Chiedere di mettere già nella Manovra i soldi per il Ponte sullo Stretti di Messina «è una presa in giro», ha sostenuto è il leader di Azione Calenda durante il suo intervento a «Tagadà» su La7.«Ci sono 6 miliardi in Sicilia per mettere a posto le strade – aggiunge – ma non lo sta facendo nessuno». L’Italia «è piena di soldi che si potrebbero investire», osserva, però non li spende nessuno. Ed è «assurdo parlare dei soldi per il Ponte se prima non riesci a spendere i soldi per le strade».
“Il Ponte sullo Stretto va fatto, è un’opera fondamentale per l’Italia e per l’Europa, noi siamo favorevoli e non cerchiamo alibi. Mentre, tra i ‘signori del no’, ci sono quelli che lo dicono apertamente, e quelli che si mascherano dietro i ‘ci vorrebbe ben altro’. I benaltristi, tra i quali evidentemente c’è anche Calenda, che strizza l’occhio a chi non vuole il Ponte”, afferma la coordinatrice nazionale di Italia Viva Raffaella Paita.
“Le argomentazioni pretestuose come quella usata da Calenda nascondono la solita demagogia di chi non conosce bene le questioni infrastrutturali – spiega Paita – perché è chiaro che le risorse per il Ponte, che è sia ferroviario che stradale, ci vogliono, così come è giusto realizzare le strade e l’alta velocità in Sicilia e Calabria e la Salerno-Reggio”.
“Il punto è che servono entrambe le cose, e noi sfidiamo il governo e Salvini a realizzare l’una e l’altra cosa. Dire no al Ponte con queste argomentazioni – conclude la senatrice di Italia Viva – significa fare un favore a Salvini”.
«Il sottosegretario al Mef Federico Freni, per non smentire il suo leader Salvini, racconta la favoletta che il progetto esecutivo del ponte sullo Stretto c’è e che quindi i cantieri potrebbero avviarsi già l’anno prossimo. Niente di più falso. Siamo, come anche Freni dovrebbe sapere, ancora nella fase dell’aggiornamento di un progetto definitivo, tutt’altra storia rispetto a percorsi e procedure, tutte ancora da avviare e lontanissime da un progetto esecutivo», afferma in una nota il coordinamento Invece del ponte – cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto. «Aggiunge Freni che i soldi ci sono e che è pronto ad inserire due miliardi nella prossima finanziaria. Altra bugia: i soldi ci saranno quando il bilancio dello Stato avrà stanziato l’intera cifra. Siamo lieti che il governo intenda stanziare due miliardi per lo sviluppo dell’area dello stretto di Messina. Almeno per il miliardo sponda Messina, possiamo elencargli i migliori utilizzi possibili per le reali necessità del territorio, invece del ponte». Il coordinamento cita, tra le altre cose, i 50 milioni per il completamento del porto di Tremestieri, liberando definitivamente Messina dal traffico dei tir; 510 milioni per la riqualificazione dei navigli e del materiale rotabile e degli approdi e stazioni dello stretto di Messina per l’efficientamento dell’attraversamento dinamico dello Stretto, riducendo di molto il tempo di traghettamento dei treni (come previsto dal Mit appena nel 2022); 274 milioni previsti, e poi tagliati, del Pnrr per opere di fondamentale importanza per lo sviluppo sostenibile dei nostri luoghi; 100 milioni per disinquinare tutta l’area della Falce e per la sua definitiva valorizzazione; 80 milioni alla realizzazione della «piastra logistico-distributiva» e al suo collegamento col porto di Tremestieri; 10 milioni a un piano integrato per l’edilizia scolastica. «E, se resterà qualcosa del miliardo – si aggiunge – finanzi in tutta la nostra Provincia opere davvero necessarie ed urgenti per la viabilità, stradale ed autostradale, e per la messa in sicurezza del territorio che frana ad ogni acquazzone».
Si è tenuto a Palazzo Zanca il previsto tavolo tecnico di confronto tra il Comune di Messina e la Società Stretto di Messina sugli aspetti che riguardano l’inserimento del ponte sul territorio, con l’obiettivo di mantenere un costante dialogo e confronto con la Città e consentire al governo del territorio di portare avanti le scelte strategiche pianificate.
