PERGINE VALSUGANA. Torna a far discutere il nuovo sistema di gestione dei buoni pasto per i dipendenti provinciali in vigore dal 1° luglio 2023: l’amministrazione comunale di Pergine ha rilevato il calo dei locali aderenti al nuovo servizio sostitutivo di mensa. «Non possiamo che rallegrarci – spiega Nicola Bellè – per l’ipotesi di aumento del buon pasto, ma dobbiamo rilevare che questo non risolvere il problema dei costi eccessivi a carico degli esercenti che hanno causato le defezioni di molti esercizi». Fontanari: «Servizio sotitutivo di mensa snaturato: un terzo degli aderenti sono supermercati».
Il Consiglio Comunale di Pergine Valsugana ha affrontato la questione del servizio sostitutivo di mensa per i propri dipendenti. «Dal 27 marzo è diventata operativa – ha dichiarato ai media locali il vicesindaco Daniela Casagrande – a livello provinciale la nuova convenzione che ha rideterminato l’aggiudicataria della gara. Il Comune di Pergine, vista la nuova convenzione provinciale, ha dovuto recedere dal contratto e affidare il servizio alla società aggiudicataria dal 1° luglio». Rispetto al precedente sistema si è assistito ad un calo degli esercizi aderenti: per risolvere il disservizio il Comune ha proposto l’ipotesi di aumentare l’importo del buono.
«Siamo assolutamente favorevoli – spiega Nicolà Belle, titolare del ristorante Antiche Contrade di Pergine e consigliere dell’Associazione ristoratori del Trentino – all’aumento dell’importo dei buoni pasto, ma questo non modifica l’incidenza dei costi che il nuovo sistema grava sulle imprese: con il servizio in house della PAT le commissioni erano pari allo 0%, consentendo agli esercenti di non lavorare in perdita. Oggi le nuove commissioni, 7,73% (anche maggiori della soglia fissata a livello nazionale al 5%) hanno costretto molti operatori a recedere dal servizio, creando indubbi disagi ai dipendenti ma salvaguardando il bilancio aziendale».
Quanto emerso a Pergine è la dimostrazione di quanto l’Associazione ristoratori ha sostenuto fin dalla prima ora: il nuovo sistema di gestione del servizio sostitutivo di mensa è profondamente iniquo per le imprese, con costi che ricadono in toto sull’esercente. Il sistema precedente, a commissione zero, era virtuoso per ogni elemento coinvolto, cioè amministrazione pubblica, dipendenti, esercizi, e garantiva qualità e scelta nel servizio. L’Associazione è altresì perplessa sull’estensione discutibile del servizio che ora viene erogato: risulta, infatti, che oltre un terzo degli esercizi aderenti ad oggi sia composto da supermercati, il che snatura il significato stesso del servizio sostitutivo di mensa. L’Associazione ristoratori da tempo è in prima linea per riportare questo strumento alla vera funzione a cui è stato introdotto.