Patrick Zaki e la sua  frase choc contro  Benjamin Netanyahu, premier israeliano 

Sebbene di fronte al massacro e al bagno di sangue si crede che non possa esserci altro atteggiamento se non quello di condanna netta, la guerra in Medio Oriente è stata l’ennesimo pretesto utile per chi offre narrazioni distorte dei fatti. Dopo l’attacco di Hamas, l’organizzazione politica e paramilitare palestinese islamista, a Israele, spiccano figure controcorrente che festeggiano lo scoppio di un conflitto che cambierà, ancora una volta, gli equilibri mondiali. Tra questi, si è fatto notare Patrick Zaki, lo studente egiziano da poco liberato dal carcere e per il quale l’Italia si è tanto battuta. Ora, l’attivista, piuttosto che sposare la linea del governo che lo ha salvato e dell’Occidente tutto, giustifica il massacro di Hamas e si schiera senza se e senza ma contro Tel Aviv.

“Oggi le forze di occupazione israeliane hanno bombardato una delle chiese più antiche del mondo nella zona di Zaytoun a Gaza. La Chiesa di San Porphyrius ha più di 1.600 anni”, ha scritto Patrick Zaki, che subito ha pubblicato sui suoi profili ufficiali commenti in cui si definisce “crimine di guerra” la risposta dello Stato ebraico. Lo studente egiziano, convinto della responsabilità di Israele, ha dato anche spazio alle notizie che raccontano delle famiglie uccise dagli attacchi di Tel Aviv, della vita dei bambini stroncata dagli israeliani ma non ha condannato i raid dei palestinesi, che hanno decimato la popolazione israeliana. L’attivista solo qualche giorno fa è stato autore di un attacco frontale a Benjamin Netanyahu: “Quando un serial killer cerca di convincere la comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali, per legalizzare l’uccisione di civili”.

“L’occidente forse non ha capito che dovrà combattere tutta la vita per poter permettere” all’attivista egiziano “una volta che è stato salvato dalla nostra diplomazia di poter dire delle cose bestiali e orribili come quelle che ha detto”. Il riferimento è al post scritto di Zaki pubblicato su X il 7 ottobre scorso alla notizia del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che invitava gli abitanti di Gaza a evacuare la zona prima dei bombardamenti dell’aviazione di Tel Aviv- “Quando un serial killer cerca di convincere la comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali per legalizzare l’uccisione dei civili” è il contenuto del post di Zaki che fa infuriare Nicola Porro: “è questa la dichiarazione che il signor Zaki è riuscito a fare il giorno dopo la morte di 1000 persone con i cadaveri ancora caldi”. Ma il punto è proprio questo, secondo il conduttore, che prima di chiudere il suo intervento ricorda: “la differenza tra l’Occidente e l’Iran, la differenza tra il fondamentalismo e un paese laico è Zaki che ha il diritto di dire queste bestialità”.

Le dichiarazioni di Patrick Zaki, che ha paragonato il premier israeliano Benjamin Netanyahu a un “serial killer”, hanno fatto molto clamore in Italia. Il nostro Paese si è speso con ingenti risorse per promuovere la scarcerazione dello studente egiziano dal suo Paese d’origine e ora lui si schiera al fianco degli islamisti contro lo Stato di Israele. Tante le polemiche a fronte delle sue dichiarazioni, che si accompagnano anche a pubblicazione di post tutti orientati al sostegno della Palestina. In un secondo intervento, Zaki ha tentato di mettere una pezza ma non c’è stata traccia nemmeno lì di parole di condanna per Hamas.

L’avvocato Valter Biscotti, legale impegnato nei comitati pro Israele, proprio a fronte della presa di posizione dello studente egiziano, ora chiede al sindaco di Perugia Andrea Romizi “di revocare la cittadinanza onoraria conferita a suo tempo a Patrick Zaki”. Secondo il legale, infatti, lo studente “ha fatto delle dichiarazioni inaccettabili. Non una parola di condanna sulle migliaia di missili su Israele e sui rapimenti di centinaia di ragazzi da parte dei terroristi palestinesi”.

L’avvocato è categorico nella sua richiesta all’amministrazione del capoluogo umbro e a tutte le altre che negli anni hanno conferito allo studente lo status onorario. “Dì pure quello che ti pare, ma non come cittadino onorario di Perugia”, ha concluso Biscotti. La sua è solo l’ultima dichiarazione in merito in ordine cronologico di una giornata in cui in tanti si sono scagliati contro le parole di Patrick Zaki, soprattutto alla luce dell’impegno Occidentale per la sua libertà.

Zaki tenta di giustificarsi dicendo che sta con i palestinesi e non con Hamas, ci mancherebbe pure questo, ma il suo insulto nei confronti di Netanyahu offende tutto il popolo israeliano”, ha dichiarato il senatore Maurizio Gasparri, aggiungendo: “Questo signore deve dimostrare la sua affidabilità democratica perché queste parole ci fanno sorgere seri dubbi. L’Italia è stata generosa con lui. Lui non è generoso con se stesso”.

In Italia, secondo Zaki, la vicinanza al popolo di Gaza “è problematica, soprattutto perché tutti i media internazionali sono pro-Israele e non parlano della grave crisi umanitaria che c’è nella Striscia. La mia priorità – continua il difensore per i diritti umani – sarà sempre la vita dei civili, condannerò sempre qualsiasi violenza contro i civili in tutto il mondo, e così facendo sarò sempre dalla parte dei deboli e contro il fascismo e l’occupazione. Sono stato e continuerò a essere un fervente sostenitore della causa palestinese e del diritto del popolo palestinese a riconquistare le proprie abitazioni e terre, le quali nel corso della storia sono state violentemente depredate. Le politiche razziste e di colonizzazione del governo di Netanyahu costituiscono la radice dello stato di guerra apparentemente perenne in cui ci troviamo ora, con il tragico risultato della perdita di migliaia di vite civili, tra cui donne e bambini innocenti. L’Unione Europea deve usare i suoi principi sui diritti umani condannando la violenza da ambo le parti. Bisogna fermare questa guerra e salvare vite umane. Esprimo il mio pensiero e le mie preghiere per gli italiani coinvolti in questo conflitto, con la speranza che possano rimanere al sicuro e riabbracciare presto i loro cari”.

Passando oltre le bestialità di pensiero di Zaki è bene ricordare che dopo il brutale attacco di Hamas a Israele, lo schema degli Accordi di Abramo, che doveva presto culminare nella normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra Arabia Saudita e Israele, entra in crisi.

Dopo il brutale attacco di Hamas a Israele, lo schema degli Accordi di Abramo, che doveva presto culminare nella normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra Arabia Saudita e Israele, entra in crisi.

Più degli Accordi di Abramo già firmati e futuri, è la tenuta delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Iran, datata marzo 2023, a rischiare di più con la guerra tra Hamas e Israele. Se il plausibile ruolo dell’Iran nell’organizzazione dell’attacco contro Israele venisse accertato e, soprattutto, se gli Hezbollah libanesi e/o le milizie sciite siriane dovessero unirsi alla guerra di Hamas, la distensione tra Arabia Saudita e Iran sarebbe a rischio, insieme a tutto quello che a valanga ne deriverebbe.

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