Naufraga, come da previsioni, la mozione di sfiducia individuale in Senato contro il ministro del Turismo, Daniela Santanchè. Un naufragio annunciato, che ottiene l’effetto di spaccare l’opposizione (con i senatori di Calenda e Renzi che non hanno partecipato al voto) e di ricompattare la maggioranza di governo.
Sul voto di sfiducia alla Santanchè «c’è stato un responso democratico, considero questo dato molto chiaro, un segnale di democrazia e libertà», ha commentato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel corso della cerimonia del Ventaglio con la stampa parlamentare. «Onestamente non ricordo casi di mozioni di sfiducia individuali per fatti precedenti all’assunzione dell’incarico ministeriale».
Un dato è certo, come nota Giovanni Donzelli, con la bocciatura della mozione di sfiducia proposta dalle opposizioni, «Santanchè avrà non il diritto ma il dovere di lavorare serenamente come ministro, pensando solo all’interesse del turismo italiano».
Anche per Gianluca Caramanna di FdI, «la Santanché a questo punto ha l’obbligo di andare avanti, continuando l’ottimo lavoro fatto insieme al governo in questi primi mesi, certificato dai numeri record registrati dal settore. C’e’ ancora tanto da fare – ha notato il capogruppo FdI in commissione Turismo della Camera – e lo faremo con la nostra solita concretezza, investendo sempre di piu’ in un comparto che si conferma, giorno dopo giorno, un traino per l’economia italiana».
Tuttavia la posizione della Santanché resta politicamente critica, perché la nuova accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato potrebbe portare ad un rinvio a giudizio il prossimo autunno, e a quel punto per Giorgia Meloni sarebbe impossibile non chiederle un passo indietro. Anche perché buona parte di Fratelli d’Italia non è disposta a immolarsi per la Santanché, così come la Lega. Tanto meno con altri due casi scottanti aperti, cioè quelli relativi a La Russa e Del Mastro. E per il presidente del Consiglio potrebbe essere l’occasione per mettere mano alla squadra di governo con un rimpasto che potrebbe riguardare altri tre o quattro ministri.
“Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Giorgia Meloni salvano la Ministra Santanchè nonostante abbia platealmente mentito al Parlamento e ai cittadini, nonostante condotte incompatibili col suo ruolo istituzionale, nonostante il chiaro conflitto di interessi. Noi abbiamo orgogliosamente votato la sfiducia al Ministro, qualche altra opposizione ha preferito disertare il voto abbandonando l’Aula. In situazioni come queste disertare è essere complici”. Lo scrive, in un post su Facebook, il presidente del M5S Giuseppe Conte a proposito del voto con cui il Senato ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo Daniela Santanchè.
“In qualsiasi grande Paese oggi Santanchè non sarebbe più Ministra. In qualsiasi grande Paese il Premier l’avrebbe accompagnata alla porta già da giorni”, scrive ancora il leader M5S.
Tuttavia, come detto, la posizione del ministro del Turismo è tutt’altro che salda. “La mozione di sfiducia che stiamo per rispedire al mittente, cioè ai 5 Stelle, è un passaggio obbligato. Il vero pericolo, per Daniela, arriverà dalla pressione dei giornali e dei social: diventasse insostenibile, la Meloni, per non rischiare un contraccolpo di immagine e credibilità, potrebbe chiederle di dimettersi. A quel punto, diciamo tra ottobre e novembre, è probabile e possibile che la premier colga al volo l’occasione per attuare pure un bel rimpasto”. Questo ciò che ha raccolto Fabrizio Roncone del Corsera da due senatori anonimi leghisti dopo il voto in Aula.
“Daniela è passata da Pomicino a Di Pietro, da Berlusconi a Storace. No, non è una di noi” – sussurra invece qualcuno di Fratelli d’Italia. Tuttavia è molto legata a uno dei fondatori del partito, Ignazio La Russa: amicizia profonda e affari in comune, compreso quello sulla villa del sociologo Francesco Alberoni, comprata e rivenduta nel giro di un’ora — guadagno di un milione di euro — da Laura De Cicco, moglie del presidente, e da Dimitri Kunz, compagno della Santanchè. Altro tema che mette il ministro in una posizione scomoda in prospettiva.
Secondo il report del sito Dagospia, prende corpo l’idea di un rimpasto di governo tra settembre e ottobre. Le voci da Palazzo Chigi sostengono che Giorgia Meloni, oltre alla Santanché, voglia spingere Salvini a congedare il ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, e convincere Tajani a scaricare l’impalpabile ministro dell’ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Sempre secondo Dago, Meloni vorrebbe accompagnare all’uscita anche il ministro dello sport, Andrea Abodi, da lei scelto in quota Fratelli d’Italia.