Per fronteggiare la carenza di manodopera che affligge alcuni settori produttivi in Europa la soluzione è molto semplice: aumentare gli stipendi. È quanto mette in evidenza una ricerca pubblicata oggi dalla Confederazione europea dei sindacati (CES)

Un’analisi dei tassi di posti vacanti e dei salari in 22 Paesi europei mostra che le aree con le più forti carenze di manodopera pagano in media il 9% in meno rispetto ai settori in cui è più facile assumere.

In 13 dei 22 Stati membri dell’UE per i quali sono disponibili i dati  i settori in cui la carenza di manodopera si è fatta sentire tra il 2019 e il 2022 offrono sono anche gli stessi che hanno registrato i salari più bassi. I maggiori divari salariali tra i settori con i maggiori e i minori aumenti della carenza di manodopera sono stati riscontrati in Italia (4,17 euro l’ora), Lussemburgo (4,16 euro), Germania (3,26 euro), Paesi Bassi (2,49 euro) e Grecia (1,51 euro).

“Una retribuzione dignitosa è un bene per i lavoratori, per i datori di lavoro e per l’Europa. I bassi salari alimentano la crisi del costo della vita, mentre la carenza di manodopera danneggia i risultati economici e i servizi pubblici europei. Da questi dati emerge chiaramente che i bassi salari sono uno dei principali fattori che determinano le sfide europee in materia di assunzion”, ha commentato la segretaria generale della Confederazione Esther Lynch.  “L’Europa deve essere un luogo ideale per lavorare. Già negli anni ’80 Delors aveva promesso ai lavoratori europei il diritto alla formazione permanente. È giunto il momento di mantenere questa promessa fondamentale per l’Europa sociale. Ciò significa investire in posti di lavoro di alta qualità, in permessi retribuiti per la formazione dei lavoratori, in una transizione equa, in condizioni sociali che garantiscano che le aziende investano in un’economia di mercato”.