Bankitalia: ‘Il Pil si è fermato in primavera’

Si conferma una fase calda per i conti pubblici italiani,   alle prese per altro con i ritardi nelle erogazioni delle rate del Pnrr che potrebbero avere un impatto sulla necessità di ricorrere al mercato.

Intanto, dai dati Bankitalia aggiornati allo scorso maggio emerge che il debito delle amministrazioni pubbliche è “aumentato di 4,8 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.816,7 miliardi”.

Un aumento che via Nazionale riconduce “sostanzialmente” alle amministrazioni centrali (4,6 miliardi). “Il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (15,8 miliardi) e l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (1,7 miliardi) – prosegue la Banca d’Italia – hanno più che compensato la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (12,7 miliardi, a 27,6 miliardi)”.

Il Pil si è fermato a primavera

Dal nuovo bollettino di via Nazionale, inoltre, emerge anche il deterioramento del quadro economico. Gli economisti di Palazzo Koch annotano che la crescita economica dell’Italia, “dopo il rimbalzo del primo trimestre”, si è “interrotta”, e il Pil “è rimasto pressoché invariato in primavera”. Aggiornando le previsioni dello scorso mese, Bankitalia mantiene la crescita quest’anno comunque all’1,3%, mentre nel 2024 e nel 2025 viene limata allo 0,9 e all’1% rispettivamente.

Sul capitolo prezzi, per vedere una “brusca frenata” dell’inflazione bisogna aspettare il 2024: “L’inflazione – si legge nel Bollettino – si porterebbe al 6% per cento nella media di quest’anno, e scenderebbe al 2,3% nel 2024 e al 2,0% nel 2025”. Alla base del ribasso, “gli effetti diretti e indiretti del calo dei prezzi delle materie prime energetiche”. Secondo gli economisti di via Nazionale, in Italia “rimangono contenuti i rischi di una spirale salari-prezzi”.

L’inflazione di fondo, attesa al 4,5 per cento nella media dell’anno in corso, raggiungerebbe il 2,0 per cento alla fine del triennio di previsione”.

Tra i rilievi di Palazzo Koch, anche il ritorno degli investitori esteri sui Btp. “Dopo un periodo prolungato in cui le vendite erano state superiori agli acquisti – si legge – gli investitori esteri hanno manifestato un rinnovato interesse per i titoli italiani. Nei primi quattro mesi dell’anno gli investimenti esteri di portafoglio sono stati pari a 16,4 miliardi, quasi interamente in obbligazioni, di cui 10,4 miliardi in titoli pubblici”. Il rientro delle tensioni sul comparto bancario “ha favorito un calo della volatilità implicita nei contratti derivati sul titolo di stato decennale Italiano, che è ritornata su valori di poco superiori a quelli prevalenti prima dell’avvio del ciclo di restrizione della politica monetaria nel dicembre 2021”. Sul calo dello spread Btp-Bund, notano gli economisti di via nazionale, ha influito l’esito “molto positivo” delle aste di giugno “che ha concorso all’attenuazione dei timori sulla capacità di rifinanziamento del debito pubblico”.

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