Importante progetto digitale degli Uffizi che da oggi mettono a disposizione di tutti un patrimonio di 45mila fotografie: sono quelle del Regio Archivio Fotografico degli Uffizi, istituito dal direttore delle Gallerie Fiorentine Corrado Ricci nel 1903 con l’intenzione di dotare il museo di una raccolta fotografica a disposizione del pubblico, e che da oggi diventa accessibile all’indirizzo https://fotoinventari.uffizi.it/it/ricerca-archivio-regio. L’archivio, ritenuto perduto ma riscoperto nel 2018 durante dei lavori di ripristino in alcuni spazi chiusi da lungo tempo e riaperti durante i lavori per i Nuovi Uffizi, raccoglie migliaia di fotografie, circa 45mila come detto, realizzate con varie tecniche (albumine, gelatine ai sali d’argento, stampe al carbone, stampe fotomeccaniche a mezzatinta e collotipie).
Si tratta soprattutto di riproduzioni, effettuate da circa 300 autori tra fotografi, editori e stampatori, di opere d’arte italiane e straniere, ma anche monumenti, paesaggi, persone ed eventi storici non solo fiorentini (come, ad esempio, la distruzione della chiesa degli Scalzi affrescata dal Tiepolo a Venezia durante la prima guerra mondiale o la costruzione della diga di Malamocco, sempre nel veneziano). L’arco di tempo coperto da queste immagini va dagli albori della fotografia a metà Ottocento fino agli anni Sessanta del secolo scorso.
Quando la collezione è stata rinvenuta, si trovava ancora all’interno di grandi contenitori originali, realizzati su misura all’inizio del Novecento per facilitare la consultazione e la conservazione del materiale fotografico. Tre armadi verticali contenevano le immagini di piccolo e medio formato in 180 cassetti apribili a ribalta, due armadi longitudinali con 40 piani scorrevoli ospitavano i grandi formati e 41 scatole di legno e cartone erano dedicate al settore topografico della raccolta. Le fotografie erano state disposte in ordine alfabetico per autore e luogo e riposte in cartelline numerate, corredate da elenchi e da precise indicazioni degli autori delle opere riprodotte e delle loro immagini. Subito dopo il ritrovamento, furono effettuate operazioni di spolveratura delle immagini, oltre che manutenzione degli armadi e delle scatole. È stato quindi compiuto il lavoro di digitalizzazione del fondo.
La piattaforma di consultazione consente di navigare nell’archivio ricercando, artisti, opere, fotografi, località e tecniche fotografiche; possibile vedere sia il recto che il verso delle fotografie d’arte, di persone, panorami, monumenti, città europee e luoghi esotici, anche scorrendole all’interno delle loro cartelle e visionandone gli elenchi originali.
La scoperta di questo prezioso patrimonio, che rappresenta una delle più importanti e antiche fototeche storiche dei musei italiani, è stata accompagnata da una ricerca sulla genesi del fondo e dalla creazione di un gruppo di studio cui hanno partecipato esperti di conservazione e di storia della fotografia, dell’Opificio delle Pietre Dure, delle Università di Firenze e di Udine e del Kunsthistorisches Institut Florenz.
“È il sogno di tutti trovare un tesoro in soffitta”, afferma il direttore Eike Schmidt. “E le foto riemerse dalle stanze nascoste degli Uffizi sono un tesoro nel senso più letterale del termine. È vero che il loro valore materiale è enorme, ma quello che per noi tutti conta di più è che raccontano la Storia, con fedeltà e con poesia. E poi c’è il valore aggiunto di vedere come erano conservate e consultate. Gli ingegnosi mobili del primo Novecento non si possono più utilizzare perché non a norma, ma la digitalizzazione consente di aprirne virtualmente i cassetti e gli sportelli. Con calma, anche dal computer di casa, si potrà viaggiare nei fatti di oltre un secolo e ammirare le opere d’arte constatandone condizioni e aspetti talvolta perduti, e perciò preziosi”.