‘I partiti che nel 2019 criticavano il Mes non possono dire oggi che si erano sbagliati. Per questo si sta cercando di inserire il trattato in un contesto più ampio. Dico sì al fondo salva-Stati se, in cambio, ottengo qualcosa sugli altri dossier, dal Pnrr al patto di Stabilità, giusto per fare un esempio. Se giocassimo una partita a scacchi, la riforma del Mes più che una torre equivarrebbe a un pedone. Voglio dire che non c’è molto da scambiare. Però il governo potrà dire di aver ottenuto qualche cosa. Sottoscrivere il Mes non significa utilizzarlo, ma solo sostenere quei Paesi che non stanno facendo il loro dovere per mantenere in equilibrio i conti e possono essere esposti ad attacchi speculativi. Siamo nell’ambito dei ‘Transmission Protection Instrument (Tpi)’, gli scudi varati dalla Bce nel 2022 per evitare, ad esempio, che attacchi speculativi penalizzassero i titoli di stato dei Paesi più indebitati. È ovvio che, naturalmente, se un Paese ha fatto qualcosa di sbagliato potrà accedere alle risorse solo se mette a posto le sue politiche. A ben vedere è anche la logica del Pnrr solo che qui rischia di perdere solo parte delle risorse assegnate. Se l’Italia alla fine dovesse decidere di non firmarlo, non sarebbe una catastrofe però ci sarebbero conseguenze negative. Perderemmo un po’ di credibilità. Ma, quello che forse è ancora più importante, il Mes non sarebbe nelle condizioni di poter prestare al Fondo di Risoluzione delle crisi bancarie circa 80 miliardi di euro. E dopo anni che abbiamo ripetuto di non aver sufficienti risorse da mettere in campo in caso di crisi bancarie, sarebbe sicuramente un controsenso’, è il punto di vista sul Mes di Carlo Cottarelli.
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