Storia del Mes non ratificato dal governo Meloni e lo show del Conte/smemorato alla Camera

Francesco Filini, responsabile del programma di FdI nonché componente della commissione Finanze, a margine del voto con cui l’Italia ha detto “no” al Mes – bloccando il meccanismo in tutti i Paesi della zona Euro- spiega perché la maggioranza ha deciso di dire no alla ratifica. Partendo da un presupposto: per il partito della premier bisogna fare tutto da capo: il Mes va cambiato, in Ue, o non passerà.

Il parere negativo è legato al fatto che nella proposta di legge di ratifica del trattato, presentata dalle opposizioni, non fosse previsto un controllo parlamentare da attivare nel caso in cui l’organismo del Mes dovesse chiedere agli Stati di versare la loro intera quota. Sappiamo che in quel trattato c’è scritto che, se l’organo competente fa richiesta, entro sette giorni gli Stati devono versare i soldi. Nel caso dell’Italia si tratterebbe di più di 100 miliardi.

Il ‘fondo salva Stati’, semplicemente conosciuto da tutti come Mes è stato il regalo natalizio indigesto a molti e per vari motivi. Da segnalare lo show di Giuseppe Conte alla Camera che ha parlato in modo concitato durante la discussione.  L’ex avvocato del popolo era così agitato che i sottotitoli automatici non sono riusciti a stargli dietro. Conte, da ex premier,  si è scagliato, come un grillino della prima ora, povero di diplomazia,  contro la ratifica del trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità,  attaccando Giorgia Meloni e il suo partito dicendo che alle feste di partito “siete dei leoni”. I sottotitoli hanno però capito “siete Deleo Loghi”. Conte ha poi attaccato la presidente del Consiglio, dicendole che sarebbe dovuta diventare “paonazza” e agitata in Europa. Peccato che sullo schermo sia apparsa la scritta “Tavolazzi”.

“Chissà perché con anni di ritardo si porta in discussione in Aula e con tutta questa urgenza”,  le parole del deputato di Fratelli d’Italia Francesco Filini. La discussione è tornata in voga dopo anni di silenzio da parte di quelle stesse opposizioni che, al tempo, avevano incarichi di governo. Controversa, infatti, la vicenda sull’impegno assunto dal governo Conte II di ratificare la modifica del Mes e sul famoso fax dell’allora ministro Luigi Di Maio. Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) nasce nel 2011 con l’obiettivo di fornire assistenza finanziaria ai Paesi facenti parte della zona euro sotto, però, rigorose condizioni. All’epoca a capo del governo italiano sedeva Silvio Berlusconi, ma l’effettiva ratifica del Mes avvenne sotto il governo tecnico presieduto da Mario Monti grazie – si sa- a tutt’altra maggioranza parlamentare.

Si inizia a parlare di modifica del Mes soltanto nel 2018, quando alcuni Stati membri hanno espresso la necessità di “allargare la platea dei possibili fruitori” fornendo una rete di sicurezza finanziaria al Fondo di risoluzione unico nell’ambito delle crisi bancarie. Nel corso degli anni, è stato contraddittorio l’atteggiamento dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte al riguardo perché, se durante il suo primo governo era stato impegnato dalla Camera a non ratificare la modifica del Mes, il suo atteggiamento sembra essersi aperto sul tema, fino ad arrivare al famoso fax di Luigi Di Maio, inviato il 20 gennaio 2021 dall’allora capo della Farnesina all’ambasciatore a Bruxelles per la sottoscrizione del trattato. Ora, solo dopo anni, se ne torna a parlare, facendo gravare sull’attuale governo gli impegni presi precedentemente dai membri di un partito che,  in Aula, non ha neppure scelto di dare continuità al loro lavoro svolto: Conte ha infatti dichiarato di votare contro la stessa ratifica.

La questione ruota tutta  intorno all’incoerenza e alle fake news del Movimento Cinque Stelle. La prima riguarda la nascita del Mes, avvenuta sotto il quarto governo Berlusconi nel quale anche Giorgia Meloni era ministro, ma la sua ratifica è avvenuta sotto il governo Monti. In questo lasso temporale, il Mes ha incontrato delle modifiche, come ricordato dall’onorevole Filini: “Se si intende il Mes come strumento per emettere eurobond, allora sì: con orgoglio rivendichiamo che nel 2011 il ministro dell’Economia Giulio Tremonti trattò il Mes per emettere eurobond: carta canta!”. Prosegue Filini: “Nel 2012 è arrivato un governo tecnico, il governo Monti, che ha firmato il Mes senza quella visione che era stata detta proprio dal professor Tremonti quando era ministro dell’Economia”. La ratifica ufficiale del Mes avvenne quindi col governo Monti, con una maggioranza nella quale le opposizioni inseriscono anche membri appartenenti oggi a Fratelli d’Italia. Ma la verità è un’altra: Giorgia Meloni non votò, Fratelli d’Italia ancora non era nato e molte altre personalità votarono contro, come Guido Crosetto.

La seconda fake news riguarda invece la sottoscrizione della modifica del Mes, con cui il precedente governo Conte si era impegnato alla sua ratifica: questa avvenne il 27 gennaio e l’8 febbraio 2021 al Consiglio europeo, quando il governo Conte, già caduto il 26 gennaio, lavorava solo per gli affari correnti. E a nulla servono le spiegazioni di Conte sul noto fax, inviato effettivamente prima della caduta del governo: infatti Italia Viva di Renzi aveva ritirato i suoi ministri il 13 gennaio, negando al Conte-bis l’appoggio parlamentare. In pratica, il Movimento Cinque Stelle si è impegnato davanti a tutta Europa sulla ratifica del Mes senza, in realtà, una maggioranza parlamentare a sostegno.

“Siete totalmente incoerenti” dice Filini, soprattutto considerando che neppure il successivo governo Draghi, quello “arcobaleno” sostenuto da tutte le forze politiche (tranne Fratelli d’Italia), e quindi anche dai grillini, non portò a termine la questione Mes. Conte, in pratica, ha impegnato l’Italia senza appoggio parlamentare ma poi non ha dato seguito alla parola data, anche quando poteva farlo, essendo parte del governo Draghi. Basta questo a spiegare la pretestuosità delle argomentazioni grilline sul Mes, che solo oggi danno la “Patata bollente” al governo Meloni pur continuando a votare contro la ratifica. “Gli italiani – conclude Filini – hanno capito benissimo qual è il vostro giochetto: non volete parlare delle cose che sta facendo questo governo perché evidentemente vi mettono in imbarazzo e la buttate sul tema ideologico. Noi non abbiamo nulla da nascondere agli italiani”.

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