Mercoledì 9 agosto con “Mumble Mumble – Ovvero confessioni di un orfano d’arte” scritto da Emanuele Salce e Andrea Pergolari, una produzione Altra Scena. Sul palco Emanuele Salce e Paolo Giommarelli sono guidati da Timothy Jomn. “Mumble Mumble” è un racconto in tre tempi in cui Emanuele Salce narra impudicamente le vicende di due funerali e mezzo (e le gesta dei protagonisti che in quei giorni si distinsero). Nel primo racconto, quello di suo padre Luciano, quando aveva poco più di vent’anni e, reduce da una nottata di eccessi etilici, si trovò a dover gestire da solo l’accadimento affrontando, nelle condizioni peggiori, una realtà a lui sconosciuta ed assai scomoda fra para-parenti a caccia di lascito, addetti alle onoranze funebri che lo inseguivano con cataloghi di bare e la ragazza per cui spasimava che non gli si concedeva. Nel secondo, quello di Vittorio Gassman, marito di sua madre, vissuto da trentenne più lucido e consapevole, in cui si assiste ad un vero e proprio Carnevale del sacro e del profano, fra autorità politiche improbabili e presenzialisti d’ogni risma: dai colleghi minori, a venditori d’automobili, religiosi frustrati, furfanti che nella calca stappavano bottiglie di vino pregiate per concludere il tutto con la semifinale degli Europei del 2000 Olanda – Italia con scene da stadio. Nel terzo (metaforicamente) il suo: vissuto attraverso l’incontro con una bionda australiana e una défaillance occorsagli in un museo di Sydney, con un finale in crescendo, fino a giungere ad una vera e propria liberazione non solo simbolica. Quest’ultimo, ha catturato l’attenzione di Sandro Veronesi che, nel suo ultimo romanzo “Terre rare” scrive: “La storia narrata nel capitolo dieci della prima parte non è farina del sacco dell’autore, è una cover dello strepitoso monologo autobiografico di Emanuele Salce contenuto nel suo spettacolo intitolato “Mumble mumble – ovvero confessioni di un orfano d’arte”. Oltre al ringraziamento per il permesso di rielaborarla, l’autore gli rivolge tutta la propria ammirazione”. A fare da contraltare in scena lo spettatore-regista Paolo Giommarelli, ora complice, ora provocatore della confessione, passando con candida disinvoltura da Achille Campanile a Petrarca fino ad un trattato di procto-gastroenterologia.
Paola Quattrini e Domenico Pantano saliranno sul palco del TBM accompagnati da Sebastiano Colla, Nicolò Giacalone, Giorgia Guerra e Adele Masciello giovedì 10 e venerdì 11 agosto. In scena“Ecuba” di Euripide – produzione C.T.M. Centro Teatrale Meridionale – di cui Livio Galassi cura adattamento e regia.Grande prova di attrice per uno dei testi più alti della drammaturgia di ogni tempo. La tragedia di Ecuba, il suo inconsolabile strazio per la perdita dei suoi cari, della patria, della propria dignità, non è relegata in un mito lontano ma echeggia, purtroppo, di sconsiderata attualità. Caduta Troia, schiava di Agamennone, oltre ai precedenti lutti, Ecuba dovrà affrontare il sacrificio dell’amatissima figlia Polissena, che lo spettro di Achille esige sulla propria tomba per placare i venti contrari che hanno costretto la flotta achea a un forzato approdo in Tracia. E a quelle rive le onde trascinano il corpo assassinato di Polidoro, il figlio giovinetto mandato a Polimestore, re di quella terra, perché proteggesse lui e il tanto oro che con sé portava, messo in salvo per i sopravvissuti. Atroce il suo dolore di madre quanto atroce la sua vendetta, senza ombra di rimorso… e senza luce di riscatto. La regia sfoglia rispettosa queste pagine immortali, analizza parole e struttura e, dal 424 a.C., li trasporta in un’epoca senza tempo, che è ieri, che è oggi e che, con reiterata e sempre delusa speranza, ci auguriamo che non sia domani. Paola Quattrini impreziosisce la stilizzata ricostruzione arricchendola della sua encomiabile capacità di interprete, sensibile, eclettica, intensa, che solo una vita di dedizione al teatro può costruire. Musiche originali Luciano Francisci e Stefano Conti; Scene Giovanni Nardi; Costumi Rocre; Direzione di palco Domitilla Schettini; Organizzazione Generazioni Spettacolari.