Il sindaco Federico Basile, il vicesindaco Salvatore Mondello, il direttore generale Salvo Puccio, la dirigente Antonella Cutroneo e l’architetto Antonino Martella dei servizi Territoriali e Urbanistici del Comune e il dirigente Antonio Amato del dipartimento comunale Servizi Tecnici hanno incontrato gli ingegneri responsabili dell’area tecnica della Stretto di Messina Valerio Mele, Ilaria Coppa, Alessandro Micheli ed Eugenio Fedeli.
In particolare, sono stati affrontati i seguenti temi: i collegamenti stradali e ferroviari; la viabilità con l’apertura dei cantieri per la quale sono state confermate le misure di mitigazione già individuate a suo tempo che saranno ulteriormente aggiornate con il progetto definitivo; le opere accessorie già inserite nel progetto definitivo e quelle di integrazione territoriale, da definire e approvare da parte del Cipess in sede di progetto definitivo; l’aggiornamento dello stato delle procedure espropriative con l’obiettivo di definire un percorso chiaro, trasparente, agevolato e vigilato per tutti i soggetti coinvolti.
Dovrà essere pronta la relazione di aggiornamento del progetto definitivo del collegamento stabile tra l’Isola e il Continente, come previsto dalla legge approvata alla fine dello scorso mese di maggio dal Parlamento. Il 30 settembre è stato il primo vero crocevia per la società Stretto di Messina.
La rapidità delle procedure e l’obiettivo fissato dal Governo (apertura dei cantieri entro alla fine dell’estate 2024) stanno smuovendo le acque dello Stretto. Ancora una volta, come accaduto più volte negli ultimi mesi, è stata la Cisl a evidenziare con forza l’assoluta necessità di cominciare a ragionare seriamente, sulla formazione della manodopera, sul coinvolgimento dell’Università e delle scuole, sulla predisposizione di tavoli tecnici mirati. Il sindacato messinese, guidato da Nino Alibrandi, è in prima fila anche nel sostenere l’utilità del Ponte come “choc” all’economia dell’intera Area dello Stretto. Una riflessione che si lega a quella sui dati recentissimi, resi noti dalla Camera di Commercio. «Se non si fosse ancora compreso, non c’è più tempo da perdere – afferma Alibrandi –. I dati sullo stato delle imprese rappresentano un grande campanello d’allarme per tutti. Il saldo negativo di oltre mille e cento imprese preoccupa perché questo si traduce in meno occupazione, in una economia più fragile, in una condizione precaria del tessuto sociale del territorio. E solo chi non vuole vedere, non riesce a comprendere la pesante situazione che si registra. È sufficiente una passeggiata sul viale San Martino per vedere quante saracinesche sono state abbassate, quanti negozi recano il cartello vendesi o affittasi. Oppure basta andare nelle aree artigianali in gran parte dismesse per capire lo stato di abbandono in cui versano. In un territorio che da giorni parla di guardare al futuro, ecco che secondo noi bisogna anche guardare al presente. Occorre trovare una strategia immediata, coinvolgendo tutte le parti in causa, per dare respiro all’economia e recuperare quei posti di lavoro che sono andati persi». E il ragionamento della Cisl è chiaro: «La Sicilia ha necessità di investimenti importanti sul fronte infrastrutturale, occorre creare le condizioni per attrarre investimenti ed è inutile negarlo, l’investimento più importante per rendere attrattivo il nostro territorio è quello del Ponte sullo Stretto e di tutte le opere che dovranno svilupparsi attorno all’infrastruttura. Alla luce di questi dati, continuiamo ad essere più che mai convinti che l’unica opera che può invertire la tendenza ed essere un vero veicolatore di opportunità rimane il Ponte».
«Il Ponte sullo Stretto? Sono convinto che non se ne farà nulla, non hanno i soldi per fare un vero taglio del cuneo e per la sanità pubblica…», ha detto il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, arrivando alla festa dell’Unità di Agrigento. «Il Ponte sullo stretto non lo faranno, mi pare che siano anche divisi fra di loro. E’ diventato un elemento ideologico».
Fabrizio Roncone (Corriere della Sera): “Giorgia Meloni ha fatto capire a Matteo Salvini, con un sorriso ironico, che il Ponte sullo Stretto non si farà, perché il Paese ha un problema drammatico di conti. Si tenta di distrarre gli italiani con altri temi, vedo una pesca sulla scrivania…”.