Ispettori della Farnesina all’estero contro l’immigrazione clandestina

Per il deputato Ylenia Lucaselli “la conferenza internazionale sullo sviluppo e le migrazioni è la prova tangibile di come il premier Meloni, e con lei tutto il governo, stiano improntando un cambio di approccio sul tema flussi e sulle relazioni con l’Africa”, mentre un altro deputato, Sara Kelany, evidenzia che “la visione strutturale e sistemica del problema è al centro dell’attività del governo ed il coinvolgimento dei Paesi dell’area mediterranea, del Corno d’Africa e dei Paesi arabi è una tappa fondamentale per l’avvio di quel processo virtuoso che porterà cooperazione per lo sviluppo e azioni concrete per spezzare il traffico dei migranti”. Per il senatore Paolo Marcheschi la conferenza “è una svolta, che produrrà risultati destinati a cambiare in meglio la storia contemporanea delle migrazioni e dei rapporti tra Nazioni del Mediterraneo”, mentre sempre da Palazzo Madama, la senatrice Cinzia Pellegrino dichiara che “”finalmente si percorre la strada di un approccio organico, che non si basa esclusivamente sulle emergenze e che prevede il sostegno allo sviluppo locale in una chiave di reale aiuto e mai più in maniera predatoria, come invece è stato sinora”.

La Conferenza di Roma, la riapertura della rotta con Tripoli, in parte anche la vicenda Zaki, dimostrano come grazie al governo Meloni c’è una considerazione diversa da parte dei paesi africani verso l’Italia. Il premier è andata ben oltre la politica di gestione dell’emergenza guardando al famoso “Piano Mattei“, elaborato dal grande presidente dell’Eni nel dopoguerra. La sintesi di un ragionamento politico e culturale che trova tracce nel pensiero della Chiesa sulla necessità di una reciprocità con l’Africa e che fa da contraltare alla visione costantemente colonialista registratasi da parte dell’Occidente nel XX secolo e nei primi anni del ventunesimo. L’Italia in pochi mesi si è liberata dalla dipendenza energetica russa. E vuole finalmente recitare un ruolo da protagonista in un Mediterraneo che ancora oggi è il terminale di tante questioni geopolitiche rilevanti che riguardano il mondo.

La decisione di inviare ispettori della Farnesina in Pakistan, Sri Lanka e Bangladesh  dimostra quanto la politica estera e migratoria dell’Italia non chiuda più gli occhi di fronte a casi di dubbia se non palese illegalità.

Di fronte a quanto emerso  ci viene il dubbio che le ingenti presenze soprattutto nelle città metropolitane di migranti provenienti dal sud est asiatico siano strettamente connesse a una rotta migratoria gestita dalla criminalità organizzata con tanto di basisti a Roma. Meno invadente di quella del nord Africa ma proprio per questo più inosservata e penetrante, con numeri impressionanti e indisturbati.

Un vero e proprio racket sgominato dal deputato di Fratelli d’Italia, Di Giuseppe (eletto all’Estero). La questione riguarda infatti un giro illecito di visti in ingresso nel nostro paese, permessi di soggiorno di lavoro e turistici, in particolare riguardo agli arrivi dal Bangladesh, dal Pakistan e dalle Filippine. Con la possibilità di allargarsi anche in Turchia, visto che questo business illegale sembrava essere in piena espansione. E proprio per via di questo sviluppo dell’attività criminale, a Di Giuseppe, data la sua recente elezione, è stato proposto di unirsi. Proposta che l’onorevole non si è limitato a rispedire al mittente, ma che ha preferito approfondire, in accordo con la Guardia di Finanza di Roma, per poter sgominare la banda.

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