La comicità approda sul palco del TBM con “Come far la franca” sabato 12 agosto, produzione Nata Teatro, di e con Mirco Sassoli accompagnato dalle musiche dal vivo di Lorenzo Bachini. Un omaggio a Franca Valeri e ai suoi dissacranti personaggi, ognuno perso in una maschera indossata per ogni eventuale circostanza che la quotidianità offre, forse per non rendersi conto del vuoto che realmente li circonda. Un viaggio attraverso la loro universalità e attualità, senza dimenticare quella sottile ironia e raffinatezza che li contraddistingue. Uno spettacolo cinico e snob, perché, come direbbe Franca: “Lo snobismo una volta era l’arte dell’intellettuale, oggi è l’arte dei mediocri”. Luci Emilio Bucci.
In prima nazionale, domenica 13 agosto, chiude la settimana “Aulularia” da “L’avaro” di Plauto, una produzione Teatro Belli di Antonio Salines. Per la versione di Roberto Lerici e la regia di Carlo Emilio Lerici in scena Gigi Savoia e Francesca Bianco affiancati da Fabrizio Bordignon, Francesca Buttarazzi, Giuseppe Cattani, Germano Rubbi, Alessandra Santilli, Susy Sergiacomo, Roberto Tesconi e Tonino Tosto. Una briosa commedia liberamente tratta dalla plautina Aulularia lo stesso testo su cui Molière forgiò “L’Avaro”. La pièce, pur cavalcando nuove ricostruzioni, rispetta lo spirito plautino. Un fantastico lavoro di tessitura: arguzie, doppi sensi e tante risate che è saltato dalla stoffa degli attori. Il vecchio Catenaccio ha scoperto sotto terra nella sua abitazione una pentola piena d’oro e vive nel costante terrore che gli venga sottratta. Anche quando il suo ricco vicino Cicorione viene a chiedergli in sposa sua figlia Lucia, Catenaccio sospetta che si tratti di una manovra per scoprire il suo oro; alla fine però accetta, precisando che Cicorione prenderà Lucia senza dote e pagherà tutte le spese del matrimonio, previsto per il giorno stesso. Catenaccio non sa che sua figlia è rimasta incinta di Lupetto, nipote di Cicorione, e che lui vorrebbe sposarla. Intanto è arrivato il cuoco chiamato per cucinare il banchetto nuziale, e Catenaccio sentendolo più volte pronunciare la parola “pentola”, pensa che sia un ladro e lo malmena. Per sicurezza, però, Catenaccio sposta la pentola nel tempio della dea Fede. Saetta, servo di Cicorione, vede Catenaccio nascondere la pentola e fa per prenderla, ma prima che possa farlo Catenaccio la sposta nel bosco sacro al dio Silvano; questa volta il servo gliela ruba e la nasconde in casa di Cicorione. Lupetto intanto, ha spiegato a suo zio la situazione ed ha ottenuto il consenso a chiedere in sposa Lucia. Quando va a parlare con Catenaccio, tuttavia, il vecchio è disperato perché si è accorto della
sparizione della pentola, e tempesta di domande Lupetto, il quale pensa che il vecchio stia parlando di sua figlia e della sua gravidanza. Saetta, poi, offre la pentola a Lupetto, cercando di comprarsi la libertà; qui il testo plautino si interrompe bruscamente..Musiche Francesco Verdinelli; Scene e costumi Annalisa Di Piero.
Teatro Tor Bella Monaca – Arena Teatro Tor Bella Monaca
Via Bruno Cirino angolo Via Duilio Cambellotti raggiungibile con Metro C o Linea Bus 20 Per informazioni e prenotazioni: Botteghino: dal martedì alla domenica dalle 10,30 alle 21,30 BIGLIETTI |