Secondo alcuni scienziati, diventare papà ad un’età un pò più matura, potrebbe essere un beneficio per i figli e o nipoti, ottenendo una eredità preziosa: la longevità, perché lasciano loro dei cromosomi più “protetti”. Vale a dire che alle loro estremità i cromosomi hanno cappucci protettivi più lunghi (chiamati telomeri), che rallentano l’invecchiamento cellulare con un effetto che si amplifica col passare delle generazioni. Lo dimostra lo studio condotto dal team di Dan Eisenberg del Dipartimento di antropologia della Northwestern University, che ha analizzato il codice genetico su oltre 1.700 giovani adulti filippini e pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze, Pnas. Per ciascuno di essi hanno misurato la lunghezza dei telomeri, confrontandola con la lunghezza dei telomeri della madre, e hanno valutato le possibili correlazioni con l’età a cui il padre e il nonno paterno si erano riprodotti. In questo modo i ricercatori hanno scoperto che la lunghezza dei telomeri di un individuo aumenta non solo con l’aumentare dell’età a cui il padre lo ha messo al mondo, ma anche con l’età che aveva il nonno paterno quando a sua volta era diventato papà.
“Se i nostri antenati più prossimi hanno atteso fino alla maturità per riprodursi, magari per ragioni culturali, per il nostro organismo potrebbe essere logico prepararsi a qualcosa di simile, investendo risorse extra per mantenere un sano funzionamento fino a un’età più avanzata”, spiega l’antropologo Christopher W. Kuzawa. I ricercatori sottolineano comunque che questo non significa che sia preferibile diventare padri più tardi, perchè con l’età aumenta anche la probabilità di trasmettere al figlio mutazioni che possono portare ad aborti o malattie genetiche.