Piero Sansonetti, direttore dell’Unità, chiede un cambio di guida nel Pd, visto che serve ‘un gesto di grande responsabilità’. Il giornale storico della sinistra italiana vuole la testa di Elly Schlein. Nel testo, è ovvio, non compare la parola dimissioni ma è un semplice dettaglio. Il gesto di ‘grande responsabilità’ deve essere compiuto dalla segretaria, da parte dei vari dirigenti e delle tante anime del partito per tornare nella lotta politica cosa non possibile con Schlein alla guida.
L’Unità scrive in prima pagina:«Cara Schlein, il tempo è finito: ridacci il Pd che serve all’Italia». Sansonetti ha cominciato a lavorare per l’Unità nel 1975, quando il giornale era l’organo ufficiale del Pci. L’attuale direttore è stato in forza al quotidiano fino al 2004, arrivando a diventare vicedirettore e condirettore. Da lì il passaggio a Liberazione, la testata di Rifondazione Comunista. Quindi le Cronache del Garantista e Il Dubbio. Poi Il Riformista e il ritorno a l’Unità del nuovo editore Alfredo Romeo. Con un giornale che non è più l’organo ufficiale del Pd, ma che resta progressista.
«Elly Schlein è segretaria del Pd da otto mesi. Finora la sua segreteria non ha prodotto nulla. Il Pd oggi è un partito fantasma», è l’attacco del fondo di Sansonetti: «L’unica battaglia che ha combattuto, e perso, è quella per il salario minimo. Che poi non è stata una iniziativa del Pd. Il Pd si è limitato ad accodarsi ai 5 Stelle». L’Unità parla di lei come di «una parlamentare priva di storia politica, di esperienza e di conoscenza politica, del tutto estranea alla vita del partito, e che fino a questo momento si è mostrata incapace di esprimere una qualsiasi linea politica. Nessuno riesce neppure a immaginare quale idea di paese abbia l’onorevole Schlein». Il Pd è descritto come un partito «ridotto a una ameba. Al nulla del nulla». Quello di Sansonetti non è un attacco che arriva dal campo «riformista». È Sansonetti, molto critico con Israele, scrive che «l’apice della non esistenza (del Pd, ndr) è stato raggiunto in queste settimane» con la guerra in Medio Oriente. Ebbene, di fronte a tutto questo il Pd ha scelto la sua linea: il silenzio».
Emerge il quadro di un Pd allo sbando, mentre la «destra estrema – erede del Msi di Almirante – ha preso il potere e lo gestisce più o meno in perfetta solitudine». Sansonetti si allinea alle critiche di Vincenzo De Luca e liquida l’esperienza della Schlein come un tentativo di «togliere potere ai vecchi dirigenti del Pd per promuovere un piccolo circolo, forse volenteroso, ma del tutto inadeguato». Sansonetti scrive un coccodrillo sul Pd ad opera della segretaria sperando in un rianimatore non appena sia messa la Schlein alla porta…