Regionali Sardegna e Giorgia Meloni: ‘Ho perso la Sardegna, non faremo più gli stessi errori’

‘Ho perso la Sardegna’, ammette Giorgia Meloni  senza giri di parole, mandando al contempo quello che suona come un avviso agli alleati: ‘sono buona ma mai sottovalutare un buono costretto a diventare cattivo’. Poi lo scatto d’orgoglio racchiuso in una battuta: ‘Se vi avanza qualche soldo da investire bene in una nazione seria, con un governo longevo, ci sarebbe questo BTp Valore a cui mi permetto di fare pubblicità…’.

‘Le elezioni in Sardegna sono una sconfitta della destra. Hanno deciso in quattro in una stanza da Roma e questo non è stato apprezzato’, dice Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna e del Pd, a Start su Sky TG24.”Era una vittoria tutt’altro che scontata, un grande risultato, complimenti ad Alessandra Todde” aggiunge. “Una bellissima vittoria che dimostra che più si sta insieme, più si allarga il campo del centrosinistra, più è facile, con un programma condiviso e ottimi candidati, battere la destra. Complimenti a Elly Schlein che ci ha creduto sin dall’inizio, si è spesa con generosità e credo che il M5S debba riflettere sulla generosità che il Pd ha dimostrato”.

‘Abbiamo bisogno di essere forti e uniti come Partito Democratico, di essere il baricentro di un centrosinistra che possa avere un’idea programmatica condivisa – non credo nelle alleanza fatte solo per battere gi avversari – e che diventi attrattivo nel momento in cui gli elettori comprendono che se si vuole battere questa destra bisogna scegliere anche chi numericamente può farlo. Abbiamo bisogno di costruire l’alternativa per quando si voterà per le prossime politiche. Dobbiamo cercare di mettere insieme le tante cose che uniscono le opposizioni in un paese in cui il centrosinistra è stato abituato spesso a mettere in rilievo e differenze, anche quando sono poche’.

‘Ho molto apprezzato le parole di Calenda dopo il voto in Sardegna – ha detto ancora Bonaccini -. Dobbiamo cercare di mettere insieme le tante cose che uniscono le opposizioni” sottolinea il governatore dell’Emilia Romagna in trasmissione. Quanto al futuro prossimo, con le elezioni regionali in Abruzzo quella di D’Amico è una ottima candidatura. Attorno a quella candidatura c’è tutto il centrosinistra’.

Alessandra Todde batte Paolo Truzzu per 0,4 punti di differenza, appena 2.615 voti. Il voto di lista mostra invece uno scenario capovolto: il centrodestra ha 6 punti percentuali più del centrosinistra, 48,8 contro 42,6%.

Alla fine la coalizione di Truzzu incassa 333.873 voti, lui solo 328.494. Sono 5.379 in meno. Dato fondamentale: sarebbero bastati per vincere. Più di cinquemila elettori sulla scheda hanno scelto un partito di centrodestra ma hanno poi dato la preferenza, come candidato presidente, al frontman di un altro schieramento, Todde o Soru. Ne ha beneficiato più la prima, probabilmente, che il secondo. Anche se per Lorenzo Pregliasco, cofondatore di YouTrend, è molto plausibile la compresenza di un voto disgiunto ‘doppio’: elettori delle liste della Lega o del Partito sardo d’Azione hanno scelto Soru, mentre elettori delle liste a sostegno di Soru hanno votato per Todde presidente».

Al contrario di Truzzu, la candidata del campo largo è stata capace di attrarre molti più voti delle sue liste: 40 mila in più. ‘Una vittoria determinata quasi esclusivamente dalla capacità di Todde di andare oltre la sua coalizione — per Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè —. La sua coalizione nel complesso ha perso voti. Rispetto alle elezioni politiche, centrosinistra e M5S hanno perso poco, 4 mila voti, ma il centrodestra ne ha guadagnati 50 mila’.

Nel voto di lista il Pd è primo. Il partito di Schlein vince il duello con i Fratelli d’Italia di Meloni: ottiene 94 mila voti, il 13,8%, contro i 93 mila (13,6) di FdI. I dem vincono anche il derby interno alla coalizione contro i 5 Stelle (53.066 voti, il 7,8%). Il Movimento di Conte, quasi doppiato dai dem, perde circa due terzi dei 149 mila di un anno e mezzo fa, alle Politiche. Ma alle Regionali il M5S non brilla e stavolta incassa la vincitrice: Todde è la prima governatrice 5 Stelle (e prima vittoria giallorossa alle Regionali). Il M5S è comunque il terzo partito più votato. Nella coalizione si segnala Alleanza verdi-sinistra, al 4,7%.

Nel centrodestra FdI perde quasi 70 mila voti rispetto al 23,6% delle Politiche 2022, ma stacca gli alleati. E Forza Italia (6,3%, 43.171 voti) quasi doppia la Lega, al 3,7% (25.609 voti, circa la metà rispetto alle Politiche 2022).

Pesano questi risultati negli equilibri interni alle coalizioni. Ma per il sondaggista Antonio Noto, i partiti non devono preoccuparsi troppo in vista delle Europee: ‘Lì ci saranno fondamentalmente i marchi nazionali, in Sardegna abbiamo visto che solo il 50% dei voti è andato ai partiti nazionali, l’altro 50 è andato alle liste civiche locali’. Nel centrodestra sono proprio queste a trainare l’aumento rispetto alle Politiche: i Riformatori sardi sono la seconda forza (7,1%) della coalizione, mentre Sardegna al centro (5,5%) e Psd’Az (5,4%) superano la Lega.

A scrutinio (quasi) finito emerge con più nettezza il dato, sottolineato da YouTrend, che vede Todde avanti nei capoluoghi e Truzzu nei comuni più piccoli: a cominciare da Cagliari (Todde ha +18,4 punti su Truzzu) e Sassari (+16,6). A Nuoro lei ha 21 punti più del rivale. Ma solo nel capoluogo. Nella provincia di Nuoro vince Truzzu, con 5,4 punti in più. Una dinamica che si ripete in altre aree della regione.

‘Dirlo oggi sarebbe troppo facile, però c’era la consapevolezza di una battaglia difficile, ma aperta. Esattamente come in Abruzzo il prossimo 10 marzo. Questo non toglie nulla alla bellissima affermazione di Alessandra Todde e del centrosinistra, nata nel lavoro nel territorio, con la presenza e l’ascolto delle persone. Di fronte a una destra che, ancora una volta, ha deciso tutto a Roma, consumando divisioni e lotte interne, lontano dai problemi di famiglie e imprese. Per questo ho ringraziato la nuova presidente Todde e la nostra segretaria Elly Schlein per l’ottimo lavoro e la splendida vittoria. Ho presente molte situazioni in cui sono i 5 Stelle a sostenere nostri candidati nelle città. Nel centrosinistra dobbiamo lavorare per l’unità, superando le divisioni e la competizione interna per un punto percentuale in più o in meno al singolo partito. E dobbiamo farlo incalzando il governo su temi concreti, a partire dalla difesa della sanità e della scuola pubbliche, dalla buona occupazione e dal sostegno a chi la crea. Solo così siamo credibili agli occhi delle persone e degli elettori e smascheriamo la destra, le cui bugie reggeranno sempre meno. Poi certo, considero indispensabile un accordo anche in Basilicata e in Piemonte: se ci presentassimo divisi regaleremmo la vittoria a tavolino alla destra. Noi dobbiamo parlare a tutti gli italiani. Né possiamo pensare di lasciare il dialogo coi moderati a una destra sovranista e anti-europeista, nella quale tanti non si riconoscono, pur non essendo di sinistra. La costruzione di un’alternativa che possa battere la destra nel Paese passa per lo schieramento più unito, coeso e largo possibile. Leggo che Calenda dice ora ‘mai più soli alle prossime regionali’. Per me è un segnale molto importante che non va fatto cadere nel vuoto, anzi. Non mi convincerebbe un Pd a rimorchio dei 5 Stelle, ma penso sia necessario un accordo col Movimento. In Abruzzo, dove si vota tra due settimane, c’è unità di tutto il centrosinistra a sostegno dell’ottima candidatura di Luciano D’Amico, con una coalizione ampia che va dalla sinistra ad Azione e Italia viva, passando per Pd e 5 Stelle. È un fatto estremamente positivo che va esteso, superando contrapposizioni e veti personali incomprensibili. Invece della competizione interna nel centrosinistra, costruiamo l’alternativa per battere la destra nei territori e per tornare al governo del Paese quando si tornerà a votare’.

Nel giorno che certifica la vittoria di Alessandra Todde su Paolo Truzzu è il momento di mandare in scena l’unità e l’autocritica anche se qua e là, nonostante il tentativo di nascondere le frizioni sotto il tappeto, riemergono i distinguo tra gli alleati. Il candidato, certo, si assume la responsabilità di avere fallito la prova. E la premier firma una nota congiunta insieme ad Antonio Tajani e Matteo Salvini ammettendo che sì qualche ‘errore’ è stato fatto e dovrà servire per non ripeterne altri, già a partire dalle prossime tornate elettorali.

Alla fine paga il centrodestra che resta unito, la coalizione ha aumentato il suo consenso ‘sfiorando il 50%’, è il leit motiv. E la Sardegna, notano ai piani alti di Fdi, ogni cinque anni cambia colore. Ciascuno poi interpreta i numeri a modo suo.

La Lega con il Psd’az ha migliorato la sua performance sull’isola, il ragionamento che sottolinea il vice di Matteo Salvini, Andrea Crippa, respingendo i sospetti che aleggiano sulla Lega di aver orchestrato il voto disgiunto. ‘Impossibile’, assicura. Sottolineando, come peraltro fanno anche in Fdi, che nelle città, a partire da Cagliari, Truzzu ha avuto un tracollo di voti rispetto alla coalizione. ‘Altro che voto disgiunto’, il commento ricorrente. Certo, punzecchia il leghista ‘il territorio non ha capito il criterio dei rapporti di forza’. Le candidature locali non si possono fare ‘con il manuale cencelli’, gli fa eco Massimo Bitonci, guardando al Veneto, mentre Luca Zaia conta ancora che la partita del terzo mandato non sia ‘chiusa’. Il suo partito in teoria dovrebbe ripresentare in Aula l’emendamento bocciato in commissione, ma il risultato non dovrebbe cambiare, spiega il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, invitando di nuovo l’alleato a riparlarne con calma, dopo le europee. E’ quella, il ragionamento che si fa in Fdi, la vera partita.

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