Il Liceo Made in Italy attrae pochi iscritti, con una media di 9 per scuola

Il liceo del Made in Italy, un’iniziativa promossa dal governo Meloni mirata a fornire un’educazione orientata al mondo produttivo, ha registrato meno iscritti di quanto si pensasse. Sono solo 375 per l’anno scolastico 2024-25, pari allo 0,08% delle iscrizioni totali alle scuole superiori per quest’anno. Emerge chiaramente una preferenza marcata per altri percorsi formativi.

Liceo Made in Italy: perché non è piaciuto

La mancanza di interesse verso questo percorso di studi non è stata una sorpresa, considerando le molteplici carenze nell’organizzazione del liceo del Made in Italy. Tra i problemi più evidenti, vi è l’assenza di un quadro orario degli insegnamenti, di un programma completo e di linee guida per la formazione dei docenti. Questi vuoti organizzativi hanno scoraggiato molte scuole dall’attivare l’offerta formativa, con solamente 92 istituti su quasi 900 che avrebbero potuto farlo, e con una media di appena 4 iscritti per ogni scuola.

Anche il progetto relativo ai nuovi istituti sperimentali tecnici e professionali con il percorso breve 4+2 ha riscontrato un successo modesto, con soli 1.669 iscritti per i 172 istituti aderenti alla sperimentazione, a fronte di una media di 9 studenti per scuola. Questi dati, resi noti dal ministero dell’Istruzione, mettono in luce le difficoltà incontrate dal governo nel promuovere le proprie iniziative nel campo dell’istruzione.

Il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, ha al contrario detto che si tratta di un “anno pilota” per il liceo del Made in Italy e che ci si aspetta un miglioramento nel tempo. Urso ha parlato dell’approccio innovativo del percorso scolastico, che integra discipline umanistiche e materie STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), esprimendo fiducia nel suo potenziale di valorizzare le eccellenze italiane e facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro: “Si tratta di un percorso scolastico innovativo e strettamente orientato al mondo produttivo, istituito con il ddl Made in Italy approvato dal Parlamento a fine dicembre. Questo nuovo approccio, che integra discipline umanistiche e materie STEM, si propone di valorizzare le eccellenze italiane, promuovendo la crescita sostenibile e il talento italiano, oltre a facilitare l’inserimento degli studenti nel mondo del lavoro creando un ponte tra istruzione e imprese”.

Numeri troppo bassi

La maggior parte degli studenti e delle famiglie ha preferito optare per altri percorsi educativi. Tra i più popolari vi sono il liceo delle Scienze umane, che ha registrato quasi 33.000 iscrizioni, e il liceo scientifico, insieme agli istituti tecnici con indirizzo Amministrazione, finanza e marketing, che hanno attratto una quota significativa delle iscrizioni complessive. I licei tradizionali continuano a essere la scelta preferita, totalizzando oltre la metà delle iscrizioni alle scuole superiori.

Le  recenti dichiarazioni del ministro per l’Istruzione e per il MeritoGiuseppe Valditara, riguardanti la necessità di adottare misure disciplinari più severe nei confronti degli studenti che occupano le scuole e causano danni, riflettono le preoccupazioni delle autorità riguardo al rispetto delle regole all’interno del sistema educativo. Si è poi espresso sul Liceo Made In Italy: “è importante aver ampliato l’offerta formativa a disposizione degli studenti italiani venendo incontro alle esigenze e alle nuove sfide del mondo del lavoro, è la strada giusta per una scuola di successo per i nostri ragazzi”.

Che cos’è il liceo Made in Italy

Approvato attraverso un apposito Decreto Legge, questo nuovo indirizzo si propone di formare giovani con ambizioni imprenditoriali, dotati delle competenze necessarie per promuovere i prodotti e i marchi italiani a livello internazionale. Con un curriculum quinquennale, il liceo Made in Italy offre una vasta gamma di insegnamenti, tra cui discipline giuridiche, economiche e Stem (scienze, tecnologie, ingegneria e matematica), integrando anche tirocini formativi personalizzati per ridurre la distanza tra studio e mondo del lavoro.

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