Prima l’intenzione del governo di presentare il maxiemendamento al ddl anticorruzione e chiedere la fiducia sul provvedimento. Poi l’improvviso stop e richiesta di ulteriore tempo. “Nonostante le promesse fatte nel corso delle ultime sedute di arrivare in tempo per la giornata di oggi a presentare un testo possibile di un maxi emendamento” sul ddl anti corruzione, “il governo non è riuscito a onorare i propri impegni e quindi sono costretto a chiedere un congruo spostamento dei tempi per la continuazione dell’inter del provvedimento”. L’annuncio in aula, che fa esplodere la rabbia dei deputati e dello stesso presidente Gianfranco Fini, è stato dato dal ministro per i Rapporti con il parlamento, Piero Giarda. L’esponente del governo tecnico ha sostanzialmente formalizzato, chiedendo questo ennesimo riinvio, la mancanza di un accordo sul maxi emendamento al ddl anticorruzione. Per sbloccare l’impasse che continua a impedire l’approvazione del ddl l’esecutivo ha deciso di mettere tre fiducie sugli articoli 10 (incadidabilità dei condannati), 13 (sanzioni penali) e 14 (traffico di influenze) del testo all’esame della Camera. Insomma l’idea del maxiemendamento è stata immediatamente abortita. Le tre “chiame” per la fiducia si svolgeranno mercoledì alle 12, alle 15 e alle 18. Il voto finale è atteso giovedì pomeriggio. Questo nuovo rinvio non è piaciuto al presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha ‘bacchettato’ il governo. “Pur avendo deciso nella giornata di giovedì” che oggi l’esecutivo avrebbe riferito all’aula sulla volontà o meno di porre la fiducia, siamo arrivato a “martedì mattina alle ore 11 e siamo ancora nella stessa identica condizione di giovedì, il che mortifica il ruolo della Camera, perché il governo ha avuto 5 giorni” per sciogliere questo nodo. Antonio Di Pietro ha chiesto chiarezza, notando che sul tema non si possono trovare soluzioni “al bar”. Per Dario Franceschini (Pd) si tratta solo di un problema procedurale. Fabrizio Cicchitto (Pdl) ha accusato il ministro della Giustizia Paola Severino di essere venuta meno al ruolo di mediazione con l’annuncio, dato in una intervista, dell’intenzione di misurare la fiducia in Parlamento. Per Nicola Molteni, che parla a nome della Lega nord, il “governo sta improvvisando e su un provvedimento così importante non è possibile improvvisare. Questo governo versa in uno stato confusionale, allarmante e preoccupante. Il governo si dia una mossa, si svegli”.
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