All’appello ormai manca solo l‘Italia visto che è arrivata la firma di tutti i paesi della moneta unica, comprese Germania e Croazia. Il Ministro dell’Economia Giorgetti temporeggia da un po’ con l’Europa e ai tavoli europei chiede in cambio del sì contropartite come l’Edis, uno strumento di garanzia comune sui depositi. Ma i partner non transigono: se ne potrà discutere solo dopo che Roma avrà firmato il Trattato.
MES, Italia cede
Giorgetti sa che non sarà affatto facile superare le resistenze sul MES in particolare della Lega ma anche all’interno di Fratelli d’Italia ma può contare sulla maggior flessibilità da parte di Forza Italia che affida la propria posizione al Ministro degli Esteri Tajani. “Io non sarei contrario, ma se il regolamento non è sufficientemente europeista alcune riserve le abbiamo anche noi di Forza Italia, in teoria favorevoli”. La strada comunque sembra ormai segnata con buona pace di quanti sullo strumento hanno da sempre più di qualche perplessità (per usare un eufemismo). La proposta di legge di ratifica del Mes approderà, infatti, in Aula alla Camera per la discussione generale il 30 giugno. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
La vicenda è di antica memoria: bisogna infatti tornare alla fine del 2019, quando Premier era ancora Giuseppe Conte. Al termine di una complicata trattativa, la riunione dei ministri finanziari della zona euro decise la riforma del cosiddetto “Mes” (Meccanismo europeo di stabilità) più conosciuto come Fondo salva-Stati. Marchiato come una sorta di lettera scarlatta per l’austerity imposta ai Paesi finiti sotto programma di assistenza finanziaria (in particolare la Grecia, ma non solo), fu riformato per renderlo uno strumento anti-crisi più flessibile che prevedesse anche un “atterraggio più morbido” in caso di crisi bancarie.
Parlamento discute ratifica, la data
Intanto, nei giorni scorsi è arrivata anche la spinta del commissario Ue all’economia, “In Italia il MES, non so perché, è vissuto come se fosse la Spectre e non lo è, è un organismo intergovernativo che è servito ad affrontare la crisi del debito sovrano di alcuni paesi”, ha detto Paolo Gentiloni, nel corso di un dibattito al Festival dell’Economia di Trento. Nessuno pensa che l’Italia lo possa o tanto meno che lo debba utilizzare”, ha proseguito. “Il mio suggerimento è, rispettando l’impegno preso un paio di anni fa, di andare verso questa ratifica, chiarendo che non c’è nessuna disponibilità, interesse, ipotesi italiana a ricorrere a questo meccanismo per ragioni legate al debito sovrano. Dobbiamo essere sicuri delle condizioni in cui è il nostro paese che non sono per nulla allarmanti dal punto di vista del debito, – ha concluso Gentiloni – però farsi del male dal punto di vista della reputazione su una vicenda circoscritta a mio parere è un errore, ma spetta al parlamento e al governo italiano decidere, non alla Commissione”.
“Il problema è duplice – ha spiegato Gentiloni -, il primo è un problema di reputazione di uno Stato. Questa ratifica è successiva a un accordo unanime di 27 paesi e gli impegni internazionali andrebbero mantenuti”. “Secondo, questa ratifica – ha proseguito – riguarda un emendamento allo statuto del meccanismo che lo rende più utile in caso di crisi più circoscritte, come un secondo livello di difesa in caso di crisi bancaria. Le crisi bancarie non sono all’orizzonte, ma non si vede perché dovremmo noi essere preoccupati da questa evoluzione. Anzi, se l’Italia ratificasse avrebbe a mio parere più titolo e più voce nel capitolo che si aprirà per dare a questo organismo una funzione più positiva”.