Fratelli d’Italia ha convocato gli amministratori locali siciliani a Catania per una due giorni di confronto e formazione dal titolo “Patrioti in Comune”. Si tratta, della prima tappa di un percorso più ampio che si ripeterà in tutte le altre regioni, per connettere i diversi livelli di governo che il partito della premier Giorgia Meloni sta gestendo in maniera capillare e crescente, fondata sulla consapevolezza di dover essere forza politica nei territori. Una scuola quadri, aggiornata agli strumenti e alle tematiche attuali.
“Gli eletti sul territorio rappresentano l’ossatura fondamentale della nostra classe dirigente, coloro che prima di altri si confrontano con le esigenze della cittadinanza” spiega Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila e responsabile del dipartimento nazionale Enti locali di FdI. L’esigenza è quella di coordinare una rete già esistente e determinare nuovi equilibri anche all’interno dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani che il 20 novembre prossimo andrà a congresso per decidere chi succederà al dem Antonio De Caro.
Il primo cittadino di Pistoia, Alessandro Tomasi, è stato appena eletto presidente facente funzione del consiglio nazionale. La prima volta per un esponente di FdI. “Finora, l’Anci è stata considerata una roccaforte del Partito democratico, anche per il disinteresse del centrodestra” spiega ancora Biondi. “Oggi c’è la consapevolezza che taluni Palazzi d’Inverno possano essere espugnati – sottolinea il sindaco aquilano – È finito il tempo in cui ci si chiudeva nella torre d’avorio, con la scusa di non sporcarsi le mani, e si derogava ad altri il ruolo di rappresentare i comuni”.
Si parte da Catania, Città metropolitana che – assieme a Cagliari, con Paolo Truzzu – è governata da un sindaco di Fratelli d’Italia, Enrico Trantino, elettola scorsa primavera. Prima di lui, a reggere le sorti di Palazzo degli elefanti c’era Salvo Pogliese, oggi senatore. Ed è proprio lui che si è attivato affinché – con il supporto del coordinamento provinciale di FdI– gli esponenti del governo nazionale dialogassero in presenza con gli amministratori locali, e non più da remoto, come era stato già sperimentato in passato. Nello Musumeci, ministro del Mare, ha ribadito l’importanza strategica del Ponte sullo Stretto quale strumento di sviluppo del Meridione, ma anche di implementazione dei rapporti con l’Africa in vista degli obiettivi fissati dal Piano Mattei. “Questo governo lo vuole davvero” ha ribadito senza mezzi termini. E sulla gestione delle emergenze, Musumeci ha annunciato i criteri che accompagneranno la riforma del codice della Protezione Civile verso un sistema policentrico che distribuirà territorialmente le competenze e che vedrà nei sindaci i terminali operativi.
Riguardo ai fondi per lo sviluppo e comunità – ha aggiunto Carolina Varchi, parlamentare che nelle scorse settimane ha rimesso il mandato di vicesindaco a Palermo –va sottolineato che alla Sicilia spetteranno circa 6,8 miliardi. Risorse che saranno utilizzate, previa intesa tra il governo nazionale e la Regione guidata dal presidente Schifani, che su questo accordo ha svolto un ottimo lavoro per interventi che potranno davvero cambiare il volto dell’Isola”. Le esigenze dei territori non riescono, tuttavia, a mettere da parte le polemiche sulle recenti manifestazioni Pisa e Firenze. “Da parte della politica non c’è stato nessun input” ha detto la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro, che – ospite anche lei – non si è sottratta alle domande della stampa. “Attendiamo approfondimenti e spero che ci sia la stessa attenzione sul manichino bruciato che raffigurava Giorgia Meloni”.