Italia-Albania sui migranti, tra favorevoli e contrari per incostituzionalità e violazioni dei diritti umani

Rischi di contrasto con la Costituzione e con gli obblighi internazionali e comunitari dietro l’intesa siglata con l’Albania sui migranti. A segnalarli Marina Castellaneta , docente di Diritto internazionale all’Università di Bari, che richiama l’attenzione su alcune questioni nodali: l’esternalizzazione della procedura d’asilo, le eventuali violazioni dei diritti umani, la limitazione del diritto di difesa dei migranti. E avverte che l’accordo, proprio per i temi trattati, dovrà passare al vaglio del Parlamento “Il Memorandum d’intesa sulla gestione dei flussi migratori andrà letto, una volta disponibile il testo, con attenzione. Tuttavia, basandomi sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Premier albanese Edi Rama, alcuni punti suscitano molti dubbi proprio sul fronte del rispetto degli obblighi internazionali e del diritto dell’Unione europea, anche con riferimento alla direttiva accoglienza e alle direttive sulle procedure”.

Tra i punti dolenti “l’esternalizzazione, sotto il profilo territoriale, della procedura di asilo che, però, rimarrebbe gestito da autorità italiane in Albania e questo – osserva la docente – pone problemi di costituzionalità sia sotto il profilo dell’articolo 10, che riconosce il diritto di asilo in Italia, e sia dell’articolo 117 sul fronte del rispetto degli obblighi internazionali con particolare attenzione alla Convenzione di Ginevra del 1951 e del suo Protocollo, nonché della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. E non è tutto: “I migranti, richiedenti asilo, saranno soccorsi in mare da navi militari italiane o dalla guardia costiera e portati in Albania, ma ricordiamo che nel momento in cui il soccorso è effettuato, anche in alto mare, dalle autorità italiane è l’Italia ad essere responsabile di eventuali violazioni della Convenzione europea, anche se porta i migranti in un altro Paese, come accertato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo con la sentenza di condanna all’Italia nel caso Hirsi”.

Quello che è certo è che l’intesa non potrà rimanere una questione che riguarda solo il governo. “Si tratta di un accordo che, per i temi trattati che porteranno a modifiche legislative importanti deve passare attraverso una legge di autorizzazione alla ratifica del Parlamento italiano in base all’articolo 80 della Costituzione”, aggiunge Castellaneta. Per quanto riguarda invece il profilo del rispetto dei diritti umani, “mi sembra che ci siano alcune somiglianze con l’accordo concluso dal Regno Unito con il Ruanda che la Corte di appello inglese ha bocciato ritenendolo contrario al diritto internazionale soprattutto perché il Ruanda non offre garanzie adeguate. Anche la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva adottato alcune misure provvisorie chiedendo al Regno Unito di bloccare i voli. Certo l’Albania, dal punto di vista dei diritti umani, si trova in una situazione migliore e adeguata agli standard internazionali ma ciò non toglie che sarà l’Italia ad essere responsabile di eventuali violazioni dei diritti dell’uomo”.

Castellaneta richiama l’attenzione su quello che definisce un “aspetto preoccupante ossia quello del diritto del migrante ad impugnare un provvedimento emesso in Albania da autorità italiane. Il migrante, infatti, avrà il diritto di impugnare una decisione negativa con riguardo alla concessione dell’asilo o altri provvedimenti con misure anche limitative della libertà personale ma non è ben chiaro dove dovrà farlo. In Italia probabilmente ma viene sicuramente limitato sia il diritto di difesa sia il diritto di accesso alla tutela giurisdizionale effettiva”.

Secondo Emma Bonino l’accordo sui migranti raggiunto da Italia e Albania non funzionerà. La leader di +Europa ha criticato duramente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

In un’intervista a ‘La Stampa’, Emma Bonino ha definito l’accordo sui migranti tra Italia e Albania “uno spot elettorale, difficilmente applicabile“. Poi ha spiegato: “È una specie di comodato d’uso, che farà solo aumentare i costi per lo Stato italiano”.

Secondo la senatrice di +Europa, l’intesa è “una caricatura di Guantanamo. Aspettiamo di vedere come si organizzano, ci vorranno diversi mesi per rendere operative queste strutture. E molti soldi: l’unica certezza è che agli italiani questo trasferimento in Albania costerà molto di più rispetto all’accoglienza sul nostro territorio”.

Secondo Emma Bonino, “è tutt’altro che escluso” che da Bruxelles arrivino contestazioni all’accordo sui migranti tra Italia e Albania. Ci sono sentenze della Corte di Giustizia Ue piuttosto esplicite in questo senso”.

Questo è il bilancio di Emma Bonino sulla gestione dell’immigrazione da parte del governo Meloni: “Direi zero. Erano partiti dal blocco navale e si ritrovano a portare i migranti in Albania, per fare finta che non siano a carico nostro. Si tentano solo scorciatoie, che difficilmente condurranno da qualche parte”.

In un’intervista a ‘Il Messaggero’, nei giorni scorsi Giorgia Meloni ha dichiarato che l’accordo con l’Albania sui migranti può diventare “un modello di collaborazione tra Paesi Ue e Paesi extra-Ue sul fronte della

Il presidente del Consiglio ha spiegato che si tratta di un’intesa “che rafforza il partenariato strategico tra Italia e Albania e si pone sostanzialmente 3 obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere in Europa solo chi ha davvero diritto alla protezione internazionale”.

“Stiamo analizzando” l’intesa tra Italia e Albania sulla gestione dei flussi migratori, “è un modello interessante”,  ha detto il commissario europeo all’Allargamento, Oliver Varhelyi, in audizione alla Commissione esteri dell’Eurocamera rispondendo all’eurodeputata della Lega, Anna Bonfrisco: “C’è già una buona cooperazione per la sicurezza tra Albania e Italia, ad esempio i grossi sforzi fatti dalla Guardia di finanza nel 2020 e 2021 che hanno cambiato la realtà sul campo. Quindi credo che qualsiasi tipo di cooperazione tra Italia e Albania sulla sicurezza per l’Europa vada apprezzato e siamo pronti a contribuire”.

Quali sono i dubbi dell’Ue? L’intervista ad Alberto Gasparetto, esperto di Scienza politica e Cultura, storia e società dei paesi musulmani all’Università di Padova, ai microfoni di Virgilio Notizie.

“Siamo in contatto con le autorità italiane, dobbiamo vedere i dettagli e abbiamo chiesto all’Italia informazioni più dettagliate”, ha commentato la portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, che era già intervenuta in merito a un piano analogo a cui aveva lavorato il Governo della Danimarca con il Ruanda, senza arrivare a metterlo in atto.

Come sottolineato da Hipper,”in termini di legge sull’asilo dell’Ue, le richieste vanno fatte sui territori degli Stati membri, che siano al confine o in acque territoriali. C’è un ulteriore elemento che dice anche che agli Stati membri non è preclusa anche l’adozione di misure, a norma del diritto nazionale, per consentire che vengano presentate domande di asilo in Paesi terzi. Tuttavia questo dev’essere fatto senza alcun pregiudizio per la richiesta d’asilo in Ue”.

Secondo le parole della portavoce dell’esecutivo europeo, quindi, le richieste di asilo potrebbero essere presentate in Albania, nei centri che Roma vorrebbe realizzare con le autorità di Tirana, ma la responsabilità sia delle domande sia di eventuali rimpatri rimarrebbero in capo al Governo italiano.

L’accordo, comunque, ha dei precedenti e potrebbe rappresentare una possibile soluzione alla gestione dei migranti, che rimane un nodo non sciolto a livello europeo, come conferma a Virgilio Notizie Alberto Gasparetto, esperto di Scienza politica e Cultura, storia e società dei paesi musulmani all’Università di Padova, autore di diversi libri tra i quali il recente Polveriera Mediterraneo, curato insieme a Michela Mercuri: “Credo che l’esternalizzazione della gestione delle domande di asilo potrebbe essere una via percorribile, purtroppo. Purtroppo perché sul piatto della bilancia ci due aspetti sui quali si deve trovare un compromesso: da un lato l’esigenza di sicurezza e di difesa dei confini nazionali; dall’altro quello di garantire uno standard minimo di garanzia dei diritti umani di persone che fuggono da guerre, scenari di crisi o da condizioni economiche negative”.

“È un tentativo che può essere portato avanti. Potrebbe produrre effetti positivi in termini di contenimento del flusso delle ondate migratorie, anche alla luce di esempi storici precedenti, che si sono registrati proprio nel Mediterraneo”.

L’accordo prevede di fatto un’esternalizzazione del trattamento delle procedure di asilo. C’è un precedente recente, rappresentato dal protocollo siglato dal premier britannico Sunak con l’omologo del Ruanda, che è rimasto al palo.

“Per esempio si può ricordare l’accordo tra l’Italia, ai tempi del Governo Berlusconi, e la Libia di Gheddafi. Certamente, una volta sovvertito il regime di Gheddafi e con la situazione di anarchia che ne è seguita, ci sono state ricadute pesanti in termini di emigrazione dalle coste libiche. L’altro esempio storico recente e sotto gli occhi è rappresentato dall’accordo tra la stessa Ue e la Turchia, nella primavera del 2016”, spiega Gasparetto, autore anche di La Turchia di Erdogan e le sfide del Medio Oriente. Iran, Iraq, Israele e Siria.

“Sono tentativi messi in atto per contenere i flussi migratori e in parte riescono negli intenti, sacrificando appunto una parte dei diritti umani dei migranti stessi. L’Europa, infatti, da un lato si batte per la loro difesa, ma dall’altro accetta questo tipo di compromesso”.

La Commissione Ue al momento ha sottolineato che il piano italiano sembra diverso da quello del Regno Unito con il Ruanda. Il nodo resta l’eventuale violazione delle leggi internazionali, contestata proprio all’accordo britannico. Purtroppo non si trova una posizione comune perché l’Europa non si è mai realmente evoluta in una vera e propria unione politica: è un’unione economica che ha avuto successo, da questo punto di vista, con la liberalizzazione dei visti, la circolazione delle merci e dei capitali, dei servizi e delle persone, ma sulle questioni di cosiddetta High Politics, come la sicurezza, ogni Paese protegge i propri confini e interessi. A pagare le conseguenze di questa situazione sono i Paesi ai confini con le rotte migratorie, che si affacciano sul Mediterraneo o sono più vicini al Medio Oriente. Credo che sia una situazione difficile da superare, almeno nell’immediato. Lo hanno capito sia il presidente turco, Erdogan, sia quello russo Putin o il leader tunisino Sayed. Lo stesso si può dire per gli altri capi dei governi del Nord Africa, per questo urge una soluzione”.

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