La caccia alle risorse per la prossima manovra si intreccia con un braccio di ferro con l’Europa visto che gli spazi di spesa dipendono anche dalle regole di bilancio comunitarie. Regole sulle quali al momento regna l’incertezza. Parlo, ovviamente, del Patto di Stabilità composto da una serie di norme che limitano le possibilità dei vari Stati di indebitarsi. Quelle attuali sono congelate dall’inizio della pandemia, con la conseguenza che dal 2020 i vincoli sono stati allentati. In pratica, mani più libere, in modo da poter sostenere con soldi pubblici la ripresa. L’obiettivo di Bruxelles è quello di usare parametri più flessibili, in modo da permettere a ciascun Paese aggiustamenti più graduali. Questa è quanto sostenuto dalla Commissione Europea, sulla quale un accordo va trovato entro fine anno. Il governo è critico verso Paolo Gentiloni, Commissario europeo dell’Economia, visto che, dal loro punto di vista, non sosterrebbe la causa italiana. Il governo italiano è ben consapevole dell’altissimo debito acquisito e teme di dover subire controlli stringenti e vorrebbe che alcune spese per investimenti considerati strategici – quelli per la Difesa, il digitale e la Transizione verde non fossero conteggiati come deficit. In assenza di un’intesa europea sul Patto di Stabilità, e alle prese con una manovra in cui mancherebbero due terzi dei trenta miliardi necessari, Giorgia Meloni propone di prolungarne la sospensione. ‘La situazione è ancora eccezionale’, l’Europa lo capisca – dice Giorgetti – o si rischia l’autolesionismo. A scanso di equivoci sul tema è intervenuto anche il Mef con una nota ufficiale che fa trapelare quanto il negoziato con Bruxelles sia delicato e dirimente: ‘Il ministro non chiede la proroga della sospensione della clausola del Patto di stabilità in vigore fino al 31/12/23 ma ha espresso l’auspicio che entro la fine dell’anno sia approvata la riforma del patto di stabilità in modo da poter entrare in vigore al posto delle vecchie regole dal 1 gennaio 24’. Una posizione che appare inaccettabile per i Paesi più votati al rigore guidati dalla Germania, finita intanto nel mirino perché avrebbe truccato i conti, nascondendo debito con artifici contabili in contrasto con le regole europee. Chi era presente al vertice a Palazzo Chigi sulla manovra 2024 ha raccontato che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni la pensa esattamente come il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. ‘Lavora contro l’Italia (Gentiloni, ndr)’ è il pensiero espresso durante il summit sia da Meloni sia da Salvini. Retroscena confermato dalla premier stessa che, nella conferenza stampa successiva al via libera del Consiglio dei ministri sul ‘decreto Caivano’, ha dichiarato che ‘farebbe piacere un occhio di riguardo’ per l’Italia da parte di Gentiloni. La Meloni/Popeye riuscirà a vincere il braccio di ferro con Gentiloni/Europa? Al momento non riusciamo ad essere profetici. Lo spazio in manovra ci sarà esclusivamente per confermare il taglio del cuneo, e poco altro visto che il deficit aumenta e potrebbe salire ancora per colpa del Superbonus. Poi c’è il problema reale dell’inflazione e sono i ceti più deboli a subire maggiormente l’impatto economico: lì dove gli aumenti dei prezzi hanno toccato in maniera più consistente la capacità di spesa, non è corrisposto un aumento dei salari, e molto spesso gli aumenti dei tassi di interesse decisi dalla Bce sui mutui hanno colpito severamente le famiglie con i salari più bassi. ‘Il rallentamento dell’economia lo avevamo previsto, riguarda una dinamica in cui l’Italia si trova coinvolta per trascinamento, sicuramente ne dobbiamo tenere conto’ in vista della manovra; Meloni ha quindi ribadito la necessità di ‘concentrare le poche risorse di cui disponiamo su quello che offre il maggiore moltiplicatore in termini economici. Occorre concentrare il grosso delle risorse su alcuni grandi provvedimenti piuttosto che distribuirlo in molti piccoli provvedimenti che hanno un impatto minore. Nella maggioranza siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda, dobbiamo concentrarci su alcuni temi: salari, pensioni, redditi, sanità e famiglie’.
Riprova
La crescita per imitazione si è esaurita
Il reddito pro capite in Europa rispetto a quello statunitense, negli ultimi ottant’anni, ha attraversato …