TikTok e altre famose applicazioni potrebbero sparire per sempre, almeno in Occidente, dove la guerra ai social e alle piattaforme di messaggistica istantanea dell’Est sta entrando nel vivo. La messa al bando totale decisa da uno stato potrebbe fare scuola nel Nord America e in Europa, e così milioni di utenti dovranno rinunciare non solo al divertimento, ma anche a una fonte di reddito.
TikTok bandito in Montana: la battaglia degli influencer
Greg Gianforte, governatore del Montana, ha firmato una legge che bandisce TikTok da tutto il territorio dello stato, che si trova nel Nord Ovest degli Stati Uniti. Il divieto è il primo nel suo genere, e sarà effettivo dal 1° gennaio 2024. Sta già dando vita a una battaglia legale da cui dipenderanno le sorti del social network cinese in tutta la federazione americana e anche nell’Unione Europea.
Molti influencer e creator hanno già avviato azioni contro lo stato, spaventati dalla possibilità di non poter più guadagnare grazie ai video sui TikTok.
La stretta UE e USA per i dipendenti pubblici con TikTok
Non è la prima volta che oltreoceano vengono prese decisioni drastiche contro la piattaforma di video brevi e che queste vengono emulate anche da questa parte del globo. La Commissione Europea ha infatti chiesto ai propri dipendenti di disinstallare TikTok dagli smartphone per motivi di sicurezza, seguendo l’esempio del Pentagono e degli uffici governativi statunitensi.
Molti governi hanno emanato una stretta sull’app per i dipendenti pubblici. Come la Francia, che ha vietato il prodotto dell’azienda Bytedance ai funzionari della Pubblica Amministrazione. Anche il governo italiano sta valutando decisioni in tal senso. Che potrebbero anche interessare Telegram e altri famosi software prodotti a Est. Ma quali sono i motivi dietro queste decisioni?
I rischi di TikTok e le ipotesi sui dati rubati dalla Cina
Le istituzioni di tutto il mondo hanno espresso forti preoccupazioni riguardo la possibilità che Bytedance possa raccogliere dati attraverso TikTok e passarli al governo cinese. A fine 2022 si contava una media di ben 1,2 miliardi di utenti attivi mensilmente sul social. Numeri enormi, che potrebbero fare la differenza per le agenzie di intelligence e le aziende.
Spiare le attività delle persone, le loro ricerche, i loro desideri e i prodotti che comprano, infatti, significa avere il potere di promuovere i propri interessi a livello internazionale, intromettersi negli affari di altri Paesi e destabilizzarne l’assetto politico attraverso la propaganda, trovare strategie commerciali ed economiche ancora più efficienti, condizionare l’opinione pubblica di una larga parte del mondo.
Cosa comporta il divieto su TikTok: polemiche e criticità
Decidere per l’eliminazione di un’applicazione dagli store Apple e Android per questi motivi potrebbe però rappresentare un grave precedente per gli Stati Uniti e l’Unione Europea. I rapporti diplomatici con la Cina – e con la Russia, se ci si dovesse muovere in questa direzione anche per Telegram – potrebbero essere ulteriormente danneggiati.
L’Occidente è già stato tacciato di portare avanti una guerra economica sleale contro la potenza orientale e le sue più importanti aziende, a colpi di dazi e censure che non piacciono ai cittadini. C’è chi addirittura si appella alla libertà di espressione, visto che i social network sono anche casa di creativi e divulgatori.
D’altro canto la Cina non si è mai mostrata particolarmente disposta ad allinearsi alle normative sulla tutela dei dati personali e la trasparenza, e le tiepide rassicurazioni arrivate da Pechino non sono bastate a fugare ogni legittimo dubbio che riguarda la raccolta delle informazioni e la loro messa in sicurezza. Bytedance ha però messo in campo alcune misure, come il blocco di TikTok – che i giovani hanno subito aggirato.
La legge, quindi, chiama direttamente in causa anche l’App Store di Apple e il Google Play Store, che dovranno impedire ai rispettivi utenti di installare TikTok a partire dall’anno prossimo, pena una multa di 10.000 dollari al giorno. La mossa arriva al culmine di una vera escalation di polemiche e critiche negli Stati Uniti nei confronti di TikTok, social di proprietà della società cinese ByteDance.
TikTok è stata sempre più nel mirino a causa dei suoi legami con la Cina e per la preoccupazione che tali legami possano rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. Per questo motivo Gianforte ha inoltre vietato l’uso di tutte le applicazioni di social media che raccolgono e forniscono informazioni o dati personali su server stranieri su dispositivi in dotazione al governo. Tra le applicazioni elencate ci sono WeChat, la cui società madre ha sede in Cina, e Telegram Messenger, fondata in Russia.
Perché TikTok non piace agli Usa
Negli ultimi mesi il Governo Federale e oltre la metà degli Stati Usa hanno vietato l’utilizzo di TikTok sui dispositivi del personale amministrativo. Inoltre, l’amministrazione Biden ha minacciato un divieto nazionale, esteso anche ai privati cittadini, a meno che la ByteDance non venda a società statunitensi le sue azioni di TikTok uscendo dalla proprietà dell’app definitivamente.
ByteDance, dal canto suo, ha sempre negato di aver mai condiviso informazioni con il governo cinese e ha ribadito la sua intenzione di non farlo in futuro, neanche quando richiesto. Quest’ultima promessa, però, è irrealizzabile visto che in Cina è legge l’obbligo per tutti (aziende e privati cittadini) di comunicare al Governo informazioni utili per la sicurezza nazionale. Sicurezza al cui interno, come è noto, ci si può mettere di tutto e di più.
Durante un’udienza bipartisan al Congresso che si è tenuta lo scorso marzo, l’Amministratore Delegato di TikTok, Shou Zi Chew, ha difeso i legami della sua azienda con la Cina.
TikTok è uno dei social network più amati al mondo, ha oltre 100 milioni di utenti negli Stati Uniti e questi divieti stanno portando incertezze soprattutto per i creator che hanno scelto di utilizzare questa piattaforma per i ricchi programmi di monetizzazione dei contenuti.
TikTok pronta a fare ricorso
La risposta di TikTok è stata immediata e netta. La società ha rilasciato un comunicato in cui afferma che la legge del Montana, che vieta l’accesso a TikTok, viola i diritti costituzionali dei cittadini dello Stato. L’azienda si impegna a difendere i diritti degli utenti, ovunque essi si trovino, e non intende arretrare di un passo.
La pensano esattamente allo stesso modo Samantha Alario, Heather DiRocco, Alice Held, Carly Ann Goddard e Dale Scout, i sei creator con un nutrito gruppo di follower su TikTok che hanno citato in giudizio il procuratore generale del Montana, Austin Knudsen: secondo i tiktoker il divieto violerebbe il primo emendamento della Costituzione americana, quello che tutela la libertà di pensiero, di parola e di stampa