Adeguare le pensioni alle aspettative di vita. E’ solo uno studio Inps per ora a proporre di tagliare l’assegno per chi vive in regioni con sanità più efficiente e ha fatto lavori non molto usuranti. Ma data l’aria che tira c’è la concreta possibilità che l’ipotesi venga presa in considerazione.
In sintesi, a prevedere assegni più bassi per chi vive di più. A quei lavoratori che, per impiego svolto e regione di residenza hanno un’aspettativa di vita più alta rispetto ad altri meno fortunati. In sostanza si tratterebbe di adeguare il coefficiente di trasformazione in base alla speranza di vita degli italiani divisa per regioni o per categorie professionali.
E’ ancora presto per capire come andrà a finire con questa proposta ma certamente se le gabbie salariali non vanno bene per gli stipendi non si vede perché per le pensioni non debba valere lo stesso criterio. Intanto la manovra in fieri che il governo si appresta a varare non dovrebbe prevedere grandi rivolgimenti sul fronte pensionistico.
Si rafforza l’ipotesi di un intervento sui criteri dell’Ape sociale, in favore di una maggiore flessibilità per le donne. Tra le ipotesi di modifica al vaglio dell’esecutivo. Si parla di una Ape sociale agevolata per le donne.
Con l’Ape Donne rivista ci sarebbe la possibilità di ricevere l’indennità di accompagnamento verso la pensione a partire dai 61/62 anni, invece dei 63 previsti attualmente. Secondo quanto filtra dall’esecutivo, si valuta l’introduzione di un criterio meno rigido nella contribuzione per accedere alla misura in favore delle donne con una situazione di disagio: licenziate, con invalidità almeno al 74%, care giver o impegnate in lavori gravosi.