La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha bocciato i respingimenti illegali praticati dalla Francia lungo il confine italiano. Il che, tradotto in termini pratici, significa la gendarmerie, abile a trasferire i migranti sconfinando nel suolo italiano, non potrà più farlo. In una sentenza sul ricorso di diverse associazioni francesi, infatti, i giudici del Lussemburgo richiamano Parigi al rispetto della «direttiva Ue “rimpatri”» che, ribadiscono i togati, «va sempre applicata. Anche nel caso di controlli ai confini interni», ripristinati temporaneamente da uno Stato membro. I migranti irregolari, evidenzia pertanto la Corte Ue, devono poter «beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio. L’allontanamento forzato avviene solo in ultima istanza».
Sentenzia la Corte Ue, «ai fini dell’allontanamento» dei migranti irregolari detto Stato è comunque tenuto a rispettare «le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva “rimpatri”». Una direttiva che, sottolinea il verdetto dell’organismo europeo chiamato a garantire che il diritto dell’Ue venga interpretato e applicato allo stesso modo in ogni Paese partner dell’Unione, sulla questione “rimpatri” prevede che i Paesi membri «possono trattenere un cittadino di un Paese terzo, in attesa del suo allontanamento, in particolare qualora costituisca una minaccia per l’ordine pubblico». E che possono punire «con la reclusione la perpetrazione di reati diversi» dalla sola circostanza «dell’ingresso irregolare».
L’ordinanza interviene di riflesso sui respingimenti francesi dei migranti in Italia.
Mattarella ha parlato chiaro sui migranti a quelli di Bruxelles. Mattarella è convinto che l’Europa (leggi l’asse franco-tedesco) se ne stia letteralmente impipando della pressione migratoria su Lampedusa. “Se la sbrighi l’Italia“, è il succo dell’intesa raggiunta tra Parigi e Berlino.
Mattarella ha sottolineato che così non si può più andare avanti. E lo ha fatto anche a nome di Steinmeier: «Abbiamo entrambi la percezione che è un fenomeno epocale che va affrontato non con provvedimenti tampone ma con una visione del futuro». Una constatazione e non un’ingerenza nelle competenze dei ministri: «Di questo si occupano i governi, non spetta a me e Steinmeier». Giusto, ma il Capo dello Stato non lesina giudizi su quel che vede. A cominciare dalle norme che a livello Ue regolano la gestione dei flussi migratori.
Sul punto Mattarella è stato netto: «Le regole di Dublino sono preistoria. Era un altro mondo, non c’era una migrazione di massa, è come fare un salto in un’altra era storica quando c’erano le carrozze con i cavalli». Al contrario, occorrono «soluzioni coraggiose e non superficiali né approssimative». Soprattutto «europee, nuove, da studiare con serietà». Proprio quelle di cui Macron e Scholz non vogliono sentir parlare. Infatti, Mattarella cita Ursula von der Leyen, che ha stilato un piano di ritorno dall’inferno di Lampedusa, dov’è stata su invito della Meloni. «I dieci punti della Von der Leyen – ha concluso Mattarella – sono interessanti. Tutti devono capire in Europa che i problemi esistono e che vanno affrontati e che non si risolvono senza affrontarli». Già, ora tocca a Berlino e a Parigi.