in ordine i conti pubblici. Si tratta, ha sottolineato, di “un’esigenza assoluta per il nostro Paese, che deve mantenere la fiducia dei mercati, sia per contenere i costi di finanziamento sia per evitare ripercussioni che possano pesare su famiglie e imprese”. È “in questo contesto che deve essere inserita anche la correzione delle norme sui bonus edilizia adottata a metà febbraio”, ha chiarito ancora il ministro, non negando che il superbonus ha “contribuito alla ripresa economica” e che “è importante continuare a sostenere il settore”, ma ricordando anche che “i bonus edilizi riconosciuti negli ultimi due anni hanno generato finora un impatto sulle casse dello Stato di circa 117 miliardi”, a fronte di meno del 5% del patrimonio immobiliare che ne è stato interessato.

Il ministro dell’economia ha ricordato che “in questi primi mesi, l’azione di governo si è concentrata nel minimizzare il rischio di recessione attraverso interventi mirati a sostegno delle famiglie e delle imprese più colpite dal caro energia. In poco tempo e con ritmi molto serrati siamo riusciti a predisporre una legge di bilancio realista, prudente e responsabile che è stata apprezzata dai nostri partner e dai mercati”. “L’Italia – ha sottolineato ancora – ha superato egregiamente un periodo molto duro” e ora si colloca “in una posizione paradossalmente migliore rispetto alle economie europee”, grazie alla “resilienza del sistema produttivo italiano”, che è stata “uno dei fattori chiave della ripresa”.

Ma sull’inflazione il ministro ha anche voluto sottolineare che per combatterla “non basta la politica monetaria” e che “la recessione non può essere il prezzo da pagare per domarla”. “L’inflazione sembra aver preso una curva discendente, in particolare grazie ai prezzi dell’energia, ma per chi ha responsabilità politica non può non preoccupare la dinamica del carrello della spesa, prodotti alimentari in primis. È un tema di discussione condiviso con i colleghi europei”, ha proseguito Giorgetti, avvertendo che le turbolenze dei mercati e le politiche monetarie restrittive delle Banche centrali “costituiscono fattori di rischio per un Paese come il nostro, caratterizzato da un elevato livello di debito pubblico”. “L’autonomia delle Banche Centrali va rispettata. L’auspicio – ha sottolineato – è che la loro azione di politica monetaria sia orientata sia al contenimento dell’inflazione sia alla stabilità finanziaria”.

In questo contesto, ha dunque chiarito il ministro, “la capacità di assicurare un adeguato livello di investimenti, pubblici e privati, assume un ruolo centrale” ed è “necessario adottare un’ottica di sistema che coinvolga le energie migliori nella realizzazione di politiche di crescita che rendano strutturali i trend positivi osservati negli ultimi anni e garantiscano la stabilità complessiva del sistema-Paese”. Giorgetti ha citato l’export, che “è riuscito non solo a mantenere le proprie quote di mercato, ma anche a recuperare posizioni confermando anche nel 2022 una dinamica positiva, migliore rispetto a quella realizzata dai nostri principali partner europei”. Ma “il rafforzamento dell’economia è visibile anche nei dati relativi agli investimenti e all’occupazione”.

Nella stessa sezione di televoto, sono state sondate anche le valutazioni sul Pnrr. La maggioranza della platea (il 63%) pensa che sia “un passo nella giusta direzione, ma perfettibile” e per il 17,3% la valutazione è “positiva”. Dunque, anche in questo caso, la maggior parte degli operatori economici si dimostra in sintonia con l’esecutivo.

Quanto al Pnrr, che è “una priorità del governo”, Giorgetti ha ricordato davanti alla platea del Forum Ambrosetti che non da oggi rileva la necessità di un adeguamento per superare le criticità e le conseguenze della guerra. Si tratta di un’opportunità per “riorientare l’offerta privata”, ma per rendere il Paese “più dinamico, innovativo e inclusivo non basta soltanto il Pnrr. È necessario investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del Piano”. Un tema che “deve essere affrontato anche in Europa”, ha chiarito, soffermandosi anche su un altro dossier europeo centrale: la revisione del Patto di stabilità. “Il negoziato è molto complesso, non solo per nuove regole ma anche per come gestire la fase di uscita di sospensione delle regole, come gestire la fase transitoria perché ricordo che la sospensione delle regole di bilancio termina con il 31 dicembre del 2023 termina e il clima politico di rilassamento di questi anni generato dal Covid e dalla guerra attorno alle regole di bilancio non renderà semplice il ritorno a una qualsiasi regola”.

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