Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro in Senato, rilascia un’intervista a Il Foglio in cui sintetizza: “Siamo sempre stati europeisti sì, ma al tempo stesso non ci siamo mai appiattiti su slogan e formule”. Partendo da questa dichiarazione l’europeismo di Forza Italia, che dovrebbe rappresentare la filiale italiana del Partito Popolare Europeo, appare sostanzialmente incerto. Anche al momento di votare la ratifica del trattato sul nuovo Fondo salva-stati, Forza Italia si è astenuta. Né sì né no. Parliamo di una riforma cardine per i colleghi del Ppe a Strasburgo e a Bruxelles. Renzi aveva accusato FI di avere tradito la sua vocazione europeista, incarnata anche dalla visione di Berlusconi, il fondatore degli azzurri, scomparso a giugno scorso.
La confusione in cui versa il partito ora guidato dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani si legge ancora attraverso le parole consegnate da Gasparri al Foglio. “Sul Mes abbiamo posto un tema: attenzione a non svincolarlo troppo dal Parlamento europeo”, spiega il senatore. Una presunta critica, che è “del tutto europeista”: “L’europeismo si sviluppa in un quadro complesso”. Forza Italia è alla ricerca di una formula comunicativa, nel tentativo di tenere dentro la collocazione popolare ed europeista e la permanenza all’interno di un governo che, nei fatti, ha disatteso questa linea.
Una “proposta articolata”, quella di Forza Italia, che verte sulla contrarietà ad alcune proposte europee, come le direttive su case e auto green. “Alcune direttive vanno riscritte, come quelle green su casa e automobile”, conferma l’ex missino.
Gasparri, in un’intervista al Corriere della Sera, pronostica una Forza Italia tra “il 7 e il 10%” alle prossime elezioni europee. Ma la verità è che la crisi del partito fondato da Berlusconi è testimoniata anche dai dati degli ultimi sondaggi. Un compendio delle rilevazioni ci è fornito dalla Supermedia Agi/YouTrend, che attesta Forza Italia al 7,3%, in flessione negativa dello 0,3% rispetto alla media del 15 dicembre. Insomma, il 10% pronosticato da Gasparri, ma anche settimane fa da Tajani, appare non di più di una chimera. La soglia psicologica, piuttosto, è il 7%. Al di sotto o attorno a questo risultato partirà il redde rationem interno a Forza Italia. La base del gruppo parlamentare è già insofferente per l’appiattimento sulle posizioni di Meloni.