“La destra non si sta spaccando. Purtroppo in Italia abbiamo una sinistra illiberale che pensa di censurare più dei Tribunali e delle scelte stesse dei militari”. Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia, parla a Forte dei marmi in occasione della tappa della campagna del partito ‘L’Italia vincente’. L’esponente del partito del premier a ha dovuto ribadire alcuni concetti sul caso del Generale Vannacci. Le opposizioni cavalcano il filone come forsennati, nonostante da subito Donzelli, in un’intervista al Corriere della Sera, avesse ribadito l’assoluto rispetto dei ruoli che si è dimostrato in questa vicenda scatenata dal libro “Il mondo al contrario”. Non c’è alcuna spaccatura interna nella destra: “Crosetto da ministro ha fatto quello che doveva fare come deve fare un buon ministro: cioè ha chiesto, da uomo delle istituzioni, agli organismi militari di verificare se le cose dette da Vannacci erano o no un’infrazione del regolamento militare. Crosetto ha fatto il suo dovere. Qualcuno ha fatto anche degli esposti, quindi sarà la magistratura che valuterà se Vannacci ha fatto reato.
Guido Crosetto è pronto a far l’ingresso ufficiale nella lista delle riserve della Repubblica. Con il caso Vannacci, il generale rimosso dagli incarichi di vertice dopo la pubblicazione del libro «Il Mondo al contrario», è arrivata la spinta decisiva. In realtà quello di ottenere un profilo istituzionale, bipartisan (con un occhio alzato verso il Colle), è un obiettivo al quale il ministro della Difesa lavora da tempo. Precisamente, dal 22 gennaio del 2022: una data che segna uno spartiacque tra il Crosetto fondatore e leader di partito e il Crosetto che sogna l’abito della riserva della Repubblica. Nel gennaio del 2022 la partita per l’elezione del presidente della Repubblica è incartata. Il centrodestra, con la maggioranza dei Grandi Elettori, non riesce a trovare l’asso. Giorgia Meloni prova a smuovere le acque e annuncia: «Votiamo Crosetto». La mossa politica plana su un candidato di bandiera. Lo scrutinio regala una sorpresa: Fdi ipotizza di raccogliere 50, al massimo 60, voti sul candidato di partito. Il responso è clamoroso: 114 voti per Crosetto. Più del doppio dei voti dei Grandi elettori di Fdi. Il dato politico è chiaro: Crosetto ha raccolto voti (molti) anche tra grillini e Pd. Da quel giorno il fondatore di Fdi cambia registro e strategia. Ha un solo obiettivo in testa: essere la riserva della Repubblica in quota centrodestra. Con il M5s il rapporto è fantastico. Michele Gubitosa, braccio destro di Giuseppe Conte, lo voterebbe subito presidente della Repubblica. Angelo Tofalo, ex sottosegretario alla Difesa e grillino della prima ora, è un fan scatenato di Crosetto.
Il caso Vannacci è stata una consacrazione. Angelo Bonelli, leader dei Verdi che non fa sconti a nessuno, dice di lui: «La posizione del ministro Crosetto sul caso Vannacci è ineccepibile». Stefano Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna che ha aperto la guerra contro il premier Meloni sull’alluvione, promuove il titolare della Difesa: «Ha fatto bene». I renziani fanno scudo al ministro contro chi osa criticarlo: «La posizione del ministro della Difesa è corretta e gli attacchi che gli sono stati rivolti sono ingiustificati – dice l’ex capogruppo Iv Raffaella Paita. Il ministro già pregusta l’incoronazione tra le riserve delle Repubblica. Raccoglie il frutto del lavoro. Quando Meloni e Mattarella l’hanno voluto alla guida del ministero della Difesa, lui ha obbedito. Da buon servitore dello Stato e delle istituzioni. Affermazioni che ama ripetere in questi giorni. Il suo arrivo al ministero non ha scatenato terremoti. Alla Difesa è stata ribattezzata la «pax crosettiana». Niente spoils system: i generali scelti da Conte e Guerini sono stati quasi tutti confermati. Cambi con il contagocce e scelte tutte ispirate da merito e alto profilo. Zero lottizzazioni. Alla potentissima agenzia Industrie Difesa è stato riconfermato Nicola Latorre, uno che viene dalla vecchia sinistra. Una pax, insomma che potrebbe ritornagli utile in futuro”.
Dopo aver preso immediatamente le distanze dal generale Roberto Vannacci e dal suo libro autoprodotto dai contenuti omofobi e sessisti, l’esercito è passato ai provvedimenti. Vannacci è stato rimosso dalla guida dell’Istituto geografico militare di Firenze: da domenica 20 agosto ha preso il suo posto il generale Massimo Panizzi, che in passato è stato portavoce dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola quando era ministro della Difesa all’interno del governo Monti.
La delicatezza della situazione ha suggerito che non venisse organizzata alcuna cerimonia di avvicendamento. Per quanto concerne Vannacci, verrà trasferito a Roma e sarà a disposizione del Comando delle forze operative terrestri. Un provvedimento scontato quanto doveroso, dato che il generale è pur sempre un rappresentante dell’esercito e ha creato grave imbarazzo con il suo libro dai contenuti fuori di testa. Il ministro Guido Crosetto era stato subito perentorio sull’argomento: “Non vanno, in alcun modo, utilizzate le farneticazioni personali di un generale, ancorché in servizio, per polemizzare con la Difesa e le Forze armate”.
“Il generale Vannacci – ha aggiunto il ministro – ha espresso opinioni personali che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione repubblicana. Per questo sarò avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto”. Da segnalare, inoltre, il fatto che lo Stato maggiore dell’esercito aveva comunicato a Crosetto di non essere a conoscenza dei contenuti espressi nel libro, dato che non erano stati sottoposti ad alcuna autorizzazione e valutazione da parte dei vertici militari.
Il primo comma dell’articolo 1472, rubricato «Libertà di manifestazione del pensiero», del Codice dell’ordinamento militare (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66) statuisce:
«I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare (o di) servizio per i quali deve essere ottenuta l’autorizzazione».
Questo è in realtà il motivo del trasferimento del generale Vannacci o, se vogliamo, l’escamotage che ha consentito il trasferimento del generale Vannacci.