Svelati dalla Gdf i segreti di Renzi e Carrai nelle manovre economiche internazionali

Un’analisi approfondita delle strategie e degli incontri internazionali di Matteo Renzi e Marco Carrai svelati da un rapporto della Guardia di Finanza.

Le 457 pagine del rapporto della Guardia di Finanza su Marco Carrai, consegnate al Copasir, rivelano dettagli intriganti sulle attività internazionali di Matteo Renzi e Marco Carrai. Questi documenti, che includono comunicazioni e corrispondenze varie, mostrano come Renzi, poco dopo aver lasciato il ruolo di Primo Ministro italiano, abbia iniziato a collaborare con Carrai per attrarre clienti e promuovere investimenti in grandi aziende italiane.

Una componente chiave di queste attività riguarda la funzione di intermediazione svolta da Carrai e Renzi. Hanno lavorato con notevoli entità come Atlantia, Pirelli, il gruppo Jsw Steel, Novatek, Nexi, e il gruppo Veronesi. Carrai, inoltre, è apparso in coordinamento con la società di consulenza milanese Seven Capital Partners. Nei suoi ruoli, Carrai ha utilizzato la sua connessione con Renzi, presentandosi come suo “consigliere speciale” e organizzando incontri con l’ex premier.

Particolarmente rilevanti sono stati i contatti con Alessandro Benetton, con l’obiettivo di promuovere investimenti e affari dopo il crollo del Ponte Morandi. In una comunicazione del 2018, Carrai illustra progetti potenziali, includendo il gruppo Jindal e Nexi, con riferimenti specifici ai Benetton e alla loro situazione in Italia. In un’altra mail, Carrai discute la possibilità di una joint venture o di altre forme di collaborazione con Atlantia.

Nel 2019, Carrai ha intensificato le sue interazioni con l’Arabia Saudita, presentandosi come il “consigliere speciale” di Renzi. Queste comunicazioni hanno coinvolto anche progetti con Pirelli e il fondo di investimento statale saudita (Pif). Inoltre, ha cercato di estendere il network di affari in Azerbaijan, evidenziando il ruolo di Renzi in una visita durante il Gran Premio di F1.

Queste attività, pur non essendo illegali in Italia, sollevano importanti questioni di opportunità e potenziali implicazioni per la sicurezza nazionale. Il ruolo di Renzi e Carrai in queste operazioni internazionali, in particolare nei paesi del Medio Oriente, mostra un intreccio complesso tra affari, politica e diplomazia. La Guardia di Finanza, attraverso questo rapporto, ha messo in luce un panorama dettagliato di queste operazioni, che potrebbe avere significative ripercussioni sia a livello nazionale che internazionale.

Un’indagine della Guardia di Finanza ha fatto luce su una Srl creata da Matteo Renzi insieme all’amico Marco Carrai. Si tratterebbe di un’impresa legata alla nuova attività dell’ex premier di conferenziere. Pratica che in Italia non è vietata, – si legge su Il Fatto Quotidiano – a differenza di altri Paesi. Ma pone enormi questioni di opportunità e infatti ha attirato l’attenzione del Copasir. Nel maggio del 2019 in uno studio di commercialisti di Firenze viene fondata la Digistart srl, capitale sociale 10mila euro, socio e amministratore unico Renzi. L’avventura ha vita breve: la ditta viene aperta e chiusa in pochi mesi, senza spiegare perché, dopo una fuga di notizie. Digistart avrebbe dovuto incamerare soldi attraverso società di Carrai, sotto forma di “success-fee”: se un investimento fosse andato bene, gli intermediari Renzi e Carrai avrebbero preso una percentuale.

La Digistart di Renzi avrebbe fatturato le prestazioni attraverso società di Carrai, il quale a sua volta avrebbe girato all’amico senatore parte delle provvigioni che riceveva come consulente del fondo. Nell’autunno del 2019 la Finanza, impegnata nelle indagini sui presunti finanziamenti illeciti alla Fondazione renziana Open, sequestra vari documenti, tra i quali una mail riepilogativa redatta da Elena Solli, collaboratrice del commercialista Marco Fazzini: “M.R. ha anche chiesto di poter avere a disposizione ufficialmente una stanza nello studio, che è la sede legale della Digistart srl, per poter usufruire dei benefici di legge che ne deriverebbero in ragione della sua carica istituzionale”. In altre parole, Renzi voleva l’immunità parlamentare, che in caso di guai, avrebbe impedito perquisizioni.

Faccendieri, spie, aziende  strategiche straniere. Intorno al governo Renzi – riporta La Verità – girava di tutto.

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