Anche nel 2024 rimane l’obbligo di mascherine per il Covid, ma solo in determinate situazioni. È arrivata infatti il 27 dicembre l’ordinanza con cui il ministro della Salute Orazio Schillaci stabilisce la proroga al 30 giugno 2024 delle regole fissate il 28 aprile scorso, che sarebbero scadute il 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno.
Fino al 30 giugno 2024 la mascherina è ancora obbligatoria per tutti i lavoratori, gli utenti e i visitatori di ospedali e strutture sanitarie all’interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad alta intensità di cura, identificati dalle Direzioni Sanitarie delle strutture sanitarie stesse.
La mascherina rimane obbligatoria anche per i lavoratori, gli utenti e i visitatori delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, comprese le Rsa, le strutture di ospitalità e lungodegenza, le residenze sanitarie assistenziali, gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti.
A questo proposito, in pronto soccorso non esiste una regola uguale per tutti, ma, molto probabilmente, vista la varia e vasta affluenza di persone, non è da considerarsi obbligatoria ma certamente raccomandata, anche se non viene indicato esplicitamente nell’ordinanza.
Mascherine: dove possono essere raccomandate
Negli altri reparti delle strutture sanitarie e nelle sale di attesa, la decisione sull’utilizzo delle mascherine da parte di operatori sanitari e visitatori resta alla discrezione delle Direzioni Sanitarie, che possono decidere di renderle obbligatorie anche per tutti coloro che presentino sintomi di carattere respiratorio.
Non sono previste misure particolari per quanto riguarda i connettivi e gli spazi ospedalieri al di fuori dei reparti di degenza. Ciò significa che non è obbligatorio indossare la mascherina all’interno degli ospedali nei percorsi, sui pianerottoli, negli spazi di attesa degli ascensori, nei bar e nelle mense.
Per quanto riguarda gli ambulatori medici, la decisione sull’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie resta alla discrezione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta.
Chi è esente dalle regole
Come sempre, non hanno l’obbligo di indossare le mascherine:
i bambini di età inferiore ai 6 anni;
le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, e le persone che devono comunicare con una persona con disabilità in modo da non poter fare uso del dispositivo.
E il tampone? Chi deve ancora farlo
Pronto soccorso
Per l’accesso in pronto soccorso – che in questo periodo di vacanze tra Natale e Capodanno sono in tilt in molte città – e l’accesso per ricovero nelle strutture sanitarie, i pazienti che non presentano sintomi compatibili con il Covid al triage non sono obbligati al test. I pazienti che presentano invece sintomi devono effettuare il tampone.
Nello specifico, per le persone che presentano sintomi (qui i più diffusi) con quadro clinico compatibile con il Covid, è indicato il tampone per il Covid, i virus influenzali, il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), il Rhinovirus, i virus parainfluenzali, l’Adenovirus, il Metapneumovirus, il Bocavirus e altri Coronavirus umani diversi dal SARS-CoV-2 (qui come distinguere il Covid dall’influenza).
Anche i pazienti che dichiarano di aver avuto contatti stretti con un caso confermato Covid, con esposizione negli ultimi 5 giorni, devono effettuare il test. Stesso discorso per i pazienti, anche se asintomatici, che devono effettuare ricovero o un trasferimento in setting assistenziali ad alto rischio, come in reparti in cui sono presenti pazienti immunocompromessi e fragili, strutture protette, RSA.
RSA, strutture residenziali sanitarie e socio-sanitarie
Per l’accesso alle strutture residenziali sanitarie e socio-sanitarie, agli ospiti che devono accedere, come nuovi ingressi o trasferimenti, alle strutture residenziali sanitarie e socio-sanitarie, in cui siano presenti persone fragili a rischio per età o patologie concomitanti, è indicato il tampone al momento dell’accesso.
Per contenere i contagi, i visitatori e accompagnatori che presentano sintomi compatibili con Covid devono evitare di accedere a queste strutture. Per quanto riguarda gli operatori addetti all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria che presentano sintomi, questi devono evitare di accedere in reparti assistenziali, sia di degenza che ambulatoriali, dove sono presenti pazienti immunocompromessi e fragili.
Isolamento
In caso di positività al Covid, da agosto il Ministero della Salute ha sospeso l’obbligo di isolamento e le misure restrittive per coloro che sono venuti a contatto con un positivo.
A chi sia risultato positivo al Covid, il Ministero raccomanda comunque di indossare la mascherina se entra in contatto con altre persone. Se si è sintomatici, di rimanere a casa fino al termine dei sintomi. Lavarsi spesso le mani, evitare ambienti affollati, evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza, ed evitare di frequentare ospedali o RSA. Se i sintomi non spariscono dopo 3 giorni, se le condizioni cliniche peggiorano o se si è persona fragile o immunodepressa, è caldamente consigliato contattare il proprio medico di base.
Vaccini
Per quanto riguarda i vaccini Covid, a fine novembre il Ministero della Salute è tornato anche a raccomandare la vaccinazione anti-Covid per determinati soggetti. A fronte del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2023-2025, il vaccino viene raccomandato per i soggetti con condizioni di rischio per patologia e/o stato immunitario.
La campagna nazionale di vaccinazione autunnale e invernale anti Covid al momento prosegue con le nuove formulazioni monovalenti del vaccino Comirnaty (Omicron XBB 1.5). Prevista una dose di richiamo del vaccino, che viene offerta attivamente alle categorie fragili. A richiesta, se c’è disponibilità di dosi, la vaccinazione può essere resa disponibile anche a coloro che non rientrano nelle categorie a rischio.
Il richiamo, di norma, ha una valenza di 12 mesi, per massimizzare la protezione per la stagione autunno/inverno 2023-2024, viene raccomandato a distanza di 6 mesi dall’ultima dose di vaccino anti-Covid ricevuta o dall’ultima infezione, a prescindere dal numero di dosi ricevute o infezione precedenti.
In una circolare del 4 dicembre, il Ministero ha anche sottolineato che, dopo l’ok da parte di EMA ed AIFA alla formulazione adattata del vaccino ricombinante adiuvato Nuvaxovid (Omicron XBB.1.5) e la sua prossima disponibilità, Nuvaxovid XBB 1.5 potrà essere utilizzato in alternativa al vaccino a m-RNA Comirnaty XBB 1.5, a partire dai 12 anni di età